I comunicati stampa inutili della pallavolo

I comunicati stampa inutili della pallavolo.
Ovvero i comunicati stampa della pallavolo che non servono alla stampa, perché non possono essere utilizzati da coloro a cui, in teoria sarebbero destinati. E che alla fine tradiscono il senso stesso della loro esistenza (vedi la definizione del dizionario sotto riportata) perché poi non sono diffusi.
Anche quest’anno ho dovuto declinare il cortese invito della Lega Pallavolo maschile ad esprimere un voto per il Premio dedicato alla memoria di un caro amico e valente collega, Roberto Stracca. A malincuore perché fui io a proporne amichevolmente la sua istituzione che fu accolta immediatamente e con rispetto perché nel mondo del volley Roberto Stracca si era fatto conoscere ed apprezzare, per le sue qualità umane e professionali. Ed era l’emblema del cammino giornalistico possibile per chi iniziava a fare giornalismo da un ufficio stampa, con il ruolo di addetto stampa.
Purtroppo la lezione di Roberto Stracca è andata progressivamente nel dimenticatoio. Non che non ci siano società che in quel ruolo hanno persone che assolvono al meglio il compito, ma sono pochissime e sono rimaste le stesse, da anni. Così nell’assegnare il premio forse influiscono altri criteri: la rotazione, la gratificazione di questa o quella società. E non è questo lo spirito con cui era nato il Premio Stracca.
Martedì e mercoledì a Bologna la Lega ha previsto incontri con gli addetti stampa delle società ma non conosco le linee guida che verranno date ai vari addetti stampa di SuperLega e Serie A2.  Quando durante l’anno capita di lamentare questo elevatissimo livello di inutilità dei comunicati che arrivano nelle redazioni dei giornali nazionali, sempre più risicate e sempre più distanti nella maggior parte dei casi dal cuore pulsante dei Palasport, la risposta è che le istruzioni vengono date al meglio, ma poi il risultato prodotto non è quello richiesto, per ragioni varie. Insomma, i maestri importiscono le lezioni, ma poi gli studenti fanno ciò che vogliono.
I motivi? Azzardo: inadeguatezza, pigrizia, scarsi stimoli economici (leggi rimborsi minimi e inadeguati all’impegno richiesto), inattitudine giornalistica.

Alla rinfusa provo a indicare qualche elemento che negli ultimi anni ha reso inutilizzabili moltissimi comunicati delle società pallavolistiche. Riservandomi futuri approfondimenti su ulteriori aspetti, riguardanti ad esempio i link con le interviste audio o la comunicazione silenziosa della Fipav, che ha deciso di mettere a frutto l’argento olimpico di Rio 2016, nell’anno dei Mondiali che ospiterà, attuando la politica dell’assenza (sui giornali) e dell’astinenza (della comunicazione). Per la serie: meno si parla di pallavolo azzurra e meglio è.

