Kim Ki-duk, morto un maestro di cinema

Kim Ki-duk, morto un maestro di cinema. Se il cinema asiatico contemporaneo è riuscito a fare breccia in un mondo dominato commercialmente soprattutto dagli Stati Uniti e da Hollywood, molto lo si deve anche a Kim Ki-duk, regista sudcoreano scomparso in Lettonia a soli 59 anni, per complicazioni da Covid-19 (questa almeno è stata la versione ufficiale). Con le sue opere, acute, sensibili anche nel rappresentare il dolore e la violenza, le contraddizioni e le miserie dell’animo umano, aveva saputo far apprezzare una cinematografia lontana dai paradigmi hollywoodiani ma ricca di contenuti.
Storie originali, sceneggiature ora essenziali, accoglienti lunghi silenzi (fino al mutismo totale di Moebius), ora forti nel dipanare con fredda lucidità, temi emotivamente bollenti, come in Pietà, che gli valse il Leone d’oro alla Mostra di Venezia. Storia di un usuraio spietato come il suo strozzino datore di lavoro e della sua trasformazione, frutto di un ingannevole rapporto imprevisto che genererà illusioni, amore, sofferenza e tragico dolore estremo. “Faccio film per tentare di comprendere l’incomprensibile” diceva il regista sudcoreano.
Primavera estate autunno inverno…e ancora primavera. La samaritana (Orso d’oro per la miglior regia a Berlino), Ferro 3 – La casa vuota (Leone d’argento a Venezia, miglior regia), L’arco, Soffio, Moebius, Il prigioniero coreano i suoi film che hanno avuto un pubblico attento, più all’estero che in patria. Spesso trattando amore e violenza, dolcezza e sangue, come solo gli autori asiatici riescono a fare in maniera che pare naturale e convincente, anche nei racconti più arditi.
Kim Ki-duk, anche sceneggiatore, montatore e produttore oltre che regista, è stato anche un artistico provocatore, capace di portare sullo schermo storie come Moebius (la censuratissima pellicola senza dialoghi che affrontava tematiche incestuose: sesso, famiglia e degenerazioni a catena di una situazione originata da un banale tradimento).
Il suo film che ho amato di più è stato indubbiamente Ferro 3, così originale, così particolare e se vogliamo drammatico, senza perdere una componente di ironia.
Non a caso ingredienti che ricorrono in Parasite, il premiatissimo film di un altro regista sudcoreano, Bong Joon-ho, talento che sia pure con film stilisticamente diversi, è riuscito a conquistare anche in misura maggiore le platee di tutto il mondo.

La notizia dell’Ansa

Il regista coreano Kim Ki-duk è morto a causa del coronavirus in Lettonia, secondo quanto riporta il giornale locale Delfi. Il regista è deceduto per complicazioni legate al Covid.
    Kim Ki -duk, 59 anni, Leone d’Oro nel 2012 alla 69 esima edizione del Festival del Cinema di Venezia con il film Pietà, era arrivato in Lettonia il 20 dicembre. Il direttore dell’Art Doc Fest di Riga, Vitalijs Manskis, ha detto che il regista stava per acquistare una casa a Jurmala e richiedere un permesso di soggiorno, ma non si era presentato all’incontro.
    Successivamente, i suoi colleghi avevano iniziato a cercarlo negli ospedali, riferisce sempre Delfi. La morte del regista è stata confermata anche dalla sua interprete Daria Krutova. (ANSA)

Filmografia

Leandro De Sanctis

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