CALCIO Lazio-Napoli DAZN, disastro “storico”

Il logo DAZN, su schermo nero, come a lungo è apparso ieri il segnale

Lazio-Napoli DAZN, un disastro “storico”, per usare il termine utilizzato nel comunicato, che definire grottesco è poco alla luce di quanto verificatosi ieri sera.

Il comunicato di DAZN
“È stata una serata storica e di grande successo per la prima trasmissione di un match di Serie A su DAZN in Italia. Questo è stato l‘evento live più seguito finora sulla nostra piattaforma a livello internazionale. Secondo i dati in nostro possesso stimiamo un significativo aumento dell’audience rispetto a quanto fatto registrare dalla stessa partita nella scorsa stagione. Abbiamo riscontrato un rilevante incremento delle registrazioni e degli accessi nelle ore e nei minuti precedenti al calcio di inizio di Lazio-Napoli, e il traffico sulla piattaforma è stato fluido. Purtroppo alcuni utenti hanno registrato delle interruzioni durante i primi 10 minuti del secondo tempo della partita. Siamo prontamente intervenuti risolvendo la situazione nel minor tempo possibile”.

La realtà è molto diversa
Se non vogliamo esplicitamente dire che il testo sopra è ricco di bugie, possiamo senza tema di smentita affermare che è molto lontano dalla realtà percepita dagli utenti, come dimostrano gli oltre 27.000 tweet che ieri sera inondavano Twitter, al primo posto per distacco abissale nella hit parade dei temi trattati. La gente non riusciva a vedere Lazio-Napoli e si sfogava twittando. Fortunatamente attingendo a piene mani a quella vena di ironia che in certe situazioni si esalta e che ha regalato almeno buonumore, da contrapporre alla rabbia degli abbonati.
Quantificare in “alcuni utenti” le migliaia di telespettatori inviperiti è a dir poco bizzarro. Così come affermare e sostenere che solo nei primi 10 minuti del secondo tempo si sono registrate interruzioni.

Nell’ordine: le immagini erano “sporche”, velate come nelle vecchie riprese, prima dell’avvento dell’RVM. Ricordate i filmati di 90° minuto? Si notava la differenza tra una diretta e un mix di fasi registrate.
Inoltre la differita, inevitabile per ragioni tecniche (ritardi più o meno cospicui che sconsigliano di stare vicino ad altre persone – vicini di casa tifosi e urlanti ai gol –  che seguono la stessa partita alla radio o su altri dispositivi), andava a spasso nel tempo. Ad un certo punto dal 60′ si è tornati al 35′. Il Napoli che attaccava verso la Curva Sud, si è visto improvvisamente attaccare di nuovo verso sinistra, verso la Curva Nord. E questo è accaduto più volte.
Quando non c’era semplicemente lo schermo nero, ma si ascoltava la telecronaca o negli intervalli la voce di Diletta Leotta (caso mai sarebbe stato meglio il contrario, vedere senza dover sentire) alla quale andrebbe spiegata la differenza tra una trasmissione preconfezionata in studio e una diretta dallo stadio. Ieri sera sono emerse le sue lacune in questo ruolo, e i suoi cinguettii sempre sorridenti (ma perché poi) sono apparsi decisamente stonati e fuori luogo, oltre che irritanti. Si guardi qualche video con la D’Amico e resetti il suo atteggiamento.
Il problema è derivato dalla qualità scarsa delle connessioni in Italia? Può darsi, ma allora bisognerebbe chiedere il risarcimento alla Lega calcio e a chi ha deciso questa boiata di cedere i diritti a una non televisione classica.

La Lega Calcio ha deciso di far cessare l’era della pay tv per meno abbienti (sparita Mediaset Premium, autoesclusasi la Rai che in teoria avrebbe più mezzi economici di tutti per) ma proporre in esclusiva partite anche importanti in una modalità ostica alla maggior parte dei tifosi, per ragioni anagrafiche e logistiche, è stata una scelta decisamente sbagliata. Anche se i club hanno incassato un mare di soldi e Sky può fare i prezzi che vuole, frammentando il pacchetto calcio in modo conveniente solo per lei.
Incredibile anche pensare come DAZN non abbia fatto test per capire se la cosa poteva funzionare. O se li ha fatti e le risposte sono state quelle messe ieri sera nell’assurdo comunicato, si capiscono molte cose.

Ora, con la robustissima campagna pubblicitaria che ha fatto DAZN, difficilmente si leggerà o ascolterà la verità totale su quanto successo ieri. Ma l’utente sa. Il tifoso è “malato” di calcio ma non stupido e non ama essere preso in giro. Il contenuto del comunicato ci dice anche che sarà difficile prendere per buono qualsiasi dato che verrà diffuso in futuro sugli ascolti di DAZN.
Ma, ripeto, le colpe stanno a monte. Nell’ingordigia dei club e nelle modalità con cui si è deciso di suddividere le offerte. Il tifoso di una squadra non può avere un solo abbonamento e vedersi le partite della Juve o dell’Inter, del Napoli o della Roma, Lazio, Milan e così via. Sbandierare il numero di partite che si hanno in esclusiva è uno specchietto per le allodole che non incanta nessuno: il tifoso vuole vedere le 38 partite della sua squadra (e Champions o Europa League, per chi la fa). Tutto il resto è nulla.
Una mistificazione intellettuale da spot.

Bastava rendersi conto di questo per capire che non era cosa…?
L’Europa viaggia a velocità diverse anche nella rete…

Leandro De Sanctis

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