TV Che soldi che Fa(zio) /extended version

Aggiornamento in coda

Sempre più spesso capita di leggere o ascoltare dichiarazioni che nessuno si preoccupa di chiosare, o sottolineare gli aspetti collaterali delle parole che vengono usate. Come quando nei telegiornali si guardano le immagini senza prestare attenzione a ciò che viene detto. Convengo che in questo periodo c’è ben poco da ridere, ma nell’ultima settimana c’è stato un episodio che merita la sottolineatura, avvenuto nel corso della trasmissione Che tempo che fa (che qualche bontempone ha già ribattezzato: Che soldi che fa!

Dialogando, anzi battibeccando con un suo ospite (che non desidero citare ulteriormente e che, tengo a precisare, non ha assolutamente nulla a che fare con l’intestazione di questo blog), il conduttore televisivo Fabio Fazio, non ha voluto rispondere, confermando o smentendo di avere un contratto da 5 (dicansi cinque) milioni di euro per la sua collaborazione con la Rai.

Ma non si è limitato a non pronunciarsi, ha spiegato che il suo non era un capriccio o un rifiuto. «Non posso dire se ho un contratto di cinque milioni, perché il contratto me lo impedisce». 
Così parlò Fabio Fazio. Un lampo di pura comicità. Peccato che i termini del contratto siano stati dettati proprio dalle parti. Uso il plurale perchè probabilmente non far sapere quanti soldi passano dalla Rai a Fazio fa comodo a tutti. 
A cominciare dal conduttore ligure che li intasca (facendo guadagnare poi all’azienda adeguati contratti pubblicitari, è legittimo farlo notare, come ha infatti puntualizzato Fazio in diretta tv). 
Quindi, riepilogo, Fazio fa mettere nel contratto che sigla la clausola che non si deve sapere quanto prende (ma visto che non sono soldi rubati e lui ci paga le tasse, e considerato che la Rai dovrebbe avere contratti trasparenti: non è una palese violazione etica questa clausola?) cosi poi a chi glielo chiede, può rispondere che non può dirlo perchè vincolato dal contratto. Ma dico, il buon e ricco Fazio pensa che siamo (quasi) tutti deficenti?
Forse ha ragione.
Non ho nulla contro Fazio, anche se ha il privilegio di potersi coccolare da vicino tutti i suoi idoli dello spettacolo, tutti fantastici, bravissimi, stupendamente unici e sorridenti, ed è anche lautamente ed esageratamente pagato (come peraltro tutti i suoi colleghi). 
Ma contesto la spiegazione che viene fornita: è la legge del mercato. In questi anni di crisi, se Rai, Mediaset e La7 facessero un cartello comune al ribasso, non avrebbero ugualmente queste presunte star della tv nei loro palinsesti ma risparmiando almeno i 4 quinti delle spese? Non basterebbe, toh, mi rovino, un milione di euro per far giocare Fazio nel suo salotto privilegiato e davanti alle telecamere? Perchè 5, o 4, o 3, o 2?
L’aspetto più triste è che il telespettatore plaudente, che nemmeno sa come si conta fino a un milione di euro (figuriamoci fino a 5 milioni), resta lì a bocca aperta, a sorridere mentre viene fregato sera dopo sera. Perchè i soldi che spende la Rai, sono anche soldi del cittadino già spolpato e vessato dagli espropri perenni della politica. Ma il teatrino ormai è inarrestabile, per guardarlo si smette di pensare e riflettere. Non si protesta, non ci si indigna più…

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* Un’amica piuttosto ruspante, che vive in una delle più disagate borgate romane, mi suggeriva di chiudere questo post con una citazione che ho reputato poco fine, presa da una vecchia trasmissione di successo di Fabio Fazio. 
Pensate che le sarebbe piaciuto che terminassi  l’articolo con … “Anima mia, li m…. tua!”
Ma io ho rifiutato.

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 La reazione e le osservazioni di alcuni gentili lettori mi inducono ad aggiornare in extended version questo post. Avevo già chiarito che Fazio non è l’unico destinatario delle mie osservazioni ma un’ottima occasione per indurre a ragionare, a non subire tutto come se si fosse anestetizzati. 
Avevo messo a fuoco un particolare delle sue dichiarazioni, ma forse la lente d’ingrandimento focalizzata, ha finito col far passare in secondo piano il resto del contesto e addirittura fatto apparire l’interlocutore che ha scatenato la reazione di Fazio, come qualcosa e qualcuno che assolutamente non è. 
Per questo accludo il link di un post che già avevo dedicato al soggetto Brunetta (scusate il nome) o meglio ai soldi ricevuti con molta poca trasparenza dalla Fondazione di Ravello. Tanto per chiarire come la penso su di lui.

