Supercoppa, cosa ha detto a Sir Safety e Lube

Supercoppa Del Monte a Verona, la ripartenza della pallavolo in diretta notturna su Rai2 (464.000 spettatori, 2.3% di share nelle oltre due ore e mezza di trasmissione) e con manciate di spettatori, tifosi di Perugia e Civitanova che hanno saputo regalare alla bella finale un’atmosfera dignitosa. Naturalmente diversa rispetto a quello che sarebbe stato un Palasport pieno, ma calorosa. Meglio di niente, come si dice.
Note liete sulla sponda perugina, apprensione in casa marchigiana, anche se non bisogna dimenticare che nonostante tutto per assegnare la Supercoppa Del Monte ci sono voluti tutti e cinque i set e si è arrivati al 16-14.

Sir Safety Perugia, gran debutto di Travica

Lube Civitanova, serve di più

L’indisponibilità di Atanasijevic non si è rivelata un handicap insormontabile. Il fatto che Leon, autore di 31 punti, sia un bomber in grado di risolvere da solo o quasi le partite, non è certo una novità. Ma penso che molto del successo di squadra della Sir Safety, vada attribuito alla regia di Dragan Travica. A 34 anni, dopo aver vinto scudetti, coppe e supercoppe in Italia, Russia, Turchia,una Champions League con il Belgorod, oltre che le medaglie con la Nazionale italiana, Dragan ha iniziato a Verona un nuovo capitolo della sua carriera. Una carriera che si era incagliata in quell’episodio del 2016 che pose fine alla sua avventura in maglia azzurra. Al di là della vittoria del suo Perugia, Dragan Travica ha dimostrato una volta di più le sue qualità e la sua capacità di leggere partite e compagni. Non era scontato che tutto avvenisse così in fretta.
Travica, Leon, il libero Colaci e Solè al centro: la spina dorsale di un Perugia che ha saputo giocare da squadra, dimostrando qualità tecnica e caratteriale. Un valore assoluto che non potrà che lievitare con il ritorno in campo di Atanasijevic.

E’ andata peggio a Luciano De Cecco, il palleggiatore passato da Perugia a Civitanova. Attorno a lui ha avuto una squadra che è apparsa poco brillante a livello fisico. Se è vero che il pezzo forte di Leon è l’attacco dalla seconda linea, a Verona il nuovo palleggiatore della Lube non gli ha offerto molte possibilità. Leal e Juantorena hanno faticato a passare con regolarità Il lussemburghese Rychlicki è partito bene ma è durato soltanto un set. Simon a muro non si è visto, limitando il suo apporto con i primi tempi. Anche se alla fine i centrali hanno racimolato un bottino di 36 punti (14 il cubano, 12 Anzani). Ma nel complesso, bloccato il suo opposto, la Lube si è ritrovata “nuda” in attacco. L’impressione è che per funzionare, Civitanova e De Giorgi dovranno poter contare su uomini in uno stato di forma ottimale e su una maggiore compattezza. Forse è solo questione di tempo.

La Supercoppa resta stregata o quasi per la Lube, che non la vince dal 2014. Tre volte Modene e tre volte Perugia si sono imposte nelle ultime sei edizioni. Dopo Verona il bilancio tra i due club è in parità: 22 successi per parte e 2-2 nella sfide di Supercoppa.

Le chiamate Video check dell’arbitro Rapisarda

Personalmente ritengo un bene quando l’arbitro, nel dubbio, chiama egli stesso il giudizio del video check. E’ una cosa che spesso auspico quando è davvero difficile decidere e quando le partite si concludono con una differenza minima, per un pallone o due. E’ quanto ha fatto Rapisarda nella finale della Supercoppa di Verona. Il fatto che le due chiamate arbitrali sono giunte alla fine del quinto set, quando la Sir Safety aveva esaurito le sue chiamate ha suscitato la reazione di Beppe Cormio, dirigente della Lube Civitanova. Il quale sollecita un esame della regola, tra tutte le parti, arbitri, Lega, club. Ha probabilmente ragione quando lamenta che nell’ultima azione della partita, non è stata data alla Lube la possibilità di verificare al video check se l’azione fosse partita con una pistata della riga in battuta.
Riguardo le chiamate degli arbitri tutto è opinabile, ma il video check nasce per limitare al massimo possibile gli errori, per cui penso che ogni chiamata autonoma degli arbitri sia bene accetta. Se poi si pensa che chiamandolo un arbitro voglia agevolare l’una o l’altra squadra, il problema diventa un altro. Anche perché è arduo pensare che una squadra consumi le sue chiamate perché tanto “se serve poi lo farà l’arbitro”.
Discuterne è saggio, ampliare il tempo di chiamata è d’obbligo, ma lasciamo agli arbitri la possibilità di decidere quando ricorrere all’ausilio tecnologico.

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Leandro De Sanctis

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