VOLLEY Il campionato rosa va in bianco

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Nemmeno due giornate e il campionato dei campi rosa va clamorosamente e brutalmente in bianco. Premetto che questo post nasce per assoluto dovere di cronaca e non ho la Lega Pallavolo Serie A femminile come obiettivo. E’ un po’ come quando si va dallo psicanalista ed esce fuori che la colpa, anzi la responsabilità, è sempre dei genitori.
Tengo quindi a precisare che la colpa, o irresponsabilità, fate voi, di questo ennesimo pasticcio è esclusivamente delle due società coinvolte.
Allora, in diretta tv su RaiSport1 in serata è andata la partita di A1 tra la Pomì Casalmaggiore e la Foppapedretti Bergamo. Tutte e due le squadre si sono presentate in campo e dinanzi alle telecamere indossando divise dello stesso colore: maglia bianca e calzoncini blu. Unica differenza nella maglia del libero: maglia blu per la Pomì, maglia rossa per la Foppapedretti Bergamo. Non occorre aggiungerlo, ma anche gli arbitri erano in maglia bianca, sembrava il Festival dei detersivi per lavatrici che lavano che più bianco non si può.
Partendo dalla promessa fattami personalmente dalla Lega Pallavolo Femminile l’anno scorso, quando capitò un analogo “infortunio” (promessa che ero certo sarebbe stata mantenuta) ho subito cercato di capire le ragioni della reiterata gaffe (sopra ho messo il link riguardante un analogo episodio successo nella finale della Junior League maschile, lì erano tutti in nero).

Per chi ha la curiosità di sapere perché mai due squadre di A1 cercano proditoriamente di svergognare la propria Lega giocando con divise dello stesso colore, raccontiamo come è andata.

Pare che la Pomì Casalmaggiore, matricola di A1, abbia al momento e per altre settimane, soltanto una divisa, di colore bianco. La seconda divisa non le è stata fornita, suppongo dallo sponsor tecnico, non so da chi.
La Pomì ha telefonato soltanto venerdì sera alla Foppa Bergamo, avvisandola della questione e invitandola a vestirsi colorata. Ma la Foppa avrebbe risposto: Noi ormai siamo in viaggio, con le maglie bianche, mi dispiace ma non possiamo giocare con l’altra divisa.

Ora, la spiegazione potrebbe essere a malapena digerita, se tra Bergamo e la sede di gioco ci fossero state 6 o 7 ore di viaggio e non stessimo parlando di due squadre che giocano in una A1 che va in diretta televisiva sulla Rai.
Ma come si evince e certifica da qualsiasi mappa geografica, tra Bergamo e Casalmaggiore ci sono soltanto 137 km, percorribili in automobile in un’ora e trentasei minuti (1h36′), grosso modo la durata della partita di ieri sera. 
 Una società di lungo corso come quella bergamasca non può fregarsene allegramente del problema, esponendo la Lega a una brutta figura evitabilissima.
 O la Lega fa comodo solo quando ci sono problemi da risolvere? Recentemente mi pare che da Bergamo siano partite accuse ad una certa categoria della Fipav, di non saper far bene il proprio mestiere. Ma il club bergamasco pensa di aver dato prova di saper fare il suo, in questa occasione?
 Sarebbe bastato far venire una persona in mattinata, o comunque entro le 20, con la muta di maglie a colori, per risolvere il problema. A proposito: sarei curioso di sapere se gli arbitri hanno almeno fatto la mossa di contestare alle squadre l’abbigliamento o anche loro hanno chiuso gli occhi, abbagliati dal bianco o magari orgogliosi che tutte le giocatrici avessero voluto vestirsi come loro.

Suppongo, penso, ipotizzo, che stavolta il presidente della Lega Femminile, Mauro Fabris sia uno dei più contrariati per l’accaduto. Sono sicuro che troverà il modo per farlo sapere ai due club. E farà si che, almeno per questa stagione, una gaffe del genere non si ripeterà.

Leandro De Sanctis

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