  http://leandrodesanctis.blogspot.it/2013/09/fantavolley-ravello-soffia-roma-i.html

Può originare fraintendimenti il fatto di non essere schierato politicamente, nel senso che non appartengo a NESSUNA forza politica esistente, non simpatizzo per nessun individuo che ha scelto di fare il politico per accrescere il suo conto in banca (quando i soldi non vengono occultati altrove…). 
E dato che il mio cervello non giudica per l’appartenenza ma per i fatti, il criticare certe cose può far credere a torto la mia appartenenza a fronti opposti.
Il discorso dei compensi scandalosamente esagerati vale anche per i Santoro, per i Vespa, per tanti altri personaggi la cui fama, non sempre meritata e proporzionale al valore, è stata amplificata dal mezzo televisivo. Senza contare che tutti, ma dico proprio tutti, quelli che vanno ad occupare certi posti in Tv, devono ringraziare il loro agganci politici.
 Per tornare al post sull’ingaggio nascosto di Fazio, non va dimenticato che in quella puntata l’intervistato era Brunetta (scusate la parola). Ovvero un rappresentante delle forze politiche che stanno pretendendo di far votare il Parlamento a scrutinio segreto ciò che deciderà il futuro del personaggio che tutti conoscete e che molti di voi hanno votato per vent’anni, spesso vergognandosene in pubblico, senza ammetterlo (e mi chiedo il perchè, visto che l’avete votato). Nel momento in cui vengono tagliate anche le pensioni al limite della soglia di sopravvivenza, in cui non ci si vergogna di ipotizzare tagli indecorosi, nuove tasse, balzelli che costringono tante piccole attività strangolate, a tirar giù la saracinesca e definire pensioni d’oro somme che consentono (per ora) forse una vita dignitosa, ma nulla più. E senza contemplare l’aiuto familiare purtroppo divenuto indispensabile sostegno per generazioni di figli dal futuro distrutto (da questa classe politica). 
Allo stesso tempo però, non ci si indigna per gli assegni e i vitalizi da centinaia di migliaia di euro, milioni in qualche caso, con cui il magnanimo Pinocchietto* dal cuore d’oro e dalla Fede infinita ha aiutato e aiuta, o ripaga-compensa, i poveri amici, le belle donne bisognose che hanno costellato la sua esistenza. Il vero problema è che almeno la metà degli italiani, se fosse stata al suo posto, si sarebbe comportata come lui, donna più, donna meno. Ecco perchè vado oltre il testamento musicale di Giorgio Gaber e dico che io non mi sento italiano. Anche se per sfortuna, di passaporto lo sono. Non lo sono per testa, senso di giustizia e cultura civile.

Sentir quindi parlare di trasparenza uno come Brunetta (ariscusate la parola) è una di quelle allucinanti contraddizioni che soltanto in questa povera patria (ringrazio Battiato per aver fornito una canzone indimenticabile) e in questa televisione, sono possibili. Le interviste in ginocchio, le mancate chiose, il non ribattere quando gli intervistati eludono le domande. Ha ragione Benni quando conclude il suo spettacolo con un bel “Ci manca Totò”. Chi glielo dice a questi il suo classico: Ma mi faccia il piacere…!?

Tornando alla Tv, Rai, Mediaset o La7 che sia. Nessuno è immune da certi meccanismi o legami. Se lo fosse, non sarebbe chiamato a condurre trasmissioni in Tv. Poi i più bravi (in certi casi: ma bravi a fare cosa?) ad interpretare certi ruoli, ripagano l’azienda facendo guadagnare in pubblicità. Ma chi ha anche la presunzione di ergersi a paladino di una certa onestà, intellettuale e pratica, dovrebbe essere completamente pulito, immune da ogni sospetto. Ma forse la mia è una pretesa non al passo con i tempi.
La trasparenza che tutti invocano è uno dei tanti elementi farseschi del teatrino che va in onda quotidianamente sui canali televisivi che da vent’anni fungono da narcotizzante per cervelli che hanno smesso di funzionare. L’Italia non è quella che raccontano in Tv. L’Italia, il Sud, è così povero che tanta gente ha votato Pinocchietto* in cambio di 50 euro. Una sola banconota da 50 euro per consegnare, un pezzetto ciascuno, un biglietto di sola andata verso la catastrofe italiana.

 *l’attaccatura di quel che resta dei capelli, il colore rossiccio, e la bugia congenita riconducono inevitabilmente al personaggio di Collodi che fu simbolo degli Europei di calcio 1980

Leandro De Sanctis

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