CALCIO Senza Giak, Juve casual

Emanuele Giaccherini ceduto al Sunderland non è una bella notizia per chi ha il cuore bianconero.  Il tifoso si affeziona ai giocatori che vestono la maglia prediletta, non allo stesso modo con tutti. Emanuele è uno di quelli che aveva “bucato” il cuore. La sua favola, la sua umiltà, l’entusiasmo e la generosità con cui sapeva entrare in campo per aiutare la squadra a sterzare. Partito dal nulla, arrivato alla Juve prima e poi in Nazionale, da protagonista. E proprio i recenti lampi brasiliani nella Confederations Cup fanno lievitare il rammarico e il rimpianto per una cessione inopportuna.

Le cessioni dei giocatori a volte hanno motivazioni oscure. Spesso sono semplici errori di valutazione ed è possibile che anche nella Juventus che si presume a maggior tasso di qualità individuale, strada facendo Conte scopra quanto sbagliato sia stato lasciarlo andare, dal bianconero al biancorosso.
Perché una squadra vincente non è la semplice somma aritmetica dei valori. Indipendentemente da ciò che riuscirà a fare in futuro la Juventus, questo biennio, le due stagioni scudetto condotte con questo gruppo che ora si sta sfaldando, saranno indimenticabili. Ricordo indelebile e tenero, emozionante, per il modo in cui tutto si è svolto, per le facce, per i sorrisi e i gesti, per come la squadra è stata tale, almeno in pubblico, agli occhi dei suoi appassionati. Ormai sta diventando una malinconica abitudine: ci si sveglia alle 7 del mattino per tifare Sydney e Del Piero, seguiremo con simpatia anche il Sunderland dell’ex juventino (oltre che laziale) Di Canio, che se non sconfina dal calcio può anche farsi apprezzare. Mi piace il calcio di chi ama correre e giocare con entusiasmo, superando i propri limiti e mettendosi al servizio della squadra al punto da diventarne diversamente protagonista. Come ha saputo fare Emanuele. Prandelli lo ha capito e aggiungo che un grande club non dovrebbe mai lasciar partire un nazionale.
A me piacciono le cravatte e penso che una Juve senza… Giak rischi di diventare troppo casual.

Leandro De Sanctis

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