De Giorgi e Il tesoro di Rio, l’inizio del Fenomeno ora ct azzurro re d’Europa

De Giorgi e Il tesoro di Rio, l’inizio del Fenomeno ora ct azzurro re d’Europa. Chi sta scoprendo solo ora il Fenomeno De Giorgi, ct azzurro che in poche settimane di lavoro ha ribaltato una Nazionale uscita a pezzi dall’Olimpiade di Tokyo ricostruendola dalle fondamenta, può trovare interessante leggere le sue radici azzurre, come nacque la Generazione dei Fenomeni, come con Velasco ct la pallavolo azzurra riuscì a diventare una Nazionale vincente nel tempo e non una sia pur splendida meteora.
Finora tra i giocatori campioni del Mondo a Rio de Janeiro nel 1990, solo Andrea Anastasi era arrivato a guidare la Nazionale dalla panchina e per due volte. Ora come luì c’è anche il suo amico Fefè De Giorgi, che come lui ha debuttato vincendo gli Europei (Anastasi ci riuscì nel 1999, lanciando tra gli altri un giovane rampante come Gigi Mastrangelo, che dell’Italia sarebbe diventato un pilastro).
De Giorgi avrebbe poi vinto altri due titoli mondiali e non opuò dire di soffrire la maledizione olimpica, perché alle Olimpiadi Velasco non lo portò mai.
Non penso di sbagliare se dico che la nuova Italia scelta e assemblata da De Giorgi, i qualche modo voglia ripartire proprio da lì, da quell’Italia velaschiana che vinse gli Europei del 1989 a Stoccolma e l’anno dopo il Mondiale. Giocatori dotati di qualità, inquadrati in un format di regole che non prevedeva eccezioni. Si viaggiava tutti in classe economica, per citare un elemento che allora piacque a chi leggeva, senza eccezioni e senza capricci. L’Italia del volley iniziò a pensare e agire con il noi, piuttosto che con l’io. E ciò non impedì a quei campioni di svettare anche a livello individuale. Ma tutti erano utili, anche se per pochi palloni, ognuno dava il suo contributo e si sentiva parte del gruppo.

De Giorgi è andato oltre e ha saputo pescare anche giocatori che nemmeno hanno ancora mai giocato in A1, come fece Mauro Berruto quando vestì d’azzurro nomi nuovi e semisconosciuti. Certo, poi ci vuole anche fortuna, ma l’Italia di De Giorgi è stata fantastica nel centrare subito l’obiettivo, tecnico e di popolarità. Ora dovrà imparare a gestire e in un certo senso dimenticare il passato. Nel volley i valori cambiano in continuazione. Basta pensare alla Francia che ha vinto l’oro olimpico, eliminata bruscamente dagli Europei. Tutti coloro che lo conoscono sanno che De Giorgi era sotto molti aspetti un predestinato anche come allenatore: il suo quadernuccio dove scriveva tutto degli allenamenti e non solo, fin da quando era giocatore, lo ha accompagnato per decenni. Ora con l’oro di Katowice al collo, può far rotta si spera con maggior serenità verso l’Olimpiade di Parigi 2024, quell’Olimpiade che da giocatore non ha potuto affrontare puntando al podio. Passando per i Mondiali del prossimo anno. E se allora c’era un’intera Generazione di Fenomeni, Fefè può contare su ottimi giocatori ancora da far crescere e su un Fenomeno come Alessandro Michieletto, figlio di Riccardo che ha visto l’erede superarlo già sotto il profilo tecnico e di medaglie, ma che ne ha assorbito lo stile e l’educazione, elementi non secondari in un campione che voglia durare a lungo, essendo amato e rispettato dal ct dai suoi compagni prima ancora che dal pubblico.

Leandro De Sanctis

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