VOLLEY A Bari le voci del giornalismo

A quattro anni dal primo seminario dedicato dalla Fipav Puglia alle connessioni tra giornalismo e territorio, tra carta stampata, web e la pallavolo intesa come lavoro e racconto, Bari ha di nuovo ospitato un convegno dedicato al giornalismo della pallavolo in particolare,
Comunicare il volley 2.0 era l’etichetta sotto cui sono state racchiuse varie tematiche. L’occasione è stata fornita dal torneo preolimpico che ha visto la Nazionale maschile conquistare un posto per l’Olimpiade di Tokyo 2020.

Sotto trovate il programma, gli argomenti, i relatori coinvolti. In un momento di grave crisi del giornalismo, è confortante sapere che c’è chi ancora reputa importante la scrittura, il lavoro dei media, per promuovere uno sport che da trent’anni fa parlare di sè per le sue vittorie, le sue medaglie, per la portata di un movimento che non ha eguali nel panorama dello sport italiano, forse l’unico tra gli sport di squadra in cui le donne e gli uomini hanno pari dignità e suscitano pari interesse.

Tematiche e quesiti
Ammetto che la folta partecipazione di relatori in relazione al tempo disponibile mi era parsa una limitazione. Invece credo che alla fine sia stata proprio questa ricchezza di interventi, la molteplicità di tematiche affrontate a dare un significato importante alla mattinata organizzata da Fabrizio D’Alessandro. Ognuno con il suo stile e secondo le sue esperienze, ha fornito mattoncini utili ad inquadrare il giornalismo e la pallavolo. La presenza di Federico Ferraro della Cev, che ha raccontato il boom della doppia finale di Champions a Berlino, è stata fondamentale per far capire quanto la critica giornalistica possa essere funzionale per lo sviluppo di uno sport. Creare una finale di Champions in sede neutra, trasformarla in un evento (abbandonando l’imbarazzante passato che permetteva ad una società di comprarsi la final four saltando i play off), anzi in un doppio evento visto che uomini e donne hanno giocato nella stessa giornata e nello stesso Palasport, ha dato ben altro valore anche alle semifinali. Con la nuova formula per la prima volta si è potuto presentare mediaticamente una finale di Champions.
E questo era quanto la stampa della pallavolo auspicava da anni, con le sue osservazioni e le sue critiche. Facile ma doveroso ora dire: visto? I giornalisti avevano ragione.
I relatori della Rai, Maurizio Colantoni per la Tv e Manuela Collazzo per la radio, hanno raccontato frammenti del loro lavoro, esigenze e aneddoti del passato con cui hanno costruito la loro professionalità. Nicola Alfano, Marco Trozzi e Matteo Bocchia hanno illustrato il loro lavoro in Fipav, Fiorenzo Galbiati ha puntato il dito soprattutto sul sovraffolamento in campo, con i fotografi professionisti spesso ostacolati dalla massiccia presenza di dilettanti. Giusto a mio avviso sostenere l’ingresso di giovani nel circuito del volley, ma cercando di salvaguardare il lavoro di chi fotografa per professione, con esigenze e obiettivi ben precisi. Una partita va raccontata e fotografata per soddisfare la cronaca dell’immediato (la foto sulla partita, che deve avere giocatori di entrambe le squadre e la palla a distanza ravvicinata) ma anche l’esigenza dell’archivio, ovvero momenti, espressioni, situazioni, che potranno in seguito andare a corredo di interviste o articoli sui personaggi.
Carlo Lisi, la memoria storica della pallavolo italiana, soprattutto nel periodo vincente, dalla fine degli anni ’80 ai giorni nostri, ha spiegato le mutazioni del lavoro in relazione all’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione, dai giornali al web. Luca Muzzioli ha raccontato come nacque Volleyball.it, il primo sito italiano dedicato interamente alla pallavolo. L’intuizione, le difficoltà, le problematiche che si è trovato ad affrontare quando fu oggetto di un’azione legale, citato per danni dalla Lega Pallavolo Femminile. Vinse la causa ma comunque a prezzo di spese legali considerevoli.
Gian Luca Pasini ha parlato dell’iniziativa V come Volley, otto pagine di inserto sulla Gazzetta dello Sport (un’estensione di W la pallavolo, la pagina settimanale che il Corriere dello Sport pubblicò a metà degli anni ’90). Spiegando anche il suo punto di vista in merito al rapporto con i fruitori del blog dal 15 al 25, spesso costellato da interventi, da insulti, da accuse. Il problema del web, della finta democrazia che consente a tutti di intervenire su tutto, anche opponendo insulti ad articoli ragionati e documentati. In una parola, professionali. Gianluigi De Vito della Gazzetta del Mezzogiorno, ha unito il locale al nazionale, sottolineando l’importanza della connessione tra pianeti apparentemente lontani ma in realtà vicini e accomunati dalla necessità di passione e professionalità. Perché la qualità non ha confini territoriali.

Professionisti e dilettanti


Ecco, il fatto che professionisti della comunicazione dipendano spesso da dilettanti sottostimati e mal pagati (quando vengono retribuiti) è un serio problema del volley. Le società non lesinano spese per giocatori talvolta anche mediocri, ma se c’è da spendere per un addetto stampa, pretendono di risparmiare.
Lanciata la proposta, al riguardo, che tra i criteri di ammissione alle SuperLega, sia inserito anche l’obbligo di avere un addetto stampa a tempo pieno e regolarmente (e adeguatamente) retribuito. Una pallavolo che vuole essere professionistica, deve curare con la dovuta serietà la sua immagine e i suoi rapporti con la stampa. Per la fotografia si potrebbero invece lanciare dei contest, consentire a giovani dilettanti di dimostrare le loro qualità nello scattare foto di pallavolo e promuovere poi a livello di accrediti, quelli più meritevoli.

