CINEMA Via Castellana Bandiera

VIA CASTELLANA BANDIERA
Con Alba Rohrwacher, Emma Dante, Elena Cotta (nella foto con il Premio per la migliore attrice vinto alla Mostra di Venezia), Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola, Sandro Maria Campagna, Daniela Macaluso. Regia: Emma Dante. Italia, Svizzera, Francia 2013. Durata: 90 minuti. 

Così particolare, così diverso, per certi aspetti claustrofobico, per altri aperto tra passato e futuro. Una via troppo stretta, due automobili che procedono l’una verso l’altra, vite interrotte e sospese, congelate e conflittuali. Vite decise e vite influenzate da altri, dalla tradizione, dall’ignoranza, dall’asprezza delle cose che vanno come vanno, da sempre e per sempre, in certi posti. Emma Dante dirige e interpreta, duetta con Alba, donne unite ma in conflitto. Non sullo sfondo ma immerse in una città sentimentalmente respinta, una Palermo che invischia come carta moschicida. Un film di personaggi. Incredibilmente incisivo Renato Malfatti: uno spettacolo. Il silenzio, gli occhi, i movimenti lenti, quasi assenti di Elena Cotta, che in effetti se n’è andata già da tempo, come talvolta accade ai cuori che perdono i figli. 
Via Castellana Bandiera è il luogo del duello al sole tra Emma Dante ed Elena Cotta (il premio ad un’attrice che non parla sarà stato anche un segnale, alla Mostra di Venezia?). Trovarsi una di fronte all’altra innesca un corto circuito, emotivo, intellettuale. La vecchia lo fa spesso, il quartiere ci scommette sopra: chi mollerà per primo? Chi cederà il passo all’altro?
Un duello western, che la Dante riprende citando Leone con quei primi piani stretti sugli occhi. L’immobilità come occasione per ripensarsi, per decidere quale strada prendere o se non muoversi affatto.
Ma in realtà il film è anche allegoria e metafora. Più volte la camera riprende le due auto da lontano, dalla fine della strada che porta a un burrone. Mani infantili e maligne, dov’è finita l’innocenza? tolgono la transenna che mette in guardia, si può precipitare senza accorgersene, senza rendersene conto. Come questa povera Italia disastrata, come illustra la lunghissima sequenza sui titoli di coda: vecchi, donne, uomini, bambini, tutti di corsa verso il precipizio, verso il nulla, verso la fine. L’unico sentimento che emerge è l’amore del nipote per la nonna: un legame familiare che unisce generazioni distanti.
Ma da lontano, si diceva, viene mostrata una Via Castellana Bandiera non così stretta al punto da non consentire il passaggio di due macchine. L’imbuto, la strettoia, è dunque il simbolo della cocciutaggine che mette di fronte e che oscura il lume della ragione. Persi nel duello, non ci si vuole accorgere che in realtà la strada è larga, permette altre soluzioni. La prima volta viene in mente che possa essere un errore, una di quelle gaffe che il cinema a volte consuma. Poi però l’insistenza, dedicata a chi ancora non ha capito fino in fondo, fa cedere il velo della consapevolezza. Una storia di intimità ripensate, raccontata attraverso caratteri cinematograficamente indimenticabli.

Leandro De Sanctis

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