  1. L’orario di invio. Non si tiene conto che specialmente in occasione di partite serali o notturne, la rapidità è fondamentale, come sa bene chi frequenta il web. Spedire alle redazioni comunicati in orari posteriori alla chiusura, rende i comunicati inutilizzabili. Quindi inutili. Le cause del fatale ritardo possono essere molteplici. Una riguarda l’orario di chiusura delle partite e non dipende ovviamente dagli addetti stampa. L’altra concerne la prolissità dei comunicati stessi, che illustro in dettaglio al punto 2.
  2.  Troppo spesso, per non dire sempre, i comunicati sono un lungo report punto a punto, una cronaca dettagliata delle azioni e del punteggio. Materiale assolutamente inutile in quanto, credo di poter dire sfiorando la certezza, nessun giornale nazionale o locale pubblicherà mai comunicati di questo tipo. Inoltre la lunghezza del comunicato fa lievitare i tempi di scrittura. Ora senza ricordare il caso di una società che ora non c’è più, i cui uccelli notturni volavano nelle redazioni nel cuore della notte appunto, va ribadito che non serve a nessuno un comunicato con la cronaca della partita che viene diffuso a tarda ora, spesso dopo le 23, addirittura dopo le 23.30.
  3. Altra nota dolente, le dichiarazioni dei protagonisti. O meglio, l’assenza di dichiarazioni, di flash interview come si definiscono a livello internazionale negli sport che contano. Se la cronaca minuziosa e prolissa dell’addetto stampa non serve a nulla, le dichiarazioni possono invece risultare elemento fondamentale nella confezione di un articolo redazionale. L’addetto stampa può integrare o supplire il ruolo di chi deve scrivere, fornendo quelle informazioni che sono precluse per ragioni varie. Se il giornalista scrive a filo della chiusura, non ha i minuti necessari per andare a raccogliere dichiarazioni, anche se segue l’evento a bordo campo o in tribuna. Se invece le parole di giocatori o tecnici gli arrivano mentre sta scrivendo, è facile che le utilizzi per arricchire i contenuti. Dando a chi legge un servizio migliore e gratificando la società che vede veicolate le opinioni dei propri giocatori.
  4.  Chi far parlare?  Spesso pur non stando nei Palasport, si possono seguire professionalmente le partite, ma non si possono avere le dichiarazioni, che sono l’elemento in più e decisivo per la collocazione e la pubblicazione di articoli. Nell’era di internet i comunicati approdano in tempo reale in rete e su ogni sito specializzato. Il giornale di carta deve quindi andare oltre e dare di più. Costruire un servizio, magari partendo e sfruttando dichiarazioni dei protagonisti da inserire nel contesto. Quindi le dichiarazioni devono costituire un punto fermo dei comunicati, specialmente in occasioni non di routine, per le partite o la presentazione delle stesse, ad esempio. Se si ha questo tipo di materiale, si può dedicare spazio maggiore per provare ad offrire un prodotto originale ai lettori, perché se le dichiarazioni sono uguali per tutti, poi lo sviluppo resta prerogativa e scelta individuale del giornalista. Uno dei vizi peggiori di molti club è quello di dare voce a personaggi che non hanno titoli per avere…titoli di giornale. Far parlare il direttore sportivo, il vice allenatore, la riserva che nemmeno si sa se giocherà, significa non assolvere al compito necessario e spedire un comunicato inutile. Non serve a nulla applicare il criterio della rotazione e far parlare a turno tutti, guardando alle esigenze interne: i comunicati non sono un contentino ma devono essere utili per la stampa, altrimenti non servono a nulla. Se la squadra tale deve giocare una partita di qualsivoglia importanza, dalla SuperLega alla Champions, a cosa serve un comunicato in cui è riportata l’analisi non del tecnico o di un giocatore, ma dell’addetto stampa? Un giornale che si rispetti non la pubblicherà mai. Quindi, un comunicato così concepito, risulterà inutile.

Mi fermo qui per non annoiare. Ecco, diciamo che se fossi ritenuto dotato della necessaria esperienza per poter insegnare qualcosa nel mondo della pallavolo, come negli anni ormai lontani della semina, quando gli spazi sui giornali erano ambiti, e se fossi chiamato a mettere a disposizione quello che ho imparato lavorando nel mondo del giornalismo, partirei da questi quattro punti. Ma dato che ciò non avviene, metto il messaggio nella bottiglia nella gara speranza che navighi nel web, finendo nei porti giusti.
Con la consapevolezza che probabilmente tutto continuerà come sempre e che spesso la pallavolo avrà meno spazio sui giornali, anche per queste ragioni. Anche per i comunicati inutili.

Dal dizionario della Lingua Italiana*
COMUNICATO

 sostantivo maschile
  1. Testo che riporta notizie, informazioni o dichiarazioni destinate a essere trasmesse o diffuse.
    “c. di guerra”
    • Comunicati commerciali, avvisi pubblicitari nel corso di trasmissioni radiofoniche o televisive.
    • Comunicato stampa, comunicazione inviata da autorità, enti o singole persone alla stampa che poi la diffonde.
      Il logo della Lega Pallavolo Femminile

      http://www.legavolley.it/

      http://www.legavolleyfemminile.it/

Leandro De Sanctis

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