CINEMA Perfetti sconosciuti

PERFETTI SCONOSCIUTI Regia: Paolo Genovese. Interpreti: Marco Giallini, Kasia Smutniak, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston. Sceneggiatura: Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello.

Non ricordo da quanto tempo non mi succedeva di vedere una commedia italiana ed uscire dal cinema completamente soddisfatto. Perfetti sconosciuti è un gran bel film, una storia originale, una sceneggiatura solida che funziona come un orologio svizzero e si dipana regalando riflessioni, sorrisi, risate e sorpresone. A volte ho lamentato finali di film italiani poco coraggiosi, scontati o piegati alla logica di happy end non giustificati. Perfetti sconosciuti ha proprio nel finale il suo geniale colpo di coda che sublima il film rendendolo unico.
Storie di amici, storie di coppie, di amori sfioriti, diversi, di erotismi sopiti e alimentati altrove se la canera da letto coniugale si è freddata. C’è qualcosa di stereotipato (il personaggio di Edoardo Leo, l’animale, tra virgolette, alla fine è sempre quello che “acchiappa” più donne, di ogni estrazione culturale) ma i caratteri sono costruiti bene e interpretati meglio. Il personaggio di Marco Giallini (ottimamente diretto dà il meglio senza gigioneggiare) è straordinario per umanità, sensibilità paterna e coniugale. Mastandrea regala le battute più irresistibili, Battiston dà spessore al suo ruolo con genuinità. La fragile dolcezza della Rohrwacher, la vitalità della sensuale Anna Foglietta, la nevrosi della psicologa Kasia Smutniak.
Genovese confeziona un film corale e convincente, come fosse una commedia francese degli ultimi tempi, ma più genuina, divertente, infine irresistibile. Ah, lo spunto è quello che avrete visto e rivisto nei trailer: gli smartphone condivisi senza segreti per lo spazio di una cena, con tutto quel che segue. La scatola nera di molte vite di oggi, che dovrebbe essere quanto di più privato e che invece espone senza limiti se violata. Un film che va seguito con attenzione dall’inizio alla fine, gustandone i dettagli e tirando le somme di una storia che non mi stupirei veder ripresa dal cinema hollywoodiano.

Leandro De Sanctis

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