Gender Gap nelle professioni, pagano le donne

Gender Gap nelle professioni, pagano le donne.
Se n’è parlato snocciolando esperienze personali, dati, tabelle comparate, nel convegno ospitato all’Istituto Carlo Jemolo, a Roma. Parlarne non basta ma può essere utile quando occorre mettere a fuoco tematiche delicate e reali, per provare a fotografare situazioni e ipotizzare strumenti di cambiamento. Conoscere le dimensioni di certe problematiche è il primo passo per affrontarle e tentare di superarle. 
In questo caso di parla di gender gap nelle professioni, sia a livello economico che programmatico. Professioni anche prestigiose accomunate dal comune filo dell’ingiustizia strisciante e del pregiudizio, a breve e lungo termine.
A parità di lavoro, le donne troppo spesso sono retribuite meno rispetto agli uomini. Le donne faticano a trovare collocazioni apicali, ancora appannaggio prevalentemente degli uomini. Nel 2024 per molti aspetti la società italiana è ancora indietro, per consuetudini, abitudini, pregiudizi di comodo. 

Il pregiudizio, verso il genere femminile e verso l’età, è difficile da estirpare. Ci sono professioni e ruoli ritenuti inevitabilmente patrimonio maschile e altre femminili, al di là delle effettive competenze e delle qualità. E si parla di medici, architetti, ingegneri, commercialisti, avvocati, psicologi e psicoterapeuti.

Prevale ad esempio l’idea che una donna è sempre più assorbita dalle problematiche della famiglia e del ruolo materno se ha figli, tendenzialmente meno orientata a spendersi sul lavoro oltre l’orario. Tra le discriminazioni striscianti ma reali c’è anche il diverso modo in cui, ad esempio, si è considerate quando entra in scena la maternità. Soprattutto nel privato una donna deve fare i conti con la diffidenza di chi ritiene che sia uno svantaggio assumere una donna, che può diventare mamma e dunque avere un costo anche quando potrebbe essere assente dal lavoto e dalla produttività. E non di rado il gap economico si accompagna con fenomeni di mobbing.

Come se una società civile dovesse andare avanti senza madri. A latere vanno ricordati anche i casi nel mondo dello sport, negli sport di squadra, quando per le atlete diventate mamme nel corso dei campionati si sono accesi riflettori spesso sgradevoli e fonte di contenziosi. Almeno in questo campo qualcosa si è mosso positivamente, con apposite leggi fissate da alcune federazioni, come ad esempio la FIPAV, la federpallavolo, a tutela delle giocatrici mamme.

Il comunicato dell’Istituto Jemolo

L’Istituto Jemolo ha ospitato un’occasione di analisi e riflessioni sul tema, Gender Gap nelle professioni. Interventi, approfondimenti e con una vasta platea di relatori appartenenti a differenti ordini professionali, introdotti da Arcangela Galluzzo, direttrice dell’Istituto Jemolo. L’intero convegno è stato moderato con professionalità e competenza da Federica Federici – del  Foro di Roma e Presidente Nuove Frontiere del Diritto –  che ha supportato l’alternarsi dei relatori e degli interventi che sono iniziati con il contributo di Luciana Delfini – Foro di Roma e  Presidente CPO Roma .

Sabrina Santaniello – Consigliere Ordine dei Medici OMCeO Roma – ha voluto dare un contributo dal proprio ordine professionale pensando anche al divario economico presente nelle professioni sanitarie nel gender gap , divario ingiusto, che va colmato superando il problema della differenza di genere. Successivamente il tema trattato è stato quello della femminizzazione della professione – che pur essendo una conquista –  non è sempre supportata da reali progressi nella disponibilità di strumenti di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro o di effettiva parità nelle carriere, costringendo spesso le donne a rinunciare ai loro diritti e a mettere da parte le loro ambizioni, ad esempio a causa della maternità.

Antonia Coppola – Vice Presidente CPO Ordine dei Commercialisti ODCEC Roma – ha comunicato, quanto a livello direttivo, l’ordine abbia voluto dare un impulso forte alle tematiche del Gender Gap puntando a fare rete e cercando di dare pari opportunità sia agli uomini che alle donne. Tutte le iniziative sono state abbinate alle politiche giovanili per offrire, dal punto di vista di genere, una maggiore parità professionale.

Maria Elena D’Effremo – Consigliere Ordine degli Ingegneri di Roma – ha osservato come il ruolo dell’ingegnere sia rappresentato da un universo maschile dove spesso le donne vengono subordinate agli uomini anche avendo ruoli di maggior rilievo. L’ingegnere D’Effremo cita la costituzione (“tutti siamo uguali”) ma nonostante questo le donne in questa professione devono faticare il doppio rispetto agli uomini.

Paola Biondi – Ordine Psicologi del Lazio – ha evidenziato come il convegno nasca dalle riflessioni sul divario, o differenziale, retributivo di genere nel mondo del lavoro che non devono essere solo numeri, ma devono portare a una vera e propria evoluzione “culturale”. La Psicologa Paola Biondi ha messo in risalto la maggiore presenza di donne iscritte all’Albo professionale degli psicologi del Lazio e dell’albo Nazionale rispetto agli uomini, però gli uomini in minoranza sono ai vertici del settore.

Il convegno è stato concluso da Giancarlo Renzetti – Delegato Nazionale Cassa Forense – che, come uomo, ha voluto sottolineare  la volontà e il desiderio di una parità di Gender nelle diverse professioni, nessuna esclusa.

Leandro De Sanctis

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