VOLLEY Se fossi Magri…

  Premessa
Carlo Magri è stato eletto
presidente della Federazione Italiana Pallavolo nel giugno del 1995. Da allora
si è ripresentato ad ogni elezione, vincendo. Salvo rare eccezioni, era il
candidato unico.
 E’ il quinto presidente Fipav che ho conosciuto, dopo Florio, Fidenzio, Catalano e Borghi. Nessuno è stato presidente più a lungo di lui. 
Mi permetto di mettere alla prova il suo senso dell’umorismo, cercando di stimolarlo ad alcune riflessioni.
Ipotesi
Nel 1999 uscì un film,
diretto da Spike Jonze, “Essere John Malkovich”. Immaginava che ci si potesse
ritrovare nella testa dell’attore, Being John Malkovich appunto. Ecco, in
questa strana estate pallavolistica, con il volley quasi scomparso dalle
cronache dei quotidiani, ho immaginato di essere Carlo Magri.
Location
Io, Carlo Magri. Sono in un grande
albergo,  al piano giusto, ho infilato la
scheda nella porta della mia stanza (non in quella di un altro), mi rado la
barba, faccio una doccia nella mia stanza (non in quella di un altro), metto in
carica il cellulare approfittando del fatto che non l’ho ancora smarrito, e
prima di infilarmi la mia giacca (non quella di un altro), mi lascio andare ad
alcune riflessioni, che desidero condividere con chiunque abbia voglia di
leggerle. E magari di riflettere a sua volta, perché da me c’è sempre da
imparare.
“Devono ancora nascere
dirigenti migliori di me”
Se fossi Magri…
Dopo l’Olimpiade di Pechino
dissi che avrei fatto il sacrificio di reggere fino al Mondiale casalingo del
2010. Dopo il Mondiale 2010, ho pensato che Londra era così vicina… E non
avendo ancora vinto l’oro olimpico sarebbe stato un delitto rinunciare. Ma sì,
tiro avanti fino al 2012. Dopo di che, con un altro Mondiale da organizzare in
casa, quello femminile del 2014, che faccio, lascio la Federazione in
difficoltà? Chi glieli trova i soldi? Proseguo.

Certo, se penso che dalla
fine del 2014 all’inizio dell’Olimpiade ci sono anche meno di due anni, mi sa
che dovrò fare un altro sacrificio, fino ai Giochi di Rio 2016. Resterò ancora a Roma, in fondo ho Piazza
Navona e il centro vicini. Non devo muovermi in bus perché mi scarrozza un
ottimo e paziente autista. C’è chi sta peggio. C’è tempo per tornare a Parma, del resto se
non ci penso io a questa pallavolo, chi la salva? Chi li trova i soldi per
organizzare gli eventi e mandare avanti la baracca? Certo, ora che Moratti ha
ceduto l’Inter a quell’indonesiano lì, chi ci metto nel Comitato Organizzatore
del prossimo evento che farò? Sì,è vero: non si è mai visto e forse nemmeno sapeva di
esserci, ma vuoi mettere sparare un bel Moratti nei Comitati dei Mondiali l’effetto che fa? E
allora l’Inter vinceva, la mia Inter lazzarona, che quel 5 maggio all’Olimpico
mi ha fatto perdere qualche anno di vita.

In fondo faccio quel che
voglio, cerco di accontentare tutti, nessuno può lamentarsi di me. Una sede a
quella regione, la nazionale a quell’altra, un posto in consiglio, faccio
organizzare tutto a chi merita. Le cose da dividere per dare a ognuno qualcosa
di cui andar fiero non mancano a questa grande pallavolo. Con tutto quello che
ho vinto con le Nazionali, ci manca solo che mi vengono a criticare. La
Nazionale ha giocato in certi palasport senza aria condizionata e tutti si sono
lamentati? Ma dico io, un po’ di saggezza contadina: ma che ci voleva a far
portare un ventaglio ad ogni spettatore? Tanto chi gioca salta, suda e ha caldo
lo stesso.

 Si è vero, ci sono alcuni
giornalisti che non perdono occasione per starmi col fiato sul collo, per dirmi
che sbaglio a fare o non fare questo o quello. Ma in fondo sono brave persone,
appassionate di pallavolo, fanno il loro lavoro e gli voglio anche bene. Li
considero amici e li perdono. Tanto poi faccio quel che voglio io. Mica li
trovano loro i soldi per la pallavolo.

