Bastava chiedere! | Recensione libro

Bastava chiedere! Dieci storie di femminismo quotidiano recita il sottotitolo esplicativo dell’opera di Emma, fumettista e blogger francese che è diventata un punto di riferimento per le donne in formazione o in crisi di identità, personale e sociale. Nel suo blog ( emmaclit.com ) pubblica le sue riflessioni su piccoli e grandi temi offrendo spunti di riflessioni e momenti di leggerezza divertente che avvolgono nell’ironia considerazioni serie. I suoi libri sono diventati un fenomeno editoriale.
Le sue storie, sul blog (che è anche in lingua inglese) sono divise in settori: attualità, anticapitalismo, antirazzismo e violenze poliziesche, femminismo, intermezzi ludici, lo sapevate?, varie.
I lettori meno giovani a suo tempo accolsero spesso con disagio la nascita del femminismo, vissuto da entrambi i sessi con conflittualità talvolta accese ed esasperate. Il prezzo da pagare quando una parte è stata troppo e troppo a lungo vessata, come succede per il razzismo ad esempio.
Il femminismo realistico e concreto di Emma è fondato invece su basi solide e non violente. Anche se la realtà che fotografa e racconta con le sue vignette è impregnata di ingiustizie sociali e personali che sono fotografie di quanto la società ha imposto e impone al sesso femminile. Specialmente quando nascono nuclei familiari che più o meno consapevolmente reiterano modelli costruiti e metabolizzati a vantaggio dell’uomo.
Se pensate che non c’era bisogno dei libri di Emma, per capire l’ingiustizia sociale di cui sono vittime le donne, le madri, le mogli, vi sbagliate di grosso.

Un macigno sulla coscienza maschile

Bastava chiedere! colloca con apparente leggerezza un macigno sulla coscienza del maschile, abitudinaria e comoda, frutto inevitabile di consuetudini radicate. Inevitabili fino a quando la società non saprà e vorrà cambiare marcia.
Ecco perché penso che se è vero che Bastava chiedere! è un libro che ogni donna dovrebbe leggere, è ancora più necessario che siano gli uomini a leggerlo, senza pregiudizi e con la consapevolezza di poterlo comprendere nella sua essenza e apprezzare per ciò che analizza e propone, naturalmente a patto di spogliarsi di tutto ciò che per egoismo e comodità, indurrebbe a sottovalutarlo o addirittura respingerlo.
Ma nemmeno il più ottuso dei maschietti potrà razionalmente obiettare: Emma non racconta storie, o meglio, ci ricorda le brutte storie che condizionano e troppo spesso alterano, sviliscono, compromettono e rovinano l’esistenza privata e professionale di molte donne. La maggior parte delle donne. Alle prese con lo stress delle fatiche fisiche e del carico mentale dell’organizzazione familiare
Dalle abitudini domestiche alle dinamiche di ufficio. Una società costruita sul lavoro non riconosciuto della donna (mamma-moglie), sfruttata come avviene in altri settori ma senza possibilità di riscatto.
Anzi, osservado la piega presa dall’economia mondiale, con il dissolversi delle faticose conquiste sindacali nate con le lotte che iniziarono degli anni ‘60, bisogna ammettere che il capitalismo imperante e dittatoriale ha esteso ad ogni settore lo sfuttamento praticato sulle donne casalinghe, protagoniste ignorate e dimenticate. Con una considerazione inversamente proporzionale al loro ruolo di motore della società. E chi riesce ad evadere dal ruolo designato, deve farlo sfruttando a sua volta altre donne, reiterando in qualche modo quel vizio di forma che applicato su scala mondiale e a ogni livello, ha creato enorme ricchezza per pochi e miseria per gli altri.
Emma non si limita a illustrare, ma propone anche la sua ricetta sostenibile, che avrebbe bisogno di una onesta e globale presa di coscienza, individuale e della classe politica. Una malattia tanto semplice da diagnsticare, quanto forse impossibile da curare. Ma non bisognerebbe smettere di lottare per una società meno iniqua.

Bastava chiedere! la scheda

BASTAVA CHIEDERE 10 storie di femminismo quotidiano. scritto da Emma.
I capitoli: Bastava chiedere!; Rilassati!, Il potere dell’amore; Impara a conoscerla; Michelle; Non va bene, ma…; Un ruolo da riempire; L’attesa; Le vacanze; Lo sguardo maschile.

Leandro De Sanctis

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