SOCIETA’ Davigo e i politici, quando la verità fa male

Strano Paese l’Italia. Quando qualcuno, con una buona dose di coraggio e sincerità, dice cose fastidiose per il potere me veritiere e sotto gli occhi di tutti, suscita scandalo. La solita storia del dito e della Luna. Non ci si scandalizza della corruzione ma di chi dice che c’è e l’addita. Talmente abituati al presunto politicamente corretto, in realtà scorretto, che si aspetta la precisazione, per far tornare ogni cosa al suo posto. E compiacere i potenti, i politici messi non alla berlina ma dinanzi allo specchio.
Sotto la sintesi di Roberto Gaeta sulle affermazioni di Piercamillo Davigo* e sul contesto

* Magistrato italiano, Consigliere della II
Sezione Penale e delle Sezioni unite penali presso la Corte di
Cassazione. Dall’aprile 2016 è presidente dell’associazione nazionale
magistrati.

  di Roberto Gaeta
Le affermazioni di Davigo sono di una evidenza lapalissiana. Eccone alcune:

“La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di
vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada
e fa danni più gravi”
“Per un paio di decenni l’attività di
questo Paese non è stata quella di contrastare la corruzione ma i
processi sulla corruzione. Questo è stato un messaggio fortissimo”

La reazione del clone di Berlusconi (cioè Renzi) è similare, alle
passate reazioni scomposte dell’originale (cioè Berlusconi). Ma non sono
interessanti le reazioni del governo o dei politici, che sono scontate,
ma quelle dei magistrati Bruti Liberati (dice “ANM non esca dal ruolo”)
e di Raffaele Cantone (dice “Mani pulite non sradicò tangenti”). Perché
fare queste affermazioni ?
Ricordiamo chi è Bruti Liberati:
esso fu denunciato dal suo sottoposto Robledo di gestire in modo
irregolare l’assegnazione dei fascicoli, “svuotando” di fatto il pool di
Milano dei reati contro la pubblica amministrazione. Vari i casi: ad
esempio, l’indagine su Silvio Berlusconi (gennaio 2011) per concussione e
prostituzione minorile assegnata ai pm Boccassini e Sangermano e non al
dipartimento competente sul reato di concussione, che tra i due è il
più grave per il codice. Esattamente la stessa cosa che accade per il
fascicolo sulla falsa testimonianza e la corruzione in atti giudiziari,
relativo a testimoni del processo Ruby. E infine il caso dell’ipotesi di
turbativa d’asta, relativo alla vendita di Sea da parte del comune di
Milano al fondo F2i di Vito Gamberale. Una intercettazione dei
magistrati fiorentini venne inviata alla procura di Milano perché si
parlava proprio di quel caso, ma nonostante l’affidamento al pool di
Robledo del 9 dicembre 2011, il procuratore aggiunto ricevette il
fascicolo soltanto nel marzo successivo, dopo che gli organi di stampa
ne avevano già parlato. Il CSM risolse tutto in maniera salomonica e
corporativa, senza punire né l’uno né l’altro, come se si fosse trattato
di uno scherzo. O qualcosa del genere. Bruti Liberati rimarrà sulla sua
poltrona di capo della procura milanese fino alla fine dell’anno quando
andrà in pensione. Robledo, invece, emigrerà alla procura generale di
Venezia. Ma nel 2016 tornerà al punto di partenza non una ma due volte:
non solo rientrerà nel capoluogo lombardo ma con ogni probabilità gli
verrà riaffidata la bacchetta, che Bruti Liberati gli aveva strappato,
di capo del delicatissimo pool anticorruzione. (Nel Gennaio del 2016,
infine la delibera della settima commissione del CSM da pienamente
ragione a Robledo (http://www.ilfattoquotidiano.it/…/procura-milano-c…/2373076/)).
Raffaele Cantone invece rappresenta il prezzemolo dell’anticorruzione utile alla politica. Dal governo Monti in poi è stato:

– A dicembre 2011 viene nominato dal Ministro Filippo Patroni Griffi
componente della Commissione che elabora le prime proposte
anticorruzione del governo Monti.
– Il 18 giugno 2013, il
Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, lo nomina componente
della task force per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla
criminalità organizzata.
– Il 27 marzo 2014 il presidente del Consiglio Matteo Renzi nomina Cantone presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.
Non ho registrato grandi cambiamenti sulla corruzione politica, anche perchè come lo stesso Cantone ha denunciato (http://www.ilfattoquotidiano.it/…/anticorruzione-s…/2494246/),
il governo non fornisce (che strano eh!) risorse finanziarie
sufficienti per fare lavorare l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione)
che lui presiede. Forse Cantone frequentando troppo il mondo politico,
ha acquisito, diciamo, una visione non più distaccata, e forse è ormai
una foglia di fico inconsapevole.

Leandro De Sanctis

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