Ema | Recensione film

Ema, recensione film
E’ passato un anno dalla sua presentazione alla Mostra del cinema di Venezia, ma finalmente è arrivato in sala Ema, il film di Pablo Larrain ambientato a Valparaiso, in Cile, tra le sue strade in discesa, gli edifici con i balconi colorati, il porto suggestivo.
Si può arrivare all’equilibrio passando attraverso il caos?
E’ la domanda che in estrema sintesi può sorgere prima dell’ultima inquadratura del bel film del regista cileno. Ema è un film bello e particolare, probabilmente indimenticabile. La zazzera biondo platino della protagonista, le coreografie e le danze, i colori, la musica reggaeton che ne è colonna sonora e anima, nei luoghi dove si provano gli spettacoli ma soprattutto in strada. Immagini che si fissano spesso come quadri.

In Cile tante adozioni falliscono

La storia nasce da un problema particolarmente sentito in Cile, Paese che ha registrato nell’ultimo decennio un elevato numero di adozioni fallite.
Ema (Mariana Di Girolamo) e Gaston (Gael Garcia Bernal) , danzatrice e direttore della compagnia di danza, sono sposati. Non potendo avere figli, ne adottarono uno, Polo, particolarmente vivace e problematico. Al punto che la coppia decise di rimandarlo indietro dopo qualche traumatico incidente (la sorella di Ema ha avuto metà faccia ustionata) procurato dal bambino.
Ma la scelta non è priva di conseguenze. Ema e Gaston si amano ma ciò che è successo con Polo li mette di fronte ad un confronto aspro, profondo. Un conflitto in cui ci si dice di tutto e ci si accusa di tutto e di più. Pur avendo deciso insieme il forte gesto, ora vogliono capire, capirsi. Per non distruggersi completamente ma passando attraverso una dolorosa separazione.
Ema è di poche parole, ma decide di tornare di nuovo indietro, di ripensare al ripensamento.
Senza raccontare il percorso, la storia di Ema e Gaston è tanto contraddittoria quanto interessante. Immergendosi nel reggaeton (particolarmente incisiva la lapidaria definizione critica che ad un certo punto ne fa il personaggio di Bernal) il film procede come un concerto, con improvvisazioni e variazioni sul tema.
Le amiche, l’amore, il sesso senza distinzioni di genere, l’astuzia di un progetto apparentemente folle ma in realtà lucido che mamma Ema, decisa a riappropriarsi del ruolo materno, mette in scena ampliando il cast familiare. Rompendo ogni schema con il suo disegno d’amore decisamente trasgressivo, ma incredibilmente corretto per il fine che si propone.
Il fuoco è grande protagonista, fin dalla scena iniziale del semaforo che brucia, che si ricollega all’immagine conclusiva. Ema è fuoco che arde e brucia, di passioni torride e forse pericolose. E chissà che i guai combinati dal piccolo bambino colombiano adottato non siano stati da lei stessa accesi.

Ema, la scheda

EMA – 2019. Cile. Durata: 102 minuti.
Regia: Pablo Larrain
Interpreti: Mariana Di Girolamo, Gael Garcia Bernal, Santiago Cabrera, Paola Giannini, Cristian Suarez.
*visto in versione originale con sottotitoli.

Ema, il trailer originale

Leandro De Sanctis

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