CICLISMO Di Luca radiato e senza freni: “Non c’è ciclismo senza doping”

 Danilo Di Luca, trentottenne abruzzese di Spoltore, voleva essere il
primo a tutti i costi. Non ha esitato a doparsi, anche dopo essere stato
smascherato dai controlli antidoping: una, due, tre volte. Game over.
Fine dei giochi. Sporchi. Lo scorso 5 dicembre è diventato il primo
ciclista italiano squalificato a vita per doping. Mercoledì sera Italia 1 ha trasmesso il botta e risposta tra lui e le Iene. Definire
choccanti le sue dichiarazioni è doveroso. Probabilmente il suo pensiero
è condiviso da molti, da tutti quelli che vorrebbero continuare ad
imbrogliare senza la paura di essere squalificati.
        Ma non può avere certo la comprensione di chi continua a pensare
che lo sport possa e debba essere altro. Che si possa far bene al Giro o
al Tour anche senza doparsi, che si debbano respingere le corse
combinate, che non si debba mettere a rischio la salute (checché ne dica
Di Luca), dando un pessimo esempio a tutti coloro che salgono su una
bicicletta. Non ci può essere ciclismo senza doping, sostiene
l’abruzzese.
        Meglio credere ancora nell’utopia di poter avere, al contrario,
un ciclismo più pulito. Colpisce, ma in fondo non stupisce, la totale
assenza di pentimento, di imbarazzo per aver imbrogliato se stesso e gli
altri. In fondo Di Luca si dimostra coerente con ciò che ha deciso di
essere. Senza rimorsi, col solo rammarico di non aver saputo evitare la
condanna.

* sul Corriere dello Sport di mercoledi 22 gennaio 2014

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Estratto dell’intervista concessa da Danilo Di Luca, radiato lo scorso 5 dicembre e non più tesserato presso la Federciclismo.

 
Oggi cosa sei?
Un radiato. Un ex atleta che non può più gareggiare in competizioni sportive.
Perché?
Perché sono stato trovato positivo tre volte ad un controllo antidoping.
Ma sei l’unico? Non ci sono altri ciclisti radiati?
Credo di no.
Per questo sei stato il più punito tra tutti i ciclisti del mondo. E adesso cosa può succedere?
Potrei anche andare in galera.
Quando hai incontrato il doping?
Sulla ventina d’anni, più o meno. Ero sempre un vincente e vincevo
spesso. Quando poi sono passato dilettante ho visto dei corridori che
avevano corso con me fino al mese prima, che il mese dopo diventavano
più forti di me.
E tu ne hai parlato con loro?
Prima sì, 10 anni fa si parlava.
E adesso non più? Perché?
Perché una volta c’era tra virgolette ignoranza in questo, invece con il
tempo e con tutti gli scandali che sono successi ognuno fa le cose per
sé e di questo non se ne parla più.
Quando i ciclisti parlano di doping tra loro?
Quando si è in gara. Succedono tante cose. Una gara dura 5/6 ore e in
quelle 5/6 ore non sei sempre concentrato, non sei sempre, come diciamo
noi in gergo, “a tutta”.
La prima volta che l’hai fatto ti sei sentito in colpa?
No, mi sono sentito come gli altri.Tornavo ad essere il Danilo Di Luca che vinceva le corse.
Quindi ti sei dopato perché non vincevi più?
Sì.
E cosa hai fatto?
Innanzitutto mi sono informato.Sempre con i medici.
E cosa ti hanno detto?
Che ci sono determinati tipi di sostanze che, assunte in maniera giusta,
ti fanno aumentare di quel 5-6% la prestazione fisica. La più famosa è
l’EPO.
Tornando al medico, ti dà una ricetta?
No, il medico ti consiglia. Non ti può dare una ricetta perché, essendo
un prodotto dopante, non si può prescrivere. Ti spiega più che altro
come vanno fatte.Tramite l’ambiente del ciclismo cerchi di trovare quel
tipo di farmaco.
Queste medicine le compri tu? Con i tuoi soldi?
Certo. L’EPO costa 3/4.000 euro. Sono iniezioni. Prima si poteva fare
anche tutti i giorni, adesso no perché viene scoperto nell’esame
antidoping.
L’EPO più vicino alla gara lo fai meglio è?

No, questo no. È una cura che bisogna fare per il periodo di tempo che
si ritiene opportuno per poi essere al 100% della condizione.
Per usare una metafora ciclistica, chi va più forte? Il doping o l’antidoping?
L’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti.
E dopo quanto arriva l’antidoping?

