CINEMA Venere in pelliccia

VENERE IN PELLICCIA (Venus in Fur)
Regia: Roman Polanski. Interpreti: Emmanuelle Seigner,  Mathieu Amalric.
Durata 96′. Francia-Polonia. 01 Distribuzione.

Visto in versione originale francese, con sottotitoli in italiano

 Il teatro che si fa cinema è sempre stato argomento interessante, sublimando il ruolo della parola piuttosto che il contorno. Serve quindi una solida sceneggiatura per farlo decollare, per catturare l’attenzione. E attori in grado di renderne le sfumature, l’ironia, la drammaticità del testo. La Venere in pelliccia di Polanski è tratta da un’opera teatrale a sua volta ispirata dal testo erotico scritto dall’austriaco Leopold von Sacher-Masoch*, che ha poi suo malgrado dato il suo cognome al masochismo, pubblicato nel 1870. 
Polanski mette in scena un’opera intrigante, ficcando il naso con un piano sequenza iniziale che dalla strada deserta e piovosa ci conduce nel teatro, e poi distaccandosene con un carrello indietro che ripercorre a ritroso il percorso. Racchiusa nella scatola magica del teatro, nell’occasione una sala prove che serve al regista per cercare l’attrice a cui affidare il ruolo della protagonista.

Il gioco a due irretisce, affascina, cattura. Si parla d’amore e di sofferenza, di desiderio di appartenenza fino all’annullamento di sè, in un progressivo ribaltamento di ruoli giocato in punta di dizione. Ognuno vedrà cose che vorrà vedere. Il regista messo all’angolo, in discussione nel suo ruolo di autore declassato a traduttore e adattatore. Ma è il ruolo dell’uomo e della donna che viene messo sotto la lente d’ingrandimento, discusso, rinnegato. La punizione divina è consegnare l’uomo nelle mani di una donna… Dannazione. Serve aggiungere atro?
 L’uomo prigioniero di se stesso e del suo ruolo, condannato a restare “ostaggio” del suo… cactus, fatalmente e inevitabilmente, oltre ogni conseguenza. Si recita von Sacher Masoch ma in teatro ci sono i resti di una scenografia western: ma in fondo l’incontro.scontro tra uomo e donna non è un duello?
Attori e personaggi si accavallano, in una straordinaria osmosi che Mathieu Amalric ed Emmanuelle Seigner esaltano giocando di fino, senza aver paura del greve. Emmanuelle è tanto regale con la gomma che mastica sguaiatamente come una borgatara dal fascino volgare e carnale (riesce a dire si non col canonico oui ma con un ciabattato oua…) quanto stupefacente, d’incanto, nel trasformarsi dalla Vanda arruffona e disordinata, nella Wanda della piece, la Venere in pelliccia (attimo clou del film, perchè la sua recitazione cambia in un fuori campo, per cui giustamente si ascolta all’improvviso la sua voce con tono, registro e impostazione mutata). Un film intellettuale per spettatori che hanno voglia di pensare, riflettere, raccogliere indizi per esercitare il gioco del pensiero critico. Un film da apprezzare e godere in francese, per cogliere le sfumature di una recitazione che è parte della sua bellezza. Come la sensualità della Seigner, che l’incedere del tempo trasforma ma non affievolisce.

* Sacher-Masoch: nome che riletto potrebbe stare a significare che è da… masochisti non apprezzare la bontà di una buona torta Sacher, accanto a cappuccino in tazza, tipo quella che a Vienna serve  il localino bar proprio di fronte a Stephenplatz…

Leandro De Sanctis

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