VOLLEY Fivb e World League: le accuse di un pentito

Un rapporto stretto tanti anni anni fa, mi ha consentito di raccogliere le confessioni di un giornalista pentito di aver dedicato tanti anni della sua vita e della sua carriera a seguire uno sport come la pallavolo.
Probabilmente uno sfogo senza importanza, dato che lui non è un giornalista di volley, è un giornalista e basta. Non vive la pallavolo 24 ore su 24, anche perchè non può frequentare le grandi manifestazioni tipo Europei o Mondiali, al massimo riuscendo a guardarle in televisione, e non è stato mai avvezzo a farsi invitare. Insomma, sui campi non lo si vede mai, e quindi nessuno, tanto meno i giocatori delle ultime generazioni, lo conosce più.
Insomma, nulla più di un nome, una specie di fantasma costretto a vagare senza meta in un mondo che non gli appartiene più ma da cui è costretto a non poter evadere.
Per sua fortuna in passato maturò anche altrove le sue esperienze professionali, quando pure il giornalismo sportivo aveva un senso ed era svolto nell’ottica di offrire un prodotto interessante, curioso, godibile, al lettore.
Forse per questo lui riesce a vedere le cose da un punto di vista diverso e non riesce a far finta di niente, anche se sa che niente si può fare contro la gerontocrazia cerebrale di chi gestisce e comanda, spesso con fare mafioso, con un’autoritarismo non giustificato dalle qualità, tutto il carrozzone. In realtà una carrozzina, un passeggino. L’urlo del mediocre. 
Pare che l’occasione che ha scatenato il suo punto a capo, la sua depressione pallavolistica, sia stata la Final Six della World League svoltasi a Firenze.

Fivb: chissenefregadeigiornalisti

Chi segue questo modesto blog amatoriale forse ha già visto le foto e letto le righe dedicate al modo in cui la Fivb ha organizzato le postazioni per la stampa al Mandela Forum. 
Anche questo collega pentito è tornato sull’argomento nel suo sfogo-denuncia.
Non una tribuna stampa, come avviene in molte altre situazioni sportive, nemmeno le postazioni a bordo campo, dietro ai cartelloni pubblicitari che negli anni sono diventati sempre più alti. Tra i cartelloni e le sedie oltre dieci metri. Fatto sta che chi era seduto in prima fila, vedeva dalla rete in poi. Ovvero non vedeva metà del campo, non vedeva i palloni toccare terra. E le file dietro erano ancora più lontane dal campo.

  https://www.vistodalbasso.it/2014/07/17/volley-la-final-six-di-firenze-non/

Non è tutto. Davanti c’era anche la torretta di un cameraman, che impallava la visione del tabellone con il punteggio a circa un terzo delle postazioni stampa.
Inevitabile chiedersi: è possibile recarsi a seguire un avvenimento di volley e dover rimpiangere lo schermo della Tv? E si perchè il volley non prevede i monitor nelle postazioni della stampa. Costano? Certo, hanno un costo. Ma questo pentito è convinto che un qualsiasi revisore dei conti troverebbe il modo di risparmiare, potando rami secchi e snellendo i viaggiatori affetti da insostenibile inutilità dell’essere (e del fare, nulla).

Guido senza patente

Nella Fivb, ma non solo, sostiene il pentito, proliferano, vivono e ingrassano personaggi di dubbie qualità e di assodata inadeguatezza. Gente che percepisce lauti stipendi (in relazione a ciò che fanno, se fanno qualcosa). Fin dai tempi in cui regnava Ruben Acosta, le commissioni in seno alla Fivb non sono mai mancate. Il pentito assicura di aver partecipato anche lui, nell’ormai lontano 1990, ad una importante riunione della commissione media, con due colleghi del Centro e Sud America forse in vacanza premio a Rio de Janeiro, visto che le loro nazionali non partecipavano al Mondiale.
 Ora, le commissioni d’inchiesta almeno alla fine fanno ciò per cui sono allestite (insabbiano), le commissioni del volley, la commissione media ad esempio, non lascia traccia del suo operato ed anzi pare che uno di quelli che potrebbe fare qualcosa, di recente si sia distinto per un eloquente: “E chissenefrega dei giornalisti”. 
Il pentito sostiene che non c’era bisogno che esplicitasse il concetto a parole, in quanto si vede benissimo che alla Fivb interessa solo delle tv e di mantenere l’agenzia turistica per i suoi arzilli componenti.

