CALCIO Ferguson, Lord in famiglia

Qualche volta succede. E forse non è un caso che sia capitato ad un grande dello sport, uno dei più grandi tecnici, un autentico mito come Sir Alex Ferguson, per 27 anni e 38 trofei sulla panchina del Manchester United. Signore dell’Old Trafford, nato a Govan, un sobborgo di Glasgow, 71 anni fa. Da calciatore giocò nel Queen’s Park e nei Glasgow Rangers. Da allenatore la sua ascesa partì da Aberdeen e nel 1983 riuscì a vincere la Coppa delle Coppe battendo in finale (2-1 dopo i supplementari) nientemeno che il Real Madrid, non ancora galactico ma già allora una leggenda.
Ma stavolta Ferguson non ha fatto parlare di sé per un trofeo conquistato, bensì per un titolo a cui ha saputo rinunciare. Volevano farlo entrare in politica, i Laburisti, volevano diventasse Lord. Ma Lui stavolta ha fatto un passo indietro. ” Non posso – ha detto giustificando la rinuncia – Ora è il momento di stare accanto a mia moglie Cathy, che ha tra l’altro perso da poco la sorella. Si è sacrificata per 47 anni nel nome della mia carriera. Non posso abbandonarla. Grazie ma preferisco spendere accanto a lei il tempo che ci resta da vivere” 
Tanto di cappello, Sir Alex, questa sì che è una scelta da uomo vincente e di carattere, che sa riconoscere l’importanza della donna che gli è stata accanto tutta la vita, all’ombra dell’Old Trafford. Spesso inseguendo vanagloria personale, piccola o grande che sia, immaginaria o reale, si finisce col dimenticare e sacrificare le persone che davvero contano. E che hanno a volte sacrificato molto di se stesse per condividere, agevolare, non ostacolare, ambizioni e opportunità del compagno o della compagna sentimentale.
Non è mai troppo tardi per riconoscere i valori che contano, ma rendersene conto in tempo è il modo  migliore per attenuare rimpianti e sensi di colpa. Sempre che sia abbia un cuore pulsante…

Leandro De Sanctis

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