Wayne Shorter, ricordando i Weather Report a Roma nel 1976

Wayne Shorter, ricordando i Weather Report a Roma nel 1976.
Con la scomparsa di Wayne Shorter, avvenuta il 2 marzo scorso all’età di 89 anni, la musica ha perso un altro dei suoi giganti. Ogni volta che un artista se ne va, lasciando la sua eredità in questo caso musicale, inevitabilmente riaffiorano anche ricordi personali, talvolta non perfettamente a fuoco se il tempo trascorso è tanto.
Wayne Shorter, il sound del suo sassofono, dapprima tenore poi soprano, mi riporta a un gruppo che ho amato molto, i Weather Report, una band che ebbe il grande merito di portare il jazz in una nuova dimensione, contaminando altri generi.
Ho avuto la fortuna di ascoltare Wayne Shorter in concerto, con i Weather Report, dove approdò alla fine della sua esperienza con Miles Davis. Era il 1976 a Roma ospitò al Palazzo dello Sport dell’Eur una specie di minifestival, due serate che ebbero il clou nei Weather Report in una delle formazioni migliori con Wayne Shorter, Joe Zawinul e il mitico bassista Jaco Pastorius.
Avevo conosciuto i Weather Report grazie ad un amico che aveva un bell’impianto stereo e un pomeriggio in cui ospitò me e un altro amico a casa sua, mi mise sulle orecchie una cuffia hi-fi per farmi ascoltare… musica diversa. Fu amore a primo ascolto. L’album era Sweetnigther, il brano dell’imprinting fu l’ipnotico Boogie Woogie Waltz, composto da Joe Zawinul, e subito dopo si scivolava nella melodia di Manolete, scritto appunto da Wayne Shorter.
Allora c’era un modo diverso di fruire la musica, c’erano meno possibilità di arrivare a tutto ciò che si sarebbe voluto conoscere e ascoltare, ma la si apprezzava in maniera meno superficiale, più attenta e profonda. E soprattutto ognuno sceglieva cosa ascoltare, senza che sottostare ai modelli e alle playlist imposte (e magari foraggiate da chi può investire), indipendentemente dalla qualità.
Da allora ho acquistato ogni disco dei Weather Report, una delle più grandi band nella storia della musica, fondata da Joe Zawinul e Wayner Shorter che ha avuto musicisti straordinari: da Jaco Pastorius a Miroslav Vitous, Airto Moreira, Alphonse Mouzon, Alex Acuna, Peter Erskine, Narada Michael Walden, Alphonse Johnson.

Palazzo dello Sport dell’Eur, 1976, Weather Report e non solo

In quei due giorni al PalaEur (allora e a lungo si è chiamato così l’impianto nato per l’Olimpiade di Roma 1960) ci furono grandissimi artisti e a me che allora sognavo di suonare la batteria, regalarono grandi emozioni batteristi del calibro di Chester Thompson (non ricordo se c’era anche Narada Michael Walden: entrambi avevano suonato nell’album dei Weather Report, Black market, 1976) e Billy Cobham. E si perché in quell’occasione si esibì appunto anche il grande drummer Billy Cobham, oltre a Napoli Centrale (e probabilmente anche Tony Esposito e Tullio De Piscopo, se i ricordi non mi tradiscono).
E poi lo straordinario concerto degli Shakti, formazione che si era formata due anni prima e che vedeva John McLaughlin alla chitarra, Zakir Hussain (alle Tabla), T. H. “Vikku” Vinavakram (al Ghatam), R. Ragavan (al Mridangam) e Lakshminarayana Shankar (al violino).
Una world music assolutamente inedita che univa il jazz elettrico (John McLaughlin, anche lui transitato nella band di Miles Davis, con Shorter e Zawinul) aveva fondato la Mahavishnu Orchestra) alla musica e agli strumenti indiani. Sonorità allora nuove e perfino impegnative, ma sicuramente trascinanti.

Con Pino Daniele in Bella’mbriana

Tornando a Wayne Shorter, nella sua lunghissima carriera, iniziata con Horace Silver, Maynard Ferguson e quindi Miles Davis (incise due album storici come In a silent way e Bitches brew), il sassofonista di Newark ha collezionato infinite collaborazioni con artisti di vari generi: Joni Mitchell, Pino Daniele, Carlos Santana, Milton Nascimento, gli Steely Dan, per ricordarne qualcuno. A proposito di Pino Daniele, l’artista napoletano lo volle per il suo album Bella ‘mbriana (1982), in cui suonarono appunto membri dei Weather Report come Wayne Shorter e Alphonso Johnson, che si aggiunsero a Tullio De Piscopo, Joe Amoruso e Rosario Jermano.

Leandro De Sanctis

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