Di preciso non lo so, però penso un paio d’anni.
Un ciclista può prendere l’EPO senza saperlo?
Penso di no.
Il doping che ti sei fatto ti ha creato problemi fisici?
No, non dà dei problemi. Innanzitutto il doping non è una droga, quindi
non si è dipendenti. Secondo, il doping fatto in maniera corretta non fa
male all’organismo. Ha solo vantaggi fisici e basta.
E se si esagera?
Se si esagera, a lungo andare il farmaco fa male al fisico.
Come fai a saperlo?
Me l’ha detto qualcuno, perché è letto sui libri di scienza e perché è sulla mia pelle.
Oltre all’EPO si parla di sacche di sangue, di trasfusioni. È tutto vero?
Le trasfusioni sono vere.
È da considerarsi doping?
Certo. Puoi fare a meno dell’uso dell’EPO e usi la sacca. E nei controlli non vengono trovate.
Come funziona? Cosa fa un ciclista?
Si toglie il sangue e dopo, quando ne ha bisogno, se lo rimette prima dell’appuntamento.
Questo sangue viene trattato?
Alcune volte sì e alcune volte no, dipende.
E perché qualcuno se lo cambia?
Perché rendi molto di più.
Quindi cambiarsi il sangue e prendere l’EPO cambia i livelli in campo?
Il doping non cambia i livelli in campo. C’è perché c’è per tutti e uno
si adegua, ma se non ci fosse il doping per nessuno i risultati
sarebbero sempre gli stessi.
Per essere concreti, sui 200 ciclisti che partecipano al Giro D’Italia, normalmente quanti si dopano?
Secondo me il 90%.
Quindi c’è un 10% pulito?
Un 10% a cui non interessa in quel periodo il Giro d’Italia, che prepara altre gare e quindi non fa uso di doping.
Quindi tutti quelli che ambiscono alle prime posizioni nel ciclismo devono necessariamente fare uso di doping?
È impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D’Italia.
Qualsiasi ciclista vincente non può non aver fatto uso di doping?
Almeno una volta credo proprio di sì.
Esiste un’abilità nella scelta del doping migliore?
È uguale per tutti. Perché i farmaci sono quelli. Poi magari capita,
raramente, che esce un farmaco nuovo, che conosce solo un corridore, che
è uscito in quel periodo e che magari riesce, solo in quella gara, ad
essere superiore a tutti dal punto di vista del doping. Ma non è detto
che vinca.
Quando ci si dopa? Prima di una gara?
Prima sì. Durante è sempre difficile. Si può fare ma è difficile fare.
Quindi si può vincere anche da puliti?
Tra virgolette puliti, perché comunque l’hai fatto prima
Se lo fai prima rischi di meno?
C’è chi rischia di più e chi rischia di meno, come in tutte le cose.
Hai fatto tutto da solo o ti hanno aiutato?
Un po’ e un po’.
Stai ammettendo le tue colpe, ma nessuno lo fa.
Nessuno ammette no. È normale, ognuno fa le sue cose. Loro sono comunque
consapevoli di quello che io dico. Il doping c’è e ci sarà sempre. E
che comunque per fare sport ad alto livello bisogna aiutarsi.
C’è in giro la voce che il Viagra aiuta?
È una grossa stupidaggine. Se si usa il Viagra, non lo si fa per
migliorare le prestazioni, ma quando fa freddo. Essendo un vaso
dilatatore con il freddo ti riscalda il corpo. Secondo me non aumenta le
prestazioni. Non l’ho mai provato
Fra tutti quei campioni positivi al doping, cosa pensi di Armstrong?
Armstrong, quando sono stato trovato positivo, ha parlato anche di me
dicendo che ero uno stupido. Perché mi ero dopato. Però io Armstrong lo
conosco: ha vinto 7 Tour e li avrebbe vinti comunque, anche senza
doping. Anche lui si è adeguato.
Conosci qualche ciclista che non si è adeguato?
No, mai conosciuto.
Dopo che sei stato squalificato la prima volta, quando sei rientrato come ti ha accolto l’ambiente?
Non ho mai fatto nomi, ho sempre spiegato come funziona il doping ma non
chi faceva doping. Quindi sono stato accolto come se non fosse successo
nulla.
C’è qualcosa di cui ti sei pentito?
Sicuramente di essere stato trovato positivo. Ho sbagliato nel calcolare
i tempi. È questione di ore. Magari 5 ore prima o 5 ore dopo e non
sarei risultato positivo.
La tua famiglia come l’ha presa?
L’ha presa male, sicuramente.
Succede che ci siano delle combine nel ciclismo?
Certo che succede: magari c’è un finale di gara con 5 corridori, c’è un
corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli
altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di
squadra: “Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere
quello che scatta”.
Te l’hanno mai proposto?
Sì, l’ho fatto. Sì, mi hanno pagato.
Cosa fai adesso?
Io adesso ho un negozio di bici, costruisco bici.
Com’è la storia delle bici col motore? È possibile?
Certo che lo ritengo possibile.  Il motore so com’è fatto. Sono stati
inventati credo 5/6 anni fa, si possono inserire dentro la bicicletta,
quindi sono molto piccoli. Possano dare 150 watt di potenza.
E non se ne accorge nessuno? Non ci sono i controlli?
Prima non si facevano perché non si sapeva. Quando si è iniziato a vociferare di questo motorino hanno iniziato.
Può esistere un ciclismo senza doping?
Potrebbe esistere perché comunque i valori in campo sarebbero gli stessi, però secondo me non esisterà mai.
Cosa faresti?
Liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore, ma secondo me è abbastanza improbabile.

Leandro De Sanctis

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