I senza diritti: ovvero (il mondo) alla rovescia

Il pentito non sa chi ha partorito la nuova legge sulle priorità nella mixed zone, che sarebbe quel corridoio dove in teoria dovrebbero sfilare gli atleti restando per pochi minuti a disposizione della stampa. Dalle Olimpiadi in giù, nella zona mista prima vengono le postazioni televisive, poi quelle della stampa. La Fivb a Firenze, ma non solo, ha coniato la definizione di “senza diritti”, che sarebbe come definire i giornalisti dei giornali cartacei senza tetto, visto che sono stati collocati all’ultimo posto nella catena alimentare delle interviste lampo, a fine partita.

Ora, a parte il fatto che la zona mista consente ai giocatori di saltarla a piedi pari dileguandosi negli spogliatoi, magari dopo essersi generosamente concessi alle telecamere (beh, certo, vuoi mettere la tv…?), il concetto di senza diritti stranamente a Firenze ha escluso dalla parte calda della zona mista anche testate che comparivano con il loro marchio sul tabellone della pubblicità, insomma quelli i diritti ce li avrebbero dovuti avere eccome.
Ora, rileva il pentito, il confine tra senza diritti di carta e senza diritti dei new media (siti, blog, giornali on line con gli stessi marchi di quelli cartacei) è quanto mai labile se non inesistente e i senza diritti televisivi che lavorano per i giornali, fanno sia i video che gli articoli sulla carta (straccia, per la Fivb e non solo). Allora? Come si fa a mettere i giornali in coda, a non farli accedere all’area comune dove si fanno video e si potrebbero ascoltare in condivisione parole (se il frastuono di quella manciata di metri quadrati lo consentisse), cercando di portare a termine uno straccio di lavoro.
Il disgusto del pentito, a cui do inevitabilmente la mia solidarietà e la mia comprensione, sta nel vedere che se due boy scout della Val Deretana o due groupies della Conca d’argento si presentano con un microfono, una telecamerina e gli abiti giusti, possano scavalcare tutti e giocare al gioco del giornalismo, senza diritti certo, ma sempre davanti a molti professionisti. 

Il pentito pensa che il problema sia stato affrontato con una buona dose di cialtronaggine, e che se solo se ne parlasse in Fivb, alla presenza delle badanti per le traduzioni, in futuro si potrebbe disincagliare il meccanismo che si è arenato (con la a minuscola).
Se è vero come sostiene Pif nel suo recente film, che la mafia uccide solo d’estate, c’è comunque da aver timori per i Mondiali.

https://www.vistodalbasso.it/2014/07/17/volley-la-final-six-di-firenze-non/ 

Le esigenze dei new media o media rinnovati
New media nel senso di un modo diverso di proporre argomenti e servizi. Sostiene il pentito che se si riesce a seguire sul posto un avvenimento, bisogna avere la possibilità, anche solo per 15-20 minuti al massimo, di poter parlare con i protagonisti. All’ora che viene proposta nel luogo che viene indicato, in ossequio alle esigenze ed al programma delle Nazionali, per carità. In questo caso si parla di Italia visto che il pentito è italiano. Piccole curiosità, semplici domande che esulino dallo svolgimento della partita (già vista e letta tra tv e siti) non si fanno in zona mista tra decine di microfoni, magliette sudate, docce incombenti e inquinamento acustico super. E tutti devono fare la loro parte: federazioni, ct, giocatori.

Quando si parla di far crescere la popolarità della pallavolo anche attraverso la Nazionale, si dimentica questo: come si fa a creare e far conoscere personaggi, giocatori, se non si riesce a parlarci mai con tranquillità (cosa non possibile in zona mista) se non quando non si gioca? Chiedete a 100 persone del mondo del volley e tutte e cento si lamenteranno che i giornali parlano poco di volley. Ma dimenticano che è il volley a non tenere in minima considerazione le esigenze dei giornali che vorrebbero/dovrebbero cercare di offrire un prodotto meno superficiale, più approfondito.
Perchè se esserci non consente nemmeno di vedere meglio la partita e di lavorare meglio, allora tanto vale che davvero si resti davanti alla tv e si ceda spazio (di carta e sul web) a chi dimostra maggior sensibilità e rispetto per il lavoro dei giornalisti.
Mi dispiace per il pentito, ma la sua amara constatazione mi pare giustificata e legittima. Resta da chiedersi come fa certa gente ad occupare certi posti. 
Ma al pentito l’ho detto: non è solo la Fivb, è tutto il mondo che va così. E non sentirti vecchio, gli ho detto, solo perchè dalla giusta distanza metti a fuoco le cose meglio di chi ci è immerso e vive ancora il volley come se fosse una cosa importante. Auguragli di non aprire mai gli occhi, sarebbe troppo triste per lui rendersi conto che la pallavolo non è diventata ciò in molti avevano sognato diventasse.
Lo so, è vero, ho dovuto ammettere col pentito: si è tornati indietro di decenni invece di andare avanti, questo è il ballo dei quaquaraqua…

Leandro De Sanctis

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