Eravamo l’America | Recensione

Regala emozioni particolari leggere un libro come Eravamo l’America, il racconto di un’epoca magica del pugilato italiano, vissuta in prima persona da Dario Torromeo, firma storica del Corriere dello Sport-Stadio e per tanti anni inviato del quotidiano sportivo romano. Torromeo si è occupato di molti sport, dal tennis al nuoto soprattutto, ma il suo grande amore è stata in discutibilmente la boxe, uno sport che anche e soprattutto grazie a Dario Torromeo, negli ultimi anni ha visto arricchirsi la sua bibliografia dedicata.
Eravamo l’America, già il titolo dice molto e ricorda la ricchezza, di talenti e pugili, che l’Italia ha avuto. Un patrimonio purtroppo andato disperso ma che proprio per questo è utile ricordare.
Come sempre nei suoi libri, ma prima ancora nei suoi articoli, a Torromeo più che la boxa nuda e cruda, interessavano le persone e le storie di chi affrontava coraggiosamente la solitudine del ring.
Il libro è una specie di romanzo a più voci, quelle degli otto italiani che arrivarono al titolo mondiale, ma anche dei loro avversari. I proclami e i dubbi delle vigilie, talvolta quiete altre burrascose, i patemi per il peso, i dubbi, le speranze, i sogni di chi in quelle cinture mondiali aveva riposto sacrifici e voglia di raggiungere obiettivi, per migliorare o cambiare le loro vite.

I protagonisti

I magnifici otto: Patrizio Oliva, Loris e Maurizio Stecca, Gianfranco Rosi, Patrizio Sumbu Kalambay, Giovanni Parisi, Valerio Nati, Francesco Damiani. Vittorie e sconfitte, gioie e amarezze. Nel bellissimo racconto di Dario Torromeo, un romanzo che sprizza umanità, rivivono storie e atmosfere che forse solo chi seguiva con passione il pugilato ricorderà con precisione. Ma Eravamo l’America è un libro per chiunque ami la bella scrittura e i sentimenti, i retroscena di eventi sportivi passati alla piccola grande storia della boxe, italiana in particolare ma non solo. Il tutto condito con annotazioni personali, frammenti della vita dell’inviato che completano e arricchiscono il quadro ma in punta di piedi, in maniera sobriamente efficace.

Quando mi avvicinai a bordo ring…

Con la massima umiltà, cedo alla tentazione di chiudere con una condivisione personale. Prima di essere il romanzo, le storie di Eravamo l’America sono state splendidi articoli sul Corriere dello Sport, alcuni dei quali li “passai” e titolai. Ho avuto anche la fortuna di avvicinarmi alla boxe lavorando ed imparando accanto a Dario Torromeo. Non certo Mondiali, però mi capitò di andare in aeroporto all’arrivo degli avversari di nostri pugili, seguendoli poi in qualche palestra romana, per provare a scovare qualcosa delle loro storie. Allora la boxe era molto seguita dai giornali e c’era spazio anche per le firme più giovani.
Tra i magnifici otto raccontati nel libro, ho conosciuto personalmente Maurizio Stecca e Francesco Damiani, perchè lavorai nel 1983 alla Coppa del Mondo che si svolse al PalaEur. La squadra italiana era ricca di talenti, giovani e quasi tutti molti simpatici anche.
A Patrizio Oliva, che sapevo essere grande amico di Dario Torromeo, mi lega invece un altro tipo di ricordo: il mio tema per superare l’esame giornalistico da professionista fu proprio dedicato al Mondiale vinto da Patrizio contro Ubaldo Sacco, il 15 marzo del 1986 a Montecarlo.

Eravamo l’America, la scheda

ERAVAMO L’AMERICA, di Dario Torromeo, 276 pagine, 15 euro, Absolutely Free Libri.

Leandro De Sanctis

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