La Voce, la Wada e il caso Schwazer: a Napoli ha testimoniato Donati

La Voce, la Wada e il caso Schwazer: a Napoli ha testimoniato Donati.

NAPOLI – Quasi mille chilometri dall’Alto Adige di Alex Schwazer a Napoli, che si ritrova idealmente legata al campione olimpico che nel 2016 è stato squalificato per otto anni dalla federazione mondiale di atletica (IAAF, poi denominatasi World Athletics). Un caso di doping definito inesistente dal Tribunale di Bolzano, che ha assolto il marciatore per non aver commesso il fatto. Dal Tribunale di Bolzano al Tribunale di Napoli, in una città più che mai tinta d’azzurro per celebrare in ogni sua via lo scudetto vinto nel calcio dal Napoli, il comune denominatore è l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) che ha querelato Andrea Cinquegrani, direttore de La Voce per via di una serie di articoli che hanno trattato l’argomento.

L’udienza di ieri, mercoledì 17 maggio, è stata un passaggio chiave della causa, poiché era prevista la testimonianza di Alessandro Donati, l’allenatore di Schwazer dal 2015, il maestro dello sport che con la sua segnalazione aveva consentito di scoprire alla vigilia dell’Olimpiade di Londra 2012, la pratica dopante, quella volta vera, messa in atto dal marciatore. 

La testimonianza di Donati
“smonta” la querela della WADA

 Alle 12 in punto, per un mezzogiorno non di fuoco ma di semplice verità e narrazione dei fatti. Anche se poi in aula sono stati verbalmente“sparati” colpi decisivi per dare al Giudice validi elementi di giudizio. Un’ora e mezza nel corso della quale l’avvocato difensore Francesco Cafiero de Raho ha interrogato il testimone Donati coprendo un vasto territorio e partendo da lontano, andando a mettere a fuoco i passaggi di una vicenda che globalmente sta vivendo il suo undicesimo anno, (prendendo in considerazione la prima squalifica del 2012). Restando in campo calcistico, si potrebbe dire che la Difesa ha coperto ogni varco, rendendo complicato e difficile il “gioco” dell’attacco, dell’Accusa, rappresentata dall’avvocato Stefano Borella.

 Le domande della Difesa e le risposte di Donati hanno ripercorso i passaggi che nel corso degli anni hanno costruito l’intera vicenda, con la necessaria premessa di Londra 2012 e poi con le tappe che dal 2015, a squalifica scontata, portarono alla scelta di Alex Schwazer di farsi allenare proprio dal tecnico che lo aveva fatto smascherare, volendo tornare a marciare per dimostrare che senza il doping avrebbe potuto andare anche più forte, ribaltando l’immagine di atleta dopato, che non voleva lasciare come ricordo.

Per chi ha seguito nel tempo la vicenda, certi aspetti sono ormai noti e comprensibili. Eppure l’aula di Napoli ha saputo fornire anche un diverso punto di vista, quello di un giudice. Perché un giudice non è tenuto a sapere ogni minima cosa di sport e di doping, di catene di custodia e di procedure antidoping e di acronimi anzi perfino ostici per chi non è un addetto ai lavori.

Prezioso perciò è apparso il lavoro del Giudice, che ha marcato con attenzione ogni parola, ogni passaggio, chiedendo ogni volta nomi e dettagli riepilogativi per avere la certezza di comprendere esattamente l’argomento della testimonianza e dell’incidente probatorio che fu al centro del processo del Tribunale di Bolzano, che come a Napoli, vedeva la WADA nei panni dell’antagonista. Incidente probatorio che è stato uno dei punti focali della testimonianza di Donati. 

 Rispondendo alle domande dell’avvocato difensore e alle richieste di chiarimenti o puntualizzazioni da parte del Giudice, Donati ha testimoniato del suo ruolo in seno alla WADA, dell’incontro con Alex Schwazer, della sua decisione di accoglierne la richiesta (dopo essersi consultato con la Procura di Bolzano) dello staff tecnico scientifico allestito con annessi i controlli sempre a sorpresa (avendo Schwazer rinunciato alla “finestra” regolamentare di una sola ora al giorno disponibile per i prelievi). Del ritorno agonistico, della deposizione di Schwazer al Tribunale di Bolzano, il 15 dicembre 2015 e della conseguente e immediata richiesta del controllo dell’1 gennaio 2016. Dell’esenzione per farmaci contro un’asma da cui Alex non era affetto. Degli altri controlli sempre risultati negativi, di tutte le anomalie, che Donati ha definito stranezze, un termine che poi il Giudice ha spesso utilizzato per addentrarsi appunto nei punti che poi indussero i giudici bolzanini ad assolvere Schwazer. Inclusa l’indicazione Racines (il luogo dove viveva Schwazer) sulla provetta, che immediatamente violò l’anonimato previsto dal regolamento: il controllo avrebbe già dovuto essere reso nullo da questa violazione. Peraltro successivamente “corretta”, indicando come anonima e non conosciuta la provenienza. In realtà evidenziando una ulteriore anomalia.