L’appello sui comunicati


Agli addetti stampa, come già era avvenuto in occasione dell’incontro di Lega a Salsomaggiore, è stato chiesto (implorato?) di confezionare comunicati stampa più brevi. Evitare le 100 righe di cronaca punto a punto che nessuno, nè sito nè giornale, pubblica. Ma che ritarda l’invio e complica il lavoro di chi deve utilizzarlo. Sottolineata anche la necessità di un minimo standard qualitativo, pur sapendo che spesso i presidenti vogliono mettere bocca costringendo gli addetti stampa a …non poter scrivere nel modo giusto e corretto.

Conclusioni

In sintesi, Comunicare il Volley 2.0 è stata una preziosa occasione di confronto e bisogna dare atto dalla Fipav Puglia di avere una certa sensibilità, altrove sconosciuta anche nello stesso ambito Fipav, per la stampa e per il lavoro giornalistico. Sarebbe anzi auspicabile che questo genere di iniziative fosse ripetuto, magari un paio di volte l’anno e in sedi diverse, per aggiornare i contenuti, registrare i progressi, far nascere dal dibattito nuove soluzioni e nuove idee per un proficuo cammino comune. Perché il web va cavalcato con le istruzioni per l’uso, e i vecchi e malridotti giornali sono ancora importanti, sia per le aziende che nel volley investono, sia per rappresentare e tenere viva la memoria pallavolistica. Perchè, giova ripeterlo una volta di più, se non c’è memoria del passato, non c’è futuro.

 

COMUNICARE IL VOLLEY 2.0 

DALLA CARTA STAMPATA AI SOCIAL NETWORK 

GLI ORIZZONTI MODERNI DELLA COMUNICAZIONE NELLA PALLAVOLO 

Bari, sabato 10 agosto 2019 

COMUNICARE IL VOLLEY 2.0 

La Federazione Italiana Pallavolo e il CR FIPAV Puglia organizzano il seminario sulla comunicazione dal titolo “Comunicare il Volley 2.0”, un incontro con esponenti nazionali e internazionali del mondo del giornalismo per parlare dei nuovi orizzonti della comunicazione. 

Sabato 10 agosto 2019 

Programma della mattina: Dalle 9.30 alle 13.30 

1. L’ufficio stampa della Federazione Italiana Pallavolo: Come creare una rete di comunicazione in tutta Italia tra comunicazione istituzionale, eventi e l’attività delle nazionali. 

o Marco Trozzi (Ufficio Stampa Federazione Italiana Pallvolo) 

▪ Il coordinamento e la programmazione dell’ufficio stampa di una Federazione sportiva o Matteo Bocchia (Ufficio Stampa Federazione Italiana Pallavolo) 

▪ Il team journalist: l’addetto stampa al seguito di una nazionale o Nicola Alfano (Collaboratore Ufficio Stampa Federazione Italiana Pallavolo) 

▪ Il videogiornalismo. Il racconto dell’attività di una Federazione tramite video 

2. Il FotoGiornalismo 

o Fiorenzo Galbiati (Fotografo eventi volley internazionali) 

▪ La fotografia nello sport come mezzo di comunicazione. L’importanza della fotografia nel giornalismo tra carta stampata e web. 

Seminario giornalistico: Comunicare il Volley 2.0 

3. Il giornalismo da ieri ad oggi 

o Carlo Lisi (Direttore testata web ivolleymagazine) 

▪ Il passaggio dal giornalismo degli anni 90 a quello degli anni 2000. I cambiamenti della comunicazione nel volley dall’Ufficio Stampa di ieri a quello di oggi. 

4. Evoluzione del rapporto tra carta stampata e new media 

o Gianluca Pasini (Redazione nazionale Gazzetta dello Sport) 

▪ La case history dell’inserto Vcome Volley. Gazzetta dello Sport nell’era digital ha scelto di dedicare un inserto insistendo ancora e di più sulla carta stampata. 

5. L’importanza del giornale cartaceo oggi 

o Leandro De Sanctis (Blog Vistodalbasso.it) 

▪ L’importanza della carta stampata nel giornalismo del web 

6. Il Volley in FM 

o Manuela Collazzo (Giornalista Rai Radio1) 

▪ La pallavolo Su Rai Radio1. Il racconto radiofonico del volley. 

7. La comunicazione viaggia on line 

o Luca Muzzioli (Direttore Volleyball.it) 

▪ Il giornalismo e la comunicazione nell’era del web. Il caso Volleyball.it 

8. La cura di un evento da parte dell’Ufficio stampa 

o Federico Ferraro (Responsabile Comunicazione European Volleyball Confederation) 

▪ La cura di un evento da parte di un Ufficio Stampa. Dalla preparazione alla cura dei rapporti con i media prima, durante e dopo l’evento. Il racconto delle finali di Champions League 2019. 

9. Preparare una telecronaca e una rubrica televisiva 

o Maurizio Colantoni (Giornalista Raisport) 

▪ La preparazione di una telecronaca e le interviste post gara. Approfondimenti e rubriche televisive in Rai. 

Leandro De Sanctis

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