Anzi, se devo dirla tutta,
non si parla mai abbastanza di me, di ciò che faccio, di tutte le cose buone che
realizziamo per la pallavolo. Figurarsi, mi dicono che non frega nulla a
nessuno di certe cose, che i giornali parlano della Nazionale, al massimo del
campionato di A1 e quando arriva alle finali. Ma non è giusto, con tutto quello
che faccio. Dovrei avere una persona che pensi solo a pubblicizzare tutto quello che
faccio io. Perché a questo deve servire un ufficio stampa, giusto? Per che
altro sennò? Eh si, meno male che ho io la ricetta giusta. Solo a me poteva venire in mente questa genialata. Non è possibile che
si pensi soltanto a diffondere su tutti i giornali l’attività della Nazionale,
mandando notizie e resoconti solo sulle Nazionali. Dico io: ma si può stare in
servizio tutto il giorno, magari anche da casa a tutte le ore, in collegamento
con tutti i luoghi del mondo dove giocano rappresentative azzurre, per poi passare
i tabellini e le notizie ai giornali? E tutto questo perché? Per far apparire
di più la pallavolo sui giornali. Da più di 25 anni si faceva così, era un
malvezzo che altri presidenti prima di me hanno avuto, tollerato e mantenuto. E’ proprio
vero che al giorno d’oggi si pensa solo all’immagine. Anche nella pallavolo: chi mi critica pensa all’immagine della pallavolo invece di pensare alla mia!

E io alla mia età devo
pensare anche alla mia salute. Per questo i giornali non li leggo più. Così non
mi rendo conto che la pallavolo esce solo su un quotidiano e molto meno che una
volta, che chi per anni ha dedicato pagine e pagine a questo mio amato sport
ora fa uscire gli Europei nelle brevine a fondo pagina mentre ad altri sport
che non hanno vinto un’unghia di quel che abbiamo vinto noi, di quel che ho
vinto io, viene dato tanto più spazio.

Mi fanno notare che alle
finali della World League i giornali, nemmeno gli sportivi, avevano loro
giornalisti. Mi fanno notare che agli Europei di quest’estate, femminili e
maschili, ci sono solo le firme del giornale rosa e di quel sito di volley che
piace tanto alla Lega. Mi fanno notare che agli Europei del 1989 c’erano tutti
i giornali, che l’allora presidente Fidenzio aveva invitato presagendo che con
Velasco si potevano fare grandi cose e cambiare l’immagine di una pallavolo che
aveva pochissimo spazio sulla stampa e nemmeno tutti i giorni. Mi fanno notare
che in questi stessi giorni tutti i giornali erano agli Europei di basket e
quindi il basket ha avuto lo spazio che meritava. Tanto. 

Bella forza, ho risposto a
chi mi criticava, vuoi scommettere che la Federbasket ha fatto come fece
Fidenzio nell’89? Sapendo che con la crisi pochi sarebbero andati in Slovenia,
ha provveduto ed ha avuto lo spazio, in modo da poter far vedere a tutti,
sponsor possibili inclusi, che il basket il modo di andare sui giornali lo
trova sempre. Avrei dovuto fare come il basket? Ma non lo sanno che c’è la
crisi e che non ci sono i soldi? Si, io sono bravo a trovarli ma bisogna
risparmiare. Io ad esempio ho risparmiato non facendomi costruire una statua in
bronzo, da mettere nell’atrio della nostra sede di via
Vitorchiano. E poi ho dato disposizione che d’ora in poi tutti quelli che, solo
o con famiglie, vogliono seguire la Nazionale all’estero, lo facciano a loro
spese. Insomma, che avrei dovuto fare? Mi metto a far venire i giornalisti che
tanto poi non parlano di me ma solo delle partite dell’Italia? E’ finito il
tempo in cui la Federazione spendeva per investire e far crescere la sua
visibilità. E certo, gli piacerebbe che tornassero i tempi in cui Ghiretti si
faceva in quattro per far andare la pallavolo sui giornali. Lo conosco bene
quel Ghiretti lì. Lo avevo con me a Parma, poi voleva fare il presidente al
posto mio, figuriamoci. Ora non fa più nulla di pallavolo, lo dicevo io,
andasse a far danni altrove, al rugby ad esempio, che lo ha lasciato fare e
avete visto cosa è diventato il Sei Nazioni per i giornali? Ha dovuto perfino
traslocare dal Flaminio all’Olimpico perché c’era troppa gente che voleva comprare
i biglietti per vedere quel rugby lì. Eh… ai miei tempi il rugby non ci andava
nei grandi stadi. E poi tutte quelle iniziative, quei convegni, quelle lezioni
in cui si parlava di come far scrivere sempre più di pallavolo, di come si
insegnava ad allevare una nuova classe di dirigenti e di giornalisti. Ah beh,
con me ha chiuso. Ha dovuto farle per altri quelle iniziative.

