CINEMA Se Dio vuole

Per ridere si ride anche, se Dio vuole o chi per Lui, Una commedia che regge sui protagonisti per imbastire una storia improbabile per far ridere magari pensandoci un po’ su. Commedia buonista, sicuramente ma non basta il finale per regalarle un ruolo diverso, per farla restare nella mente, elevandola dal clichè dei film carini, simpatici, divertenti anche entro certi limiti, ma penalizzati da situazioni e trame al di fuori dalla realtà.
Ecco, il difetto che resta appiccicato anche a Se Dio vuole. Piegare la verosimiglianza e il realismo della storia, alle esigenze della risata, della commedia a tutti i costi Far fare ai personaggi cose che nella realtà non si fanno, non esistono o non sono possibili.
E poi i clichè. Quanti clichè. Marco Giallini chirurgo scontroso e sarcastico passa dal ruolo di un papà all’altro: se in Tutta colpa di Freud era psicanalista e gli toccava comprendere tre figlie femmine, stavolta ha un figlio che crede in un modo ma poi si rivela altro, più d’una volta, e che accende il motore della bizzarra storia del film.
Laura Morante, indovinate un po’, esplora con una perizia affinata in almeno una decina di film, l’ormai abituale ruolo di moglie insoddisfatta, frustrata, lievemente isterica tra uno sfogo e un sorso d’alcool. Quindi Alessandro Gassman, che anche quando veste i panni ecclesiastici è sempre lui, un prete dinamico, alternativo, affabulatore sopra le righe ancorchè con simpatia. Il film lì per lì diverte, risate le conquista. Però…

Però quando in sala le luci si accendono rimane una commediola italiana ambiziosa nei temi che sfiora, abbozza senza approfondire troppo. Un’occasione mancata? Per ciò che poteva essere una storia del genere, un po’ si. Certo, centomila volte meglio dei cinepanettoni, ma se solo si cercasse di osare un po’ di più…

Leandro De Sanctis

Torna in alto