VOLLEY Fipav e Lega Femminile, scontro sulle date. Ma la colpa è… della Fivb (da 25 anni)

Non si sentiva la mancanza di
un nuovo conflitto tra la Lega Pallavolo Femminile e la Fipav. Il copione è
purtroppo sempre lo stesso da almeno 25 anni: oggetto del contendere sono
sempre o le date del campionato, o il numero di stranieri/e utilizzabili. Negli
ultimi anni si è aggiunto il nodo del Club Italia. 
Stavolta ad accendere il
confronto-scontro sono le date di un campionato già compresso, come in ogni
stagione olimpica, che pare destinato ad erodersi di tre giorni, con l’ultima
gara dei play off in calendario il 30 aprile invece de 3 maggio, in una serie
di finale che potrebbe giocarsi su tre sfide invece che su cinque.
Sotto riporto le
dichiarazioni e il punto della situazione espresso al sito Sportal.it dal presidente della Lega
Femminile, Mauro Fabris, dopo le anticipazioni pubblicate dal Corriere dello
Sport
sulla vicenda.
Il brutto è che Lega e Fipav
sono contrapposte per colpa della Fivb, di un peccato originale che da 25 anni
si combatte solo a parole e di un sistema di qualificazioni (per l’Olimpiade ma
in fin dei conti per tutto: Mondiali, Europei inclusi) sempre più assurdo,
sportivamente iniquo e distante dalla logica della realtà pallavolistica
esistente (per non parlare della tutela degli atleti spremuti). Un sistema di calendarizzazione a grappolo che fa danni
incalcolabili, minando alle radici i movimenti più vivaci e produttivi del
volley mondiale, unico sport in cui a livello internazionale l’immagine è
costituita esclusivamente dalle Nazionali. Un limite che perfino il
presidentissimo mondiale Ruben Acosta aveva ammesso nel 1990 (incalzato
dialetticamente dal sottoscritto), promettendo di lavorare per ridurre il
problema, che invece è ancora quasi al punto di allora.
I fini istituzionali di una
Fipav (che risponde al Coni del suo operato, non va dimenticato) non possono che suggerire una
politica volta a proteggere la Nazionale e i suoi obiettivi (andare all’Olimpiade
non è un bene solo della Federazione). D’altro canto un campionato femminile
che finalmente pare più stabile relativamente a certe problematiche patite in
passato, corroborato dall’ingresso di nuove realtà (che ignorano la storia e i
meccanismi del legame tra il volley internazionale istituzionale e la realtà
dei club) che ritengono di dover avere maggior influenza decisionale perché sborsano
capitali, pagano stipendi, tengono in piedi il carrozzone che ora include anche
la realtà del Club Italia.
Il paradosso è che il
presidente della Lega, Fabris, si trova a dover battagliare su due fronti:
contro la Fipav e con i club che (non so quanto consapevoli delle regole)
pretendono che sia la loro voce ad essere ascoltata.
Ora, il problema è nato all’indomani
del torneo di qualificazione. Mi chiedo perché si è atteso così tanto per
sciogliere il nodo? Sarebbe stato meglio trattare a oltranza, già entro la fine
di gennaio, e produrre subito le nuove date. Perché ora anche la soluzione d’emergenza
fattibile, anticipare una giornata dal 26 al 16 marzo, è stata bocciata dai
club per via dei palinsesti televisivi, definiti dopo lunga e vana attesa delle
date certe dei play off.
Purtroppo le strade aperte
non sono molte, anche se potrebbe essere d’aiuto lo stesso play off, che
potrebbe qualificare due squadre con un ridottissimo numero di atlete italiane,
disponibili prima per il raduno azzurro. Ma ciò che preoccupa è il tempo
necessario per ambientarsi al fuso del Giappone (il torneo preolimpico si
giocherà a Tokyo dal 14 al 22 maggio) che rende molto stretti perfino i tempi legali fissati dalla Fivb (scesi da 15 a 10 giorni) per avere a disposizione le atlete. 
Quello che è certo è che un muro contro
muro non è auspicabile e non farà bene a nessuno. Ognuno cerchi di valutare le
necessità dell’altro, non serve a niente una prova di forza che in ogni caso
avrà risvolti negativi sul futuro della pallavolo. Perché club e nazionale sono
destini che si incrociano, legati da sempre, come ha confermato il boom dei Mondiali Italy 2014.
Il problema della Lega e
della Fipav è la Fivb, e in subordine la Cev. Il cammino sarebbe lunghissimo,
ma perché la Lega (anzi le Leghe, il discorso vale anche per la maschile, quest’anno
graziata dal regalo della qualificazione lampo in Coppa del Mondo ottenuta
dagli azzurri di Blengini)  non si fa
promotrice presso la Fipav di una candidatura politica europea (per cominciare)