La tempistica e le altre “stranezze”

In aula Donati ha raccontato della tempistica con cui fu tenuta nascosta e poi rivelata la presunta positività del Capodanno 2016, dopo aver testimoniato sull’insolita scelta della data, collegata all’impossibilità di consegnare subito le urine al Laboratorio. Le dichiarazioni difformi tra verbale e successive dichiarazioni, fino a tutto quanto accaduto al perito dei RIS, colonnello Lago, incaricato dal Tribunale di Bolzano di compiere analisi sul DNA (urine prima negate, poi il tentativo di consegnare un campione non conforme, infine condivise ma solo dopo una rogatoria internazionale e un deciso confronto diretto tra il Gip e il Laboratorio di Colonia) i cui risultati furono definiti “disumani”. Il DNA infatti si degrada col passare del tempo, fino a scomparire, cosa non avvenuta dopo due anni.

Donati ha collegato IAAF e WADA, spiegando le connessioni (figure dei due enti passate a lavorare dalla Iaaf alla Wada e viceversa) e raccontando un episodio preciso quando da una iniziale posizione neutra, la WADA divenne antagonista. Fino a presentare al Tribunale di Bolzano delle analisi autoreferenziali, effettuate unilateralmente, senza presentarle prima ai giudici e avvenute senza la presenza dei periti di parte. Ha ricordato che è la WADA ad accreditare i Laboratori antidoping nel mondo, così come la stessa WADA partecipa come finanziatrice di progetti di ricerca del Laboratorio di Colonia.

  C’è stato spazio, utile raccordo, anche per tornare indietro nel tempo, a quando dopo le rivelazioni di hacker russi, si arrivò alla denuncia e alla condanna dei vertici della IAAF che ricattavano atleti in odor di doping. 

Le domande dell’accusa

L’avvocato Borella interrogando Donati ha mirato a smontare la connessione tra IAAF e WADA illustrata dalla testimonianza, ha chiesto se il teste era a conoscenza del contenuto delle mail citate, ha toccato l’argomento del passaporto biologico (illustrato da Donati al Giudice) e ha posto interrogativi sui rari punti non raggiunti dalle domande dell’avvocato difensore e dalle risposte del teste. Ma la documentata deposizione di Donati, non è stata minimamente incrinata, anzi…
L’ampiezza del raggio d’azione della difesa ha prodotto il risultato di disinnescare molte domande dell’accusa, che ad un certo punto ha lasciato calare in aula un lungo silenzio (non l’ho cronometrato ma deve essersi trattato, a sensazione, di quasi un minuto e mezzo o due). 

La difesa più di una volta ha sollevato obiezioni sulle domande dell’accusa. Obiezioni accolte dal Giudice che puntualizzava anche come Donati avesse già risposto a quelle domande nel corso della sua deposizione o come si trattasse di domande non da rivolgere al testimone ma per il querelato, già ascoltato in una precedente udienza.

L’avvocato Borella ha citato alcune affermazioni del professor Donati relative alla conferenza svoltasi ad Aahrus nell’ottobre 2015 (Play the Game 2015: Global sport, reform o revolution?), nella quale il professore aveva parlato in termini positivi di membri WADA. 

Considerazione personale ma inevitabile: all’epoca non era ancora scoppiato il caso Schwazer con tutto l’accaduto, normale che Donati si sia espresso positivamente su alcune delle persone che lavoravano nella WADA.

Va detto anche che l’avvocato Borella rivolgendosi a Donati ha detto in aula: “Nessuno nega i suoi meriti, né in questa sede né mai”. Dichiarazione da registrare visto che allo scoppiare del caso Schwazer lo stesso Alessandro Donati, che ha avuto modo di ricordarlo anche nella sua testimonianza, fu fatto passare per una sorta di millantatore riguardo il suo ruolo di consulente WADA.

