Gianfranco Briani ricorda il doppio Eurovolley del 1971

Gianfranco Briani ricorda il doppio Eurovolley del 1971. Fa piacere che lanciando i due Campionati Europei di pallavolo che stanno per svolgersi in Italia, la Fipav abbia una volta di più reso omaggio al grande “padre” storico di questo sport in Italia, Gianfranco Briani, 93 anni, già entrato nella Hall of Fame del nostro volley. E già perché quando la pallavolo in Italia era ancora uno sport in cerca di affermazione, lui e il presidente federale Giannozzi andarono dal presidente del Coni Giulio Onesti, chiedendo di poter portare avanti la candidatura italiana, pregandolo di fidarsi delle loro capacità. Cosa che avvenne. Lo ha voluto ricordare anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Sul campo, in quel 1971, le due nazionali si classificarono entrambe all’ottavo posto, ma quei due Europei furono l’inizio di una storia diversa, la base per far conoscere uno sport che con decenni di lavoro ha poi portato l’Italia ad essere una delle massime potenze della pallavolo mondiale, anche in virtù della forza e del valore tecnico del suo campionato, del lavoro dei club, approdo di riferimento anche di tanti campioni stranieri, oltre che palestra della migliore gioventù pallavolistica italiana. Gianfranco Briani, come sempre accompagnato dal figlio Lorenzo, giornalista della Rai, era in platea a tenere a battesimo anche lui i due Europei di pallavolo che in questa estate l’Italia ospiterà.
Sia per gli uomini che per le donne, l’edizione del 2023 sarà la quinta degli Europei organizzati in Italia (dieci in tutto quindi).

La testimonianza dell’allora Segretario Generale Gianfranco Briani

“La pallavolo ‘made in Italy’, quella del 1971, era davvero indietro rispetto ai paesi dell’Est così come al Brasile, Argentina, Giappone, Cina Cuba. L’Italia era di fatto ‘tagliata fuori’ dall’élite pallavolistica internazionale. Così ci inventammo, nel femminile, la ‘Coppa Primavera’, un torneo tra tutti i Paesi dell’Europa occidentale. E lì le sfide delle azzurre non avevano un finale scontato. Era la maniera per provare a far crescere il livello delle nostre schiacciatrici. Giancarlo Giannozzi, l’allora Presidente Federale, era nel contempo anche presidente della Cev e con la sua spinta il movimento pallavolistico occidentale ha provato a colmare il distacco con le formazioni dell’Est che da sempre surclassavano ogni avversario del Sud d’Europa.
Nel 1971, con la doppia organizzazione dei Campionati Europei, la Fipav ha tentato a lanciare la sua sfida su entrambi i fronti nel mese di settembre. Era chiaro a tutti che l’Italia non sarebbe potuta salire sul podio (arrivò ottava in entrambi i tornei) ma era altresì chiaro che avevamo iniziato un percorso di crescita. Decisi a trovare la strada del successo, la Fipav ha scelto di organizzare il doppio evento. Fu la prima volta in Europa che un solo Paese ospitava una doppia competizione continentale di pallavolo. Finì con la vittoria dell’Urss su entrambi i fronti e le formazioni del blocco dell’Est si aggiudicarono gli altri gradini del podio. Ma avevamo ‘battuto un colpo’, messo le basi per la promozione del nostro sport in Italia riempiendo i palazzetti dello sport con una disciplina reputata ‘nuova’ anche se nuova non lo era. L’obiettivo della qualificazione alle Olimpiadi del ’72 era lontanissimo, praticamente irraggiungibile ma quello dei Giochi di Montreal rappresentava un sogno da fare ad occhi aperti con la consapevolezza che se le cose fossero andate per il giusto verso avremmo potuto dire la nostra, almeno in campo maschile. E così, in effetti, fu.
Nel 1971 il nostro obiettivo era quello di vincere almeno una volta con una formazione del blocco dell’Est ma tra i maschi (a Gorizia e Bologna) perdemmo con la Polonia (bronzo europeo) e la Romania mentre tra le donne l’esito fu identico sempre contro la Polonia e la Romania.
Quando, con il presidente Giancarlo Giannozzi andammo a dire al Presidente del Coni, Giulio Onesti, che avremmo organizzato un doppio Campionato Europeo di pallavolo in Italia lui ci diede dei ‘lungimiranti’ chiedendoci se eravamo ‘certi e capaci’ di gestire pubblico, tecnici e atleti. Alla risposta affermativa rispose con garbo e serietà augurandoci ‘buon lavoro’. Conservo ancora la sua lettera di complimenti da estendere all’intero movimento pallavolistico del ’71”.
La foto è di Mauro De Sanctis/Fipav

Leandro De Sanctis

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