Monza-Juventus 1-0 | Di Maria, una gomitata verso l’abisso

Monza-Juventus 1-0 | Di Maria, una gomitata verso l’abisso

A Monza la prima sconfitta in campionato, dopo due vittorie e quattro pareggi. Sette squadre davanti e 7 punti dalle prime della classifica. Oggi come oggi il campionato della Juventus si conferma una lunga e stucchevole via Crucis, senza prospettive che non siano distruttive. Perché le chiacchiere spesso a vanvera e talvolta strumentali per altre cause, contribuiscono a rendere ancor più nero il presente e l’immediato futuro di questa piccola Juventus, spinta verso l’abisso da una gomitata di Di Maria, espulso con cartellino rosso diretto (almeno due giornate di stop?). Ha dimostrato carattere solo alla fine dell’infausta apparizione al Brianteo monzese, quando Bonucci ha portato i compagni dinanzi alla tifoseria bianconera della curva, a prendersi immobili e silenti, la rabbia e la delusione urlata da chi era abituata a ben altre squadre, a ben altra qualità dei suoi giocatori.


Monza-Juventus 1-0 | Dimostrazione di impotenza

Restiamo alla partita. Brutta, insignificante, senza lampi. Basta pensare che il primo pallone indirizzato verso la porta monzese con la teorica caratteristica della pericolosità, è stato il colpo di testa di Kean, subentrato nel finale. Contro l’ultima in classifica (il Monza aveva solo un punto, perciò Stroppa è stato avvicendato da Palladino, un lontano ex che nella Juve non ha avuto molto spazio), la Juve ha subito perfino il maggior possesso palla dei biancorossi. Ritmi lenti, zero idee, nessun tiro. Il Monza non ha fatto nulla di particolare, se non tenere palla e dedicarsi a fitti scambi di palla, che se non altro evitavano rischi. Nella ripresa certi momenti sembravano degni di una partita di categoria inferiore, tali e tanti erano gli errori di misura, la confusione in campo.
Come se non bastassero i suoi attuali limiti (assenti per squalifica anche Cuadrado e Milik, il più in forma) al 42′ Di Maria non trovava di meglio che divincolarsi con eccessiva energia, includendo una gomitata, dalla marcatura violenta del suo francobollatore monzese.
Una Juve così piccola ridotta in dieci, poteva solo limitare i danni e lottare per il punticino. Una Juve che un anno fa avrebbe potuto sperare in una magia di Dybala, che tante volte salvava il risultato con una prodezza personale, anche avulsa dal gioco.
Ma visto che piove sul bagnato in casa bianconera, al 74′ arrivava la tremenda punizione, il gol di Gytkjaer che gettava la Juve nell’abisso definitivo. Nell’occasione evidente la responsabilità di Gatti, che lasciava spazio all’inserimento del biancorosso, su cui Perin nulla poteva. C’era anche un accenno di forcing finale, ma arruffato, fuori misura, senza reale pericolosità.

Monza-Juventus 1-0 | Non si salva nessuno

La squadra non c’è perché non ci sono nemmeno i singoli. A parte Perin e Danilo, che si impegna sempre con volontà e cuore, un deserto di qualità. Vlahovic non è servito, ma non fa nulla degno della sua fama. Kostic non incide e si fatica a comprendere che sia stato così a lungo inseguito: finora si è fatto notare più per i suoi diagonali regolarmente sbagliati che per i cross al bacio. McKennie che era piaciuto a Parigi, è tornato mister confusione e palle perse. Paredes ancora non pervenuto. Miretti forse troppo spremuto e già inghiottito nella mediocrità. Bremer spesso fuori misura e troppo falloso. Perfino Di Maria oggi è stato solo dannoso: da un campione esperto come lui c’era da attendersi altro oggi, non che cadesse nella provocazione di Izzo, come un pollo. Il paradosso è che quasi quasi la Juve ha giocato meglio in dieci. Meglio si fa per dire.
Mi rifiuto di credere che i giocatori stiano giocando e oggi abbiano giocato contro Allegri, anche lui confinato dalla squalifica. Ha quattro anni di contratto e la società non intende regalargli due anni e mezzo di ingaggio stratosferico, come ha ricordato pochi giorni fa Arrivabene.
Le assenze non possono essere l’unico alibi e non bastano a spiegare questo rendimento. Ma leggendo la sintesi di una non intervista realizzata da un mio ex direttore (Mario Sconcerti) con Massimiliano Allegri, pubblicata sul Corriere della Sera, ho ritrovato molte considerazione che man mano ho espresso qui su Visto dal basso. Questa orfana di Pogba, Chiesa e Di Maria, non è la Juve che avevamo tutti in mente. Molti giocatori sbagliano troppo, per limiti tecnici e caratteriali, e questo al di là, di tutto non è colpa di Allegri. Anche se è vero che questa Juve bis non ha ancora lo straccio di un gioco. E così, dopo sole sette giornate, si trova già a ragionare non sulla corsa scudetto, ma su quel miraggio quarto posto. Esattamente come un anno fa e come due anni fa con Pirlo, frettolosamente giubilato. La società in tutta questa confusione e soldi buttati, ha le sue responsabilità.

Leandro De Sanctis

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