Sparks, da Kimono my house A steady drip drip drip

Dopo quasi 50 anni di attività, gli Sparks (i fratelli californiani Ron e Russell Mael) sono ancora una realtà peculiare e interessante nel panorama musicale. Irruppero irresistibilmente nel 1974 con un singolo e un album che li fece conoscere e gli regalò un grande successo. Il singolo si chiamava This town ain’t big enough for both of us ed era contenuto nell’album Kimono my house. Copertina verde ad effetto, con due donne giapponesi vestite appunto con i kimono. Da quell’album fu estratto un altro singolo di successo, Amateur hour. Musica che fu allora assimilata al glitter rock, musica ballabile che funzionava anche nelle discoteche dell’epoca. Una sorta di pop leggero e divertente.
Lo scarso riscontro dei due album d’esordio (il primo si chiamava Sparks, inciso con il nome di Halfnelson) convinse i due fratelli, che da ragazzi avevano iniziato la loro carriera come modelli e attori, a trasferirsi in Inghilterra, sotto contratto con la Island, una delle etichette di maggior successo in quegli anni (pubblicava King Crimson, Traffic e Cat Stevens, solo per citare alcuni degli artisti),
Una volta in Inghilterra, con una nuova band, il nome Sparks fece centro al primo colpo con Kimono my house, che proponeva una specie di pop dai testi semplici e divertenti, in linea con la musica, che fu assimilata al glitter rock, stretto parente del glam rock. This town ain’t big enough for both of us raggiunse il secondo posto tra i singoli più venduti (allora la musica si acquistava…) e Amateur hour al settimo. I fratelli Mael sanno stare sul palco: bizzarri, irriverenti, decisamente particolari in maniera positiva.
Sulla scia di Kimono my house gli Sparks navigano sulla cresta dell’onda fino al 1976 (il singolo Something for the girl with everything è un buon successo anche se ricalca schemi già usati) con gli album Propaganda, Indiscreet e Big beat. Poi iniziano anni di incertezza: avanti e indietro tra California e Inghilterra, la band si scioglie e poi riprende l’attività. Il periodo tedesco e le collaborazioni con Giorgio Moroder, album discontinui fino alla fine degli anni ’80 con qualche buon riscontro episodico.

La ripresa negli anni ’90

Vado controcorrente e penso che nel 1994 l’ottimo ma ingiustamente sottovalutato album Gratuitous Sax & Senseless violins apra un nuovo capitolo, rilanciano il marchio Sparks e confermando le qualità della loro musica, da un lato apparentemente frivola e semplice, dall’altro ricercata nella reiterazione di una formula che strizza l’occhio alla dance risultando curata e trascinante. Non amo in genere sonorità dance, ma adoro quest’album che me li fece riscoprire. Il singolo When do i get to sing “My way” (come si vede l’ironia traspare fin dai titoli, una caratteristica del gruppo) è il pezzo trascinante, oltre a (When i kiss you) I hear Charlie Parker playing, altra cavalcata il cui ritornello resta nella memoria. La dimostrazione di come si possa fare musica ballabile di qualità e in maniera intelligente. Sempre nel segno dell’autoironia, come i fratelli Mael evidenziano nella divertente e bizzarra copertina del cd, uscito per la Logic Records (BMG)

Gli anni 2000

The seduction of Ingmar Bergman (2009) è il loro particolare omaggio al grande regista svedese. Il ritorno in grande stile è datato 2017: Hyppopotamus è un album strepitoso che riporta in auge gli Sparks presso i vecchi fan e prova a far breccia anche in un pubblico nuovo, fin dalla copertina, come sempre originale, con l’ippopotamo in piscina e Russell e Ron Mael sullo sfondo. Giddy giddy, Unaware, I wish you were fun. Nel pezzo When you’re a French director suona anche il regista francese Leos Carax, presente con la sua voce e con la fisarmonica. Per due musicisti californiani è perfino inevitabile la presenza del mondo del cinema nei loro testi, nella loro musica.
L’album è uniforme e ripropone la reiterazione delle note alle tastiere che è diventato un marchio di fabbrica. Il motivo si ripete tre volte, aprendo la breccia per la melodia. Uno stile che verrà mantenuto anche nel recente A steady drip, drip, drip e che è diventato una costante della musica degli Sparks. Il loro ultimo album mantiene le promesse e conferma come si possa esprimere genialità anche nella semplicità, si può suonare pop ma con classe ed inventiva, toccando temi sociali ed ecologici, semplicemente divertendo e senza mai rinunciare a sprazzi di melodia che conquistano.
Al di là del passato e della fama attuale, dopo cinquant’anni di carriera gli Sparks sono ancora una voce d’avanguardia nel mondo della musica. Pezzi come Lawnmower, Sainthood is not in your future, I phone sono solo alcuni dei gioiellini di un album globalmente divertente e convincente.

Sparks, gli album

Album in studio

Il penultimo album degli Sparks, Hippopotamus
Il penultimo album degli Sparks, Hippopotamus
Il terzo album degli Sparks, 1974, Kimono my house. Fu il loro primo grandissimo successo, trascinato dal singolo This town ain't big enough for both of us
Il secondo album degli Sparks, 1974, Kimono my house. Fu il loro primo grandissimo successo, trascinato dal singolo This town ain’t big enough for both of us

Leandro De Sanctis

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