Vezzali e il Paese digitale, pirateria e parole in libertà

Vezzali e il Paese digitale, pirateria e parole in libertà.
Per la serie “ma ti rendi conto di quello che dici?”, a volte i politici mettono insieme concetti e frasi che se analizzate rivelano tutta la loro imbarazzante inconsistenza. Quasi la casualità del loro essere pronunciate, come se chi poi le legge non badasse a comprenderne il senso.
Grande e quasi infinita campionessa nella scherma, Valentina Vezzali ha deciso di capitalizzare le sue medaglie con una carriera politica. Il periodo è dei più delicati e gli inciampi sono una costante nei rapporti tra governo e sport, tra pandemia e club privati del pubblico pagante negli impianti anche in barba a green pass regolari.
Tornando alla sottosegretaria con delega allo sport Valentina Vezzali, in una intervista rilasciata a Marco Evangelisti (Corriere dello Sport di oggi) a margine del Consiglio Nazionale del Coni, dice qualcosa, tra l’altro, a proposito del calcio in streaming quasi totale e delle polemiche per i non isolati black out.
Credo che questa scelta (parla del digitale terrestre) possa alla lunga rivelarsi lungimirante, anche perché spinge per una rapida digitalizzazione del Paese. Confido in una rapida soluzione tecnica. Noi sosterremo questo sviluppo anche combattendo la pirateria. Intendo convocare un tavolo con la Lega Serie A, forse di Polizia, operatori, per trovare il modo immediato di arginare il fenomeno. Lo sport è anche questo: innovazione”.

Pseudo risposte che generano domande vere

Ora, l’inevitabile domanda:
in che modo la lotta alla pirateria televisiva consente di sviluppare la digitalizzazione del Paese?
Chi frequenta siti pirata è già ampiamente digitalizzato, per così dire, e lo è da molto prima che dilagassero le piattaforme digitali a pagamento, che per vedere le partite della propria squadra di calcio sono molteplici e onerose per il tifoso del grande club o del calcio in generale. Combattere la pirateria significa battersi per i vari DAZN, Sky, Amazon Prime Video, Now Tv che trasmettono calcio e sport, non per digitalizzare la povera Italia sFIBRAta
Il Paese sarebbe digitalizzato se le linee funzionassero, se i siti istituzionali viaggiassero a regime; se impedissero estenuanti code “fisiche”; se dialogassero digitalmente con i cittadini; se ogni sito ufficiale esistente fosse costretto ad essere attendibile e aggiornato in tempo reale.
A chi non è successo, ad esempio, di verificare su un sito orari di apertura e chiusura e poi scoprire che il sito non era attendibile o non era aggiornato. Quanti organismi istituzionali, sanitari e burocratici consentono prenotazioni on line e quanti si affidano invece a call center per lo più collocati all’estero, nemmeno in Europa e perfino in Egitto, Paese che il governo italiano avrebbe il dovere morale di considerare quanto meno ostile, dopo le vicende cruente (nascoste poi con le bugie), che sono costate la vita a Giulio Regeni e tengono in galera senza motivo Patrick Zaki? Se una qualunque ditta opera in Italia, il call center deve essere in Italia e con operatori residenti in Italia. Se non è così, e non lo è, i vari governi tollerano lo svilimento del lavoro, il precariato e la disoccupazione dei potenziali lavoratori di questo Paese.
Ecco perché si è autorizzati a pensare che perfino Valentina Vezzali, ex campionessa dello sport, appena saltato il fosso, invece di portare la mentalità sportiva vincente, è diventata in fretta come un qualunque politico.

Leandro De Sanctis

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