dello stesso presidente Fabris, che il politico l’ha fatto già? Magari potrebbe riuscire dove hanno
fallito i burocrati, che una volta eletti si adagiano presto, sprofondando nelle
poltrone dell’onnipotenza autoreferenziale, novelli Zelig negli organismi
europei e mondiali e non più all’opposizione per un cambiamento sostanziale e
fruttuoso.
L’Italia pallavolistica sostiene di avere
peso politico, sarebbe un’occasione per dimostrarlo, anche se ci vorrà tempo e spesso le società non durano abbastanza per raccoglierne i frutti.
Il presidente Fabris su
Sportal.it
 “La Federazione richiede, a stagione in corso, un
anticipo sul termine dell’attività dei Club, dal 3 maggio al 30 aprile, poiché
– si legge sull’articolo de Il Corriere dello Sport – avere le azzurre dall’1
maggio, tredici giorni prima del torneo e con l’handicap dell’ambientamento al
fuso orario, sarebbe il minimo indispensabile”. Sottolineando che la
conclusione del Campionato di Serie A1 il 3 maggio sarebbe perfettamente in
linea con i regolamenti FIVB, secondo cui le Nazionali possono richiedere le
giocatrici ai club 10 giorni prima dell’inizio delle competizioni
internazionali (il preolimpico comincerà il 14 maggio), si tratterebbe di
un’ulteriore contrazione di un calendario già fitto. Nella stagione
preolimpica, infatti, l’attività delle squadre di A1 che non parteciperanno ai
Play Off Scudetto durerà 4 mesi e mezzo. Quattro mesi e mezzo in cui tali
squadre hanno dovuto disputare 24 turni di Campionato (uno ogni 5,8 giorni),
anche per effetto della partecipazione al Campionato del Club Italia. Prendendo
come riferimento la Nordmeccanica Piacenza, una delle squadre impegnate in
Campionato, Coppa Italia e Champions League, essa arriverà a disputare tra il
17 ottobre e il 2 aprile tra le 36 e 37 partite (dipenderà dalla qualificazione
o meno alla finale di Coppa Italia), ovvero una partita ogni 3,8 giorni, al
netto della sosta invernale. 
La Lega si è attenuta pienamente alle indicazioni di
calendario fornite dalla Fipav a inizio stagione, con particolare riferimento all’eventuale
partecipazione della Nazionale al torneo preolimpico di maggio in Giappone (che
era stato individuato tra il 15 maggio e il 5 giugno). E ha organizzato la
propria attività sulla base di queste indicazioni, prevedendo inoltre una pausa
dal 22 dicembre al 17 gennaio per la disputa dei tornei continentali di
qualificazione alle Olimpiadi. 
L’esperienza del Club Italia in A1 si è rivelata, a detta di
tutti, un successo. Preme evidenziare in merito alcuni punti: i Club di Serie
A1 hanno accettato l’invito del ct Bonitta e della Federazione e accolto il
Club Italia nell’A1 2015-16, nonostante tale inserimento implicasse l’aggiunta
di 4 giornate alla Regular Season (da 22 a 26), saturando un calendario già
compresso con 5 turni infrasettimanali; 5 turni infrasettimanali (su 26,
praticamente 1 su 5) che hanno causato un sensibile calo nel numero di
spettatori nei palazzetti e una difficile gestione e collocazione delle partite
in televisione, con conseguente danno economico e di immagine per i Club e per
gli sponsor che li sostengono; la crescita del Club Italia e delle sue atlete è
da ricondurre all’alto livello del Campionato in cui è stato inserito – la
competitività del torneo è stata sottolineata dallo stesso ct Bonitta in più
occasioni – e alla possibilità di confrontarsi con atlete di caratura
internazionale; se il Campionato è di alto livello e vi partecipano atlete di
caratura internazionale è grazie unicamente agli sforzi economici dei Club, che
di fatto sostengono la Serie A e le permettono di esprimere tali qualità
tecniche; il modello italiano è ben diverso, ad esempio, da quello statunitense
basato sui college, e l’unico modo per trasformare giovani talenti in
giocatrici di alto livello è inserirle in un contesto di eccellenza (ed è proprio
con questa motivazione che il ct Bonitta la scorsa primavera giustificò la sua
proposta). 
Che ora un tale Campionato di Serie A1 sia trattato come un
qualsiasi torneo del dopolavoro, con date modificate in corsa e finale di
stagione azzoppato per volontà federale, è un assoluto paradosso. Se la FIPAV
arriverà a imporre l’anticipo sul finale di stagione, contraendo la fase più
importante e spettacolare dei Play Off Scudetto, svilirà quella stessa Serie A
che ha ‘svezzato’ le atlete del Club Italia e (è la speranza di tutti)
contribuirà alla qualificazione dell’Italia alle Olimpiadi di Rio de
Janeiro”.

Leandro De Sanctis

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