VOLLEY Il bronzo che accusa

Dopo nove anni l’Italvolley è tornata sul podio della World League, vinta
per la terza volta dalla Russia, che in finale ha travolto il Brasile. A
Roma nel 2004 fu argento (finale persa con il Brasile), domenica notte
il 3-2 sulla Bulgaria ha regalato alla Nazionale di Mauro Berruto un
altro bronzo, undici mesi dopo la medaglia olimpica di Londra. Nell’anno
post olimpico, con tutte le nazionali che hanno avviato il progetto
quadriennale che condurrà ai Giochi di Rio 2016, la squadra allestita da
Berruto ha dimostrato di saper essere ancora (o già) competitiva.
        Non per polemica ma come obbligata constatazione oggettiva, è
inevitabile porsi interrogativi sulle capacità tecniche e sulla
lungimiranza dirigenziale dei nostri club in generale.
Scorrendo la formazione italiana, gli osservatori stranieri si sono chiesti: ma da dove spuntano Vettori e Beretta? Solo per restare ai due titolari. Se Vettori, gioiellino del Club Italia a cui da
almeno un paio d’anni un po’ tutti hanno predetto un futuro luminoso,
riesce a giocare una finale da protagonista, chiudendola da top scorer
con ben 29 punti. Se Thomas Beretta regge il campo nel ruolo di centrale
titolare. Se questi due giocatori riescono ad essere protagonisti in un
contesto internazionale, certo, in una fase di ricambio generazionale
(ma vale per tutti), allora vuol dire che nessuna delle società di Serie
A1 ha saputo valutare bene. 
Vettori ha fatto la riserva a Piacenza,
Beretta era in A2 e scoprirà la A1 solo grazie al contratto che gli ha appena
fatto Modena.
        E viene da chiedersi se e quanti altri Beretta ci sono in A2 o
ancor più giù. Intendiamoci, non è che Beretta sia già un campione. Però
la Nazionale ha dimostrato che è un talento da curare, da allenare, da
far lavorare.
        E in un momento in cui il mondo della pallavolo si sta rendendo
conto che almeno per un decennio non sarà più lo stesso, saper
riconoscere i fiori nell’erba, diventa fondamentale per assicurare alla
Nazionale ricambi all’altezza. Quando Mauro Berruto ha avviato il Progetto Rio, molti hanno accolto con diffidenza ed ironia quei raduni pieni di nomi sconosciuti ma ricchi di speranze ed entusiasmo. Per non parlare di quanto sia stato osteggiato il Club Italia, che veniva accusato di rubare giovani alle società, che peraltro li lasciavano ammuffire in panchina nella migliore delle ipotesi. Ora invece si scopre che il Club Italia ha saputo sfornare giocatori utilizzabili in Nazionale, proprio come è accaduto alla Nazionale femminile. Insomma, bastava crederci. E poi i risultati, nel senso di giocatori di standard azzurabile, sono arrivati.
        Il bronzo di Mar del Plata è dunque un risultato che rinfranca
il clan azzurro, che difatti l’ha conquistato e festeggiato con
entusiasmo, assorbendo e dribblando polemiche antipatiche. La critica e gli interrogativi sono sempre leciti, lo sa anche il ct, ma non devono sconfinare nel cattivo gusto e devono mantenere il rispetto per le decisioni di chi ha la responsabilità delle scelte. E ha già dato qualche dimostrazione di qualità e di meritare fiducia.

Foto concesse gentilmente dalla Fivb: dall’alto la Russia vincitrice della World League 2013 a Mar del Plata. L’Italia terza classificata, una fase della finale Russia-Brasile con attacco del russo Sivozhelez, un attacco di Luca Vettori con la Bulgaria nella finale per il terzo posto

Leandro De Sanctis

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