 Il 22 novembre le arringhe conclusive

 Il Giudice Cristina Sirabella ha fissato la data del prossimo dibattimento: 22 novembre alle ore 11. Il Giudice ha chiesto orientativamente di quanto tempo avranno bisogno gli avvocati per le loro arringhe conclusive. Il p.m. Daniela Cucaro Santissimo ha indicato 40 minuti, l’avvocato d’accusa Stefano Borella 30 minuti, l’avvocato difensore Francesco Cafiero de Raho 10 minuti.

Ma soprattutto il Giudice ha accettato l’inclusione nella documentazione da esaminare della sentenza del Tribunale di Bolzano, che le dovrà essere fatta arrivare almeno un mese prima, ovvero entro il 22 ottobre 2023. La trovate sul sito Archiviopenale.it (Sentenza G.i.p Bolzano Archivio Penale)

La sede Tribunale di Napoli, prima sezione penale.
Il Giudice   Cristiana Sirabella
Il Pubblico Ministero  Daniela Cucaro Santissimo
L’avvocato dell’accusa Stefano Borella
L’avvocato della difesa Francesco Cafiero De Raho
Il querelante WADA, direttore generale Olivier Niggli (Agenzia Mondiale antidoping)
Il querelato Andrea Cinquegrani, direttore della testata La Voce delle voci
L’oggetto: la WADA tramite il suo direttore generale Olivier Niggli ha querelato La Voce delle voci e il direttore Andrea Cinquegrani sentendosi lesa nella sua immagine da una serie di articoli pubblicati dalla testata napoletana. La WADA aveva poi deciso di ritirare la querela ma i querelati hanno scelto di proseguire.

   La WADA, scheda*

L’Agenzia mondiale antidoping, in inglese World Anti-Doping Agency (WADA), è una fondazione a partecipazione mista pubblico-privata, creata per volontà del Comitato Olimpico Internazionale il 10 novembre 1999 a Losanna, per coordinare la lotta contro il doping nello sport. Nel 2002 il suo quartier generale è stato spostato a Montréal in Canada, anche se giuridicamente resta una fondazione di diritto privato, regolata dal diritto civile svizzero. La sede di Losanna rimane comunque l’ufficio di coordinamento dell’Europa. * fonte Wikipedia

Alex Schwazer, scheda

Alex Schwazer (Vipiteno, 26 dicembre 1984) è stato azzurro nella specialità della marcia, campione olimpico a Pechino 2008 nella 50 km (anche oro sulla 20km agli Europei 2010,  bronzo ai Mondiali 2005 e 2007 sulla 50km, oro poi revocato sulla 50km al Mondiale del 2016) squalificato per doping alla vigilia dell’Olimpiade di Londra 2012, tornato alle gare ha vinto a Roma il Mondiale di marcia nel maggio 2016, e luglio è stato squalificato per otto anni (fino al 2024) per un caso di doping in realtà smontato dal Tribunale di Bolzano, che lo ha assolto per non aver commesso il fatto.

  Alessandro Donati, scheda

Alessandro Donati (14 giugno 1947, Monte Porzio Catone) è maestro dello sport. Un tecnico che si è trovato a combattere il fenomeno del doping fin da quando le pratiche illecite furono proposte ad atleti che allenava. La sua battaglia costante a difesa dello sport pulito e contro I signori del doping (2021), come si intitola il suo ultimo libro, lo ha portato ad essere emarginato e osteggiato dal mondo dell’atletica in particolare, che non gli ha mai perdonato i suoi esposti e denunce, volte a smascherare condotte illecite, a partire dal salto allungato dell’azzurro Evangelisti ai Mondiali di Roma 1987 e del sistema doping, anche italiano.

Ha scritto anche “Campioni senza valore”(1989) e “Lo sport del doping” (2012). 

La docuserie su Netflix Il caso Schwazer

Il caso Schwazer è diventato anche oggetto di una docuserie, realizzata da Massimo Cappello per la Indigo e distribuita su Netflix. Il lavoro, illuminante anche per chi non sapeva nulla della vicenda, è rimasto a lungo nella top ten delle serie più viste (oltre due milioni e mezzo di telespettatori nelle prime due settimane di programmazione on demand). Ed è stato selezionato nella cinquina in corsa per i Nastri d’Argento, votati dai giornalisti italiani di critica cinematografica.

Schwazer innocente, alcuni titoli dei giornali, a cui fece riferimento La Voce delle voci
Schwazer innocente, alcuni titoli dei giornali a cui fece riferimento La Voce delle voci

Leandro De Sanctis

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