Poste Italiane e le raccomandate non consegnate

Poste Italiane e le raccomandate non consegnate, nel quartiere di Roma Nord dipendente da via Sappada. E’ noto che sono le persone a fare la differenza, anche quando con il loro lavoro rappresentano l’azienda per cui lavorano. A Roma Nord c’era un operatore di Poste Italiane (il suo nome inizia per S e finisce per E) che praticamente conosceva ogni casa e lavorava in modo eccellente, per la soddisfazione di chi riceveva posta, raccomandate e ogni oggetto che transitava per Poste Italiane. Dato che era molto bravo e gratificato della considerazione e della riconoscenza di tutto il quartiere, Poste Italiane ha pensato bene di trasferirlo in un altro quartiere. Forse reputato più importante, forse no.
Il passaggio dal postino S. ai successori è stato a dir poco traumatico e fonte di notevoli e inammissibili perdite di tempo.
In particolare la consegna delle raccomandate ha subito un traumatico colpo. Nel senso che nell’ultimo anno in particolare, accade ciò che prima succedeva solo con i postini trimestrali, non tutti dotati dello stesso senso del dovere.
Cosa accade? Semplice, lasciano l’avviso di TENTATA CONSEGNA quando in realtà non è stata affatto tentata la consegna. Non si bada se il destinatario è in casa, si lascia direttamente l’avviso, che obbliga poi il destinatario a recarsi personalmente all’Ufficio Postale, ma non prima del secondo giorno successivo alla “tentata consegna”.
E’ capitato più volte che il destinatario fosse in casa, ma la raccomandata non gli è stata consegnata. Paradossalmente andava meglio nei mesi della prima clausura da Covid-19. Il postino suonava e avvisava che stava mettendo nella cassetta delle lettere la raccomandata. Il destinatario scendeva e se la portava a casa. Inutile ricordare che una raccomandata costa almeno 8 euro, ma il servizio che viene pagato non è svolto compiutamente.
Succede anche di peggio. Una raccomandata con ricevuta di ritorno che evapora nel nulla, con il tracciamento che ad un certo punto, dice bugie. Durata i mesi di clausura Covid, una raccomandata con ricevuta di ritorno, non ritirata dal destinatario nemmeno dopo i 60 giorni di giacenza, avrebbe dovuto tornare al mittente. In realtà ciò non è avvenuto. Ma sul tracciamento si assicura che è tornata al mittente. Il tracciamento insomma dice il falso. E se si prova ad indagare, a chiedere spiegazioni, l’Ufficio recapito di via Sappada non si cura di provare ad effettuare verifiche per vedere che fine ha fatto il plico. Non si cura di verificare chi aveva avuto in gestione la raccomandata, perché ha scritto che è stata consegnata quando ciò non è avvenuto. L’ufficio risponde suggerendo solo di inoltrare reclamo. Gli insider di Poste Italiane mi assicurano che sarebbe solo una perdita di tempo e di altri soldi, per un reclamo che costringerebbe in ultima analisi ad effettuare un viaggio all’Eur…
Seguendo le indicazioni del reclamo on line, come in uno sconfortante gioco dell’oca, si ha la risposta che la raccomandata è stata riconsegnata. Se vi siete smarriti ripeto in sintesi l’argomento: raccomandata da restituire al mittente, non è restituita ma il tracciamento afferma il contrario, si fa reclamo, la risposta al reclamo è che dal tracciamento risulta consegnata. Fine. Senza soluzione del mistero.

E a proposito di spedizioni…

Negli ultimi anni molte tabaccherie sono diventate opportunamente punti di appoggio per spedire i prodotti postali o per il pagamento di bollettini un tempo obbligatoriamente da pagare negli Uffici Postali stracolmi. Ci si aspetterebbe quindi una uniformità di trattamento. In realtà se capita di dover spedire un qualcosa, pacchetto, pacco o piego di libro che sia, le sorprese potrebbero essere sgradevoli.
Poi magari i problemi si possono aggirare e risolvere grazie alla comprensione di qualche impiegato gentile e consapevole, ma in teoria la regola direbbe altro.
Attenzione quindi: acquistando fuori dall’Ufficio Postale una busta di dimensioni molto superiori alla media, diciamo superiore alle misure 24cmx35cm, potreste essere respinti quando la presentate per la spedizione.
Capitolo piego di libri. Qui le disparità sono tra gli stessi uffici di Poste Italiane. Ad esempio: da viale Libia si può spedire un piego di libri in busta chiusa poi dal nastro adesivo presente nelle buste stesse. Da via Sappada invece, il piego di libri deve (o dovrebbe) essere spedito con buste aventi linguette metalliche a chiudere. Peccato che le buste con linguette metalliche non siano in vendita ne all’interno degli Uffici Postali (perché?) e nella maggior parte delle tabaccherie/cartolerie di Roma nord.
Le vende Buffetti”, avvisano nell’Ufficio Postale. Quindi o avete un Buffetti vicino casa o dovete cambiare Ufficio Postale. Ma perché poi Buffetti deve avere l’esclusiva delle buste a chiusura metallica? Perché non vengono vendute dalle tabaccherie che fungono da appendici degli Uffici Postali?
Sembra essere tornati ai tempi in cui per fare accertamenti clinici in strutture al di fuori delle ASL, bisognava chiedere l’autorizzazione sull’impegnativa. Ma avere il sospirato timbro troppo spesso dipendeva dall’umore dell’impiegato che si trovava dietro il bancone.
Ricordando il vecchio adagio che dice: Il pesce puzza dalla testa, viene da chiedersi se i direttori e i loro staff sanno cosa accade negli uffici che dirigono.

Leandro De Sanctis

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