Vogliamo parlare della mia
politica internazionale? Acosta ora si starà godendo il suo patrimonio al sole
di Acapulco, a me quando toccherà almeno una vacanza a Sarmelsek? Ruben prima
mi rompeva ma poi mi ha dato anche i Mondiali. Piuttosto ora che c’è il
brasiliano Graca devo preoccuparmi? Io Magri lui “Grasa”, ce l’avrà con me
perché non riesce a stare a dieta e diventare come me? Le cose che sta facendo,
mi dicono, sono tutte pro Brasile. Prima o poi potrei anche rompermi. Ora
voglio vedere se hanno il coraggio di lamentarsi quelli della Lega. Me lì ricordo
bene quelli lì nel 2006. Pensano che abbia dimenticato di aver visto Mosna
precipitarsi in campo e far festa con i brasiliani che avevano vinto il
Mondiale dopo averci eliminato? Che sorrisoni avevano, anche Righi, anche quel
Rossini lì che l’anno prima gli avevo anche fatto fare l’ufficio stampa degli
Europei a Roma…

Beh, comunque, almeno lui era
della pallavolo. Se penso ai soldi che ho dato e darò per i Mondiali a
giornalisti che non hanno mai fatto nulla, per la pallavolo, ho meno rammarico.
Ma che ne sapete voi, pensate sia facile sfuggire a certe dinamiche, a certe offerte che non si possono rifiutare? Ah, se potessi
parlare… Ma come diceva quello della tv, che era romagnolo e non emiliano come
me, “Queste cose non si possono dire”.

A proposito di soldi, mi
viene in mente quello che mi hanno detto qualche giorno fa: “Stai attento che
con quella tua stramba decisione che hai preso, con quella “Corrida” di gente
mandata prematuramente allo sbaraglio hai fatto casini veri, hai fatto un danno
alla Federazione. Ma non li guardi i giornali, non vedi che siamo spariti? Hai
preso la decisione sbagliata nel momento peggiore. E per giunta potresti
rischiare una costosissima causa. E non tiro in
ballo altri aspetti”.

 Ma che m’importa, si sa come le cose vanno per
le lunghe in Italia. I danni li pagherà il mio successore, perché prima o poi
(ma meglio poi) andrò in pensione anche io. Ma con preoccupazione: chi glieli
troverà i soldi se vado via io?
A volte però, dopo aver visto vincere una partita alla mia amata Inter, in preda all’euforia mi spoglio del mio ruolo per cui faccio questa vita da tanti anni. E penso: alla mia età, dopo tanti anni di presidenza in cui mi sono preso tante soddisfazioni, perché non riesco a trovare il coraggio di fare quel che va fatto, di smetterla di spartire per avere consensi, di dare colpi ai cerchi e alle botti, di non ascoltare i suggerimenti di chi ama la pallavolo come l’ho amata io e forse anche di più. Non devo più pensare alle elezioni, ai voti. Non devo più dar retta a chi sta nella pallavolo solo per interesse personale e non pensa allo sviluppo del movimento. Perchè non riesco a valutare chi ho intorno e voglio fare di testa mia anche quando tutti mi dicono che sbaglio? In fondo sono nelle condizioni di poter fare davvero quel che voglio, ma farlo bene.
E se su qualcosa avessero ragione loro? 
to be continued…
Nella foto della presentazione in Puglia dei Mondiali femminili 2014, da sinistra l’on.Vendola, il presidente del Coni, Malagò, Carlo Magri

Leandro De Sanctis

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