Alice e il sindaco | Recensione

Alice e il sindaco, ovvero l’inconsistenza della politica dei giorni nostri. La fotografia che ne fa il regista Nicola Parisier è sconfortante, quasi senza speranza. E dipinge un ritratto della politica francese, in questo caso il sindaco di una città importante come Lione, forse diverso ma non meno sconfortante della realtà italiana.
Devo dire che mi è piaciuto più il tentativo di analisi che il film in sé, non completamente soddisfacente perché lascia troppi vuoti e tratteggia dei personaggi irrisolti, senza andare troppo a fondo. Nonostante l’impressione sia che perfino queste lacune servano a trasmettere il senso di incompetenza e pressapochismo di una politica ormai senza idee né coraggio, impantanata in una routine senza lampi.
A cominciare dall’arrivo a Lione della protagonista, la Alice del titolo (ha il volto e le parche parole di Alice Demoustier), chiamata per un non meglio identificato lavoro, che tra la convocazione e il suo arrivo è già scomparso. Salvo crearle un ruolo ad personam di consigliere del sindaco, un Fabrice Luchini confuso, spossato, ormai inerte e senza più non solo idee, ma voglia di combattere per le cose in cui crede.

La politica scollegata dalla realtà

Tanto sorprendenti le tappe della rapida ascesa professionale della neo assunta Alice, che diventa addirittura consigliere del sindaco, quanto scontate le reazioni d’invidia delle persone scalzate nella gerarchia di importante, nella corte del sindaco.
Non parlano molto Alice e il sindaco, le note che lei gli consegna hanno il merito di dare una scossa, di illudere che attraverso il dialogo possa esserci un avvicinamento tra il potere politico e la vita reale della gente. E Alice potrebbe essere la (ri)connessione tra la politica e il mondo visto dal basso. Un percorso che a livello umano si accende, anche con l’ausilio dei libri che la giovane dona al sindaco e con un richiamo alla modestia che viene indicata come valore chiave per il cambiamento.

Un film intellettuale

Alice e il sindaco è un film intellettuale, un viaggio tra le sabbie mobili di una politica progressista e di sinistra venuta meno alla sua identità, che si spenderebbe in progetti sbagliati se qualcuno fuori dal coro non lo dicesse chiaramente che non sono la cosa giusta da fare. Una sinistra che non sa più cavalcare il sentire della gioventù che pensa differente, che vorrebbe politici diversi, una politica al passo con i tempi. In fondo Nanni Moretti nel suo Aprile (ma anche in Palombella rossa) disse qualcosa di simile e non a caso il cinema del regista romano , il Nuovo Sacher, propone il film, in edizione originale.

La rivoluzione non decolla

Alice e il sindaco dà l’impressione, l’illusione di raggiungere un risultato, nella bella scena del discorso dirompente, scritto a quattro mani, che il sindaco Luchini si appresta a fare per segnare il futuro suo (e del partito, e della Francia). Ma quando la rivoluzione sembra possibile, ecco la sospensione, l’attesa, l’incertezza, l’inazione che vanifica ogni proposito. E tutto è destinato a restare come prima, peggio di prima. E’ la politica bellezza…
E solo una volta scesi dal carrozzone, si riprenderà a leggere e a pensare, perché il mestiere politico con le sue scadenze frenetiche, sembra proprio negare la possibilità di una connessione binaria con il pensiero, con le idee svincolate dalle costrizioni e dai legami con l’economia. Capisco chi ha preso male il riferimento alle banche come evidenze di ideali traditi, la verità fa male…
Alice e il sindaco, un film intellettualmente utile. Ma cinematograficamente avrebbe potuto dare di più e meglio.

Alice e il sindaco, trailer originale

Alice e il sindaco, trailer italiano

Alice e il sindaco, la scheda

ALICE E IL SINDACO – Titolo originale: Alice et le maire. Regia: Nicolas Parisier. Interpreti: Fabrice Luchini, Anais Demoustier, Nora Hamzawi, Léonie Simaga, Antoine Reinartz. Francia 2019. Durata 103 minuti, * visto in originale francese con sottotitoli in italiano.

Leandro De Sanctis

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