Champions volley buia e lontana. Dallo spettacolo

Champions volley buia e lontana. Dallo spettacolo. A Verona di Super le SuperFinals della Champions League di volley non hanno avuto l’illuminazione e le videoriprese. La grancassa della banalità batte sempre i rintocchi del tutto è bello e tutto è spettacolo, ma in realtà dubito che chi non conoscesse bene la pallavolo e si è ritrovato sintonizzato su Rai2 durante la finale tra Imoco Conegliano e Vakifbank Ankara si sia entusiasmato vedendo figurine piccoline emergere a fatica nel buio. Nemmeno i colori delle maglie emergevano distintamente dall’oscurità.
Ormai da anni la pallavolo è sfuggita di mano definitivamente a chi il volley lo ama e lo gioca. A chi vive per la pallavolo. Sfrattato da chi vive di pallavolo. I palasport lasciati al buio sono una fissa della Fivb, la Federazione mondiale, che evidentemente la Cev, la Confederazione europea, ha fatto sua adeguandosi supinamente a ogni stortura lanciata dai “creativi” ( i Fratelli De Rege avrebbero aperto questo testo con il loro classico: Vieni avanti crea…tino).
E nonostante non ci fosse il pubblico, si è mantenuta l’intelaiatura dark che ha penalizzato in maniera fastidiosamente insopportabile il prodotto televisivo. Responsabilità di chi ha organizzato e di chi ha dato disposizioni, fregandosene dell’effetto che avrebbero avuto. Settimanalmente la Rai produce ben altri spettacoli con le partite di pallavolo. Il confronto con le recenti finali scudetto è stato impietoso. Imoco Conegliano-Vakifbank e Zaksa-Itas Trentino non hanno goduto della stessa qualità dei play off. Sarà vero che ormai siamo un po’ viziati, ma ho avuto la tentazione di spegnere tutto: perché quelle riprese così distanti che lasciavano inquadrati gli spettatori privilegiati a bordo campo? Perché quelle tenebre ad avvolgere il tutto? Per non parlare dell’insulsa e e sproporzionata grafica che occupava tutto lo schermo durante i challenge.
Piaccia o meno sentirselo dire, più di una cosa non ha funzionato nella strombazzata fantastica giornata veronese. Riguardo ciò che si è visto in Tv e (stando a testimoni) ciò che è stato vissuto in loco e poi raccontato sotto forma di critiche e lamentele. A qualcuno che lavora tutto l’anno per la pallavolo è stato precluso perfino l’accesso, con la scusa delle misure anti Covid. Un po’ la solita storia all’italiana: accrediti negati a più di un giornalista, altri relegati a debita distanza dal campo, a ridosso del quale c’era invece un piccolo esercito di personaggi vari.
Ho sempre elogiato le tv per il modo in cui permettono di gustare le partite di pallavolo, che per certi aspetti, sui dettagli, si gustano non meno bene che dal vivo. Ma a Verona nemmeno guardare la Tv con il binocolo avrebbe aiutato.
Il vero problema è che nessuno ha la voglia e la forza di contrastare la dittatura dei governi della pallavolo mondiale ed europea, uniti nella convinzione che chi lavora nell’informazione procura solo fastidi e non va supportato nel suo lavoro. Il peggio è per chi deve fare i conti con questi personaggi senza poter agire come si dovrebbe in questi casi.
E se i giocatori ascesi nelle presunte commissioni operative non faranno nulla per arginare questi deliri, ogni speranza sarà preclusa.

Leandro De Sanctis

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