Palazzina LAF | Recensione

Palazzina LAF | Recensione.
Negli ultimi mesi il cinema italiano, contrariamente alla politica, ha risvegliato la sua coscienza sociale. Lo testimoniano tre opere, diverse e diversamente riuscite ma accomunate dal desiderio di impegno collegato alla realtà che vive il Paese. Dalle Cento domeniche di Antonio Albanese alla Palazzina LAF di Michele Riondino, passando per C’è ancora domani di Paola Cortellesi. E forse è significativo che due registi esordienti, due nomi già forti di una certa popolarità per la loro bravura, abbiano scelto temi grandi per il loro esordio registico.
Michele Riondino porta sullo schermo la tragedia dell’assurdo in Palazzina LAF. L’atroce caso di mega mobbing avvenuto alle acciaierie ex Ilva dove vennero confinati 79 operatori che non avevano accettato di firmare una clausola contrattuale che li avrebbe demansionati a operai. Con le conseguenze del caso, perché poi al primo errore ingegneri, segretarie e altre figure professionali costrette a fare gli operai, potevano essere licenziati per giusta causa.
Michele Riondino si cuce addosso lo sgradevole ruolo dell’operaio cafone e ignorante oltre ogni immaginazione, che non riesce ad essere consapevole di nulla e che diventa strumento repellente dell’azienda.
Esempio lampante e privo del minimo senso etico di come il capitalismo, il mai abbastanza denigrato mercato con le sue disumane regole, abbiano raso al suolo e calpestato senza riguardi la condizione umana e dei lavoratori. Sembra impossibile che sia davvero accaduto ciò che vediamo raccontato nella Palazzina LAF, ma è tutto vero. Tristemente vero. Un insulto alla dignità umana, prima ancora che ai lavoratori. La legge del profitto, la legge del mercato: la legge di leggi e governi che tutto permettono. Ieri come oggi.
E la figura di Caterino Lamanna (Michele Riondino), che perfino in tribunale non si renderà conto di essere stato l’insopportabilmente ignorante braccio armato dell’azienda, incarna le peggiori figure, presenti in ogni azienda, degli operai asserviti al potere, fino a tradire equità, etica e compagni di lavoro, nell’illusione che pensare solo al proprio tornaconto non abbia effetti collaterali sugli altri.
Il caso delle acciaierie tarantine dell’ex Ilva è stato il primo clamoroso caso di mobbing aziendale arrivato in tribunale e il film di Riondino lo racconta magistralmente. Ricorrendo al dialetto tarantino (anche “sporco” e quasi incomprensibile), tratteggiando con efficace veemenza un atto d’accusa che coinvolge filosofie imprenditoriali e operaie travolte dal deteriorarsi dei tempi, che ha cancellato sofferte e dolorose conquiste sindacali, affossate dall’ignavia del peggiore modello di italiano, che trama e agisce per salvarsi da solo, “lecchino” senza coscienza sociale e di classe (sfruttata e vilipesa). E Michele Riondino offre una sentita ed efficace prova d’attore, oltre che di autore.
Uno straordinario Elio Germano (Giancarlo Basile) conferma di avere un talento speciale nel dare vita a personaggi sgradevoli e miserabili come Basile, il tramite vessatore dell’azienda che condanna gli operai. Non è da meno Paolo Pierobon, altra figura aziendale protagonista ed esecutore del mobbing. Funzionale l’uso del sonoro (Teho Teardo), il rumore dell’acciaieria che è parte integrante di un film che di striscio denuncia anche i veleni che uccidono chi vive in zona (la pecora che stramazza e muore…). Bella la canzone di Diodato, La mia terra.

La storia vera della Palazzina LAF

LAF, acronimo di Laminatoio a freddo. Uno dei più gravi casi di mobbing della storia italiana. Il titolo dell’opera riprende il nome dell’omonima palazzina, adiacente al Laminatoio a Freddo, di cui si raccontano gli eventi, nella quale negli anni ’90 i proprietari e i dirigenti dell’Ilva di Taranto, all’epoca dei fatti già del gruppo Riva e pertanto dal 1995 in poi, decisero di confinare gli impiegati che si erano opposti alla “novazione” del contratto, ossia al declassamento a operai, pratica illegale nonché pericolosa per gli stessi lavoratori. Il film è tratto da Fumo sulla città (2013) libro dello scrittore Alessandro Leogrande (a cui il film è dedicato) che avrebbe dovuto anche firmare la sceneggiatura ma che durante la lavorazione del film è venuto a mancare.

Il termine mobbing

Per “mobbing” si intende un insieme di comportamenti aggressivi e persecutori posti in essere sul luogo di lavoro, al fine di colpire ed emarginare la persona che ne è vittima. Pur in assenza di una legge appositamente dedicata a tale pericoloso fenomeno, diversi sono gli strumenti di tutela offerti dall’ordinamento

Palazzina LAF

PALAZZINA LAF – Italia-Francia 2023. Durata 99 minuti.
Regia: Michele Riondino
Interpreti: Michele Riondino, Elio Germano, Paolo Pierobon, Vanessa Scalera.


Leandro De Sanctis

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