VOLLEY Papi (forse) saluta: «Non credevo che avrei vinto così tanto»

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Nell’uovo di Pasqua Samuele Papi ha trovato i titoli di coda della sua fantastica carriera, ma con un asterisco, un buono valido ancora per una stagione, l’ultimissima, nel caso una squadra dovesse ancora cercarlo, nonostante i 42 anni.

«Ho deciso di smettere di giocare, ma una cosa del genere va “ragionata” anche a mente fredda, a giochi fermi. Specie dopo una stagione tribolata sotto tutti i punti di vista, problematica come quella che abbiamo vissuto a Piacenza. Ora dico che smetto e non penso che in estate ci sarà la coda per prendere un 42enne. Poi se capiterà, valuterò. Non posso permettermi di chiudere la porta a nessuno, sento quel che verrà fuori. Potrei cambiare ruolo, fare il libero, specializzato nella ricezione. Diciamo che c’è un 10% di possibilità che vada avanti ancora per una stagione» 

Lei ha sempre detto che giocava e si allenava per passione.
«Una passione messa a dura prova quest’anno. E’ stato difficile per tutti: sono capitate cose che non mi erano mai successe in tanti anni. Spero che a Piacenza non scompaia il volley: mi dispiacerebbe tanto, per la città e per i tifosi  che ci sono stati molto vicini. Anche se la squadra non vinceva il palazzetto era sempre pieno, sono stati sempre con noi»  

Le dispiacerebbe aver concluso così?
«Sì, mi dispiacerebbe aver finito così, ma non si può sempre avere ciò che si vuole e si desidera. Sarebbe un peccato ma la mia carriera è stata talmente lunga e bella…» 

C’è chi dice che quando si gioca fino ad età avanzata è perchè si ha paura del futuro…Lei che ne pensa?
«Si gioca per la passione ma è vero che c’è anche anche paura per l’ignoto. Non puoi dire faccio un altro lavoro dopo aver dedicato 25 anni di vita ad una cosa. Ovvio che potrei solo restare nella pallavolo. Prenderò le mie decisioni con tranquillità, un po’ di tempo me lo prendo. Ma io sono andato avanti perchè mi divertivo e fino all’anno scorso ho vinto. Non pensando di posticipare il momento dell’addio»

Che posto può esserci per lei nel volley?
«Tante cose devono avvenire. Serve che qualcuno ci creda: inizialmente mi piacerebbe allenare i giovani, per fare un percorso. Con i ragazzi si è anche educatori, ci sono soddisfazioni umane diverse rispetto al ruolo di allenatore ad alto livello. Bisogna ripartire da zero, studiare, mi stuzzica molto» 

In Italia però non sono molti i club che badano alla programmazione, ai vivai.
«Un po’ è vero. C’è mancanza di programmazione, ma qualche giovane interessante sta venendo su. Non c’è più la tipologia di società che alleva giiovani e poi li vende per andare avanti, Materiale umano ce ne può essere ma si perdono tanti ragazzi strada facendo. E’ più complicato far divertire un ragazzo. Lo sport è sacrificio, toglie le compagnie e praticato ad alto livello non fa benissimo alla salute…» 

Che ne pensa della Nazionale con Juantorena?
«Spero che per il bene di tutta la pallavolo, la Nazionale possa fare molto bene.Ha sempre il suo fascino, può essere un’Italia interessamte. Su Juantorena negli ultimi anni, avendolo visto giocare, ho sempre pensato che sia il più forte schiaacciatore in circolazione. Mi è spiaciuto il risultato dei Mondiali, sicuramente qualcosa si è rotto ma se non si è dentro non si può parlare. Ma io sono stato in quel gruppo all’Olimpiade di Londra, arrivammo al bronzo. Ho fiducia»

A fine carriera ci si guarda indietro o no?
«Sono abituato a guardare avanti, nonostante tutti i sacrifici che ho fatto, non sono un nostalgico. Se ti chiami Papi devi sempre dimostrati all’altezza»  

La sua avventura nella pallavolo è andata come sperava o sognava?
«Meglio di come pensavo, non avevo sognato cosi tante vittorie, non avevo mai pensato di arrivare a essere ancora in campo a 42 anni. Ero gia piccolo allora… Devo ringraziare madre natura: a parte l’operazione al ginocchio nel ‘97, solo qualche brutta distorsione. Ma se te ne succedono tre in 20 anni sei fortunato. Devo ringraziare il fisico che ha retto bene, da vecchi si sta più attenti a mangiare, bisogna tenersi, ogni tanto sgarrare, avere una alimentazione adeguata, anche perchè il metabolismo è cambiato e si rischia di ingrassare. In questi ultimi quattro anni ho dovuto rinunciare un po’ alla famiglia, alle mie figlie Gaia di 8 anni e Lucrezia di 6, rimaste a vivere a Treviso»

Coltiva ancora i suoi hobby?
«Si, i videogames meno rispetto a prima ,a con la PlayStation 4 mi diverto ancora. E poi il modellismo dinamico, a Piacenza c’era una pista dove si può andare: le macchine hanno motori a scoppio ma io uso un modellino con motore elettrico»

Un altro Papi non nascerà più?
«No, soprattutto perchè è diversa la pallavolo, è cambiata e un giocatore alto solo 1,88 come me…Non si possono fare confronti tra giocatori di epoche diverse, si può essere simili. Uno che ha fatto miglioramenti stratosferici è Lanza, è cresciuto anche di testa, lo vedi da come gioca la palla»

Nel 2004 pensava di far coppia con Giani nel beach. Rimpianti?
«Era un’idea, una cosa tanto per dire, ma è andata bene così. Il beach è totalmente un altro sport»

Un momento che non dimenticherà?
«Mi è rimasta dentro la finale di Coppa Italia con Piacenza, l’anno scorso a Bologna. Quando siamo scesi dal pullman ho visto fiume di gente di Piacenza, ci hanno accolto come… calciatori . E’ stata una intensa emozione, si percepiva la passione e la voglia di vincere dei nostri tifosi. E la vincemmo quella Coppa»
Avrebbe preferito risparmiarsi qualche amarezza?
«Ma no, alla fine è tutto positivo anche le cose brutte che ti aiutano a crescere. Certo non dimentico l’infortunio ai Mondiali 2002: dopo tanti sacrifici sul più bello ti fai male…»

Leandro De Sanctis

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