Squid game | Recensione

Squid Game | Recensione.

Squid Game è ancora tra le dieci serie tv più viste in Italia. Quando è arrivata, essendo trapelati i contenuti, ero piuttosto scettico sull’opportunità di seguirla, anche se la cinematografia orientare, giapponese e coreana, meritano sempre uno sguardo particolare. Inutile dire che ho fatto bene a non farmi scoraggiare dalla tematica socialmente crudele.
Squid Game è quello che sembra ma è anche e soprattutto tante anche cose in più, una rappresentazione simbolica di una condizione che non appartiene solo della Corea del Sud (e per il pubblico coreano nn è stato difficile comprendere le motivazioni dei “giocatori”) ma che in prospettiva offre uno scenario inquietante che potrebbe riguardare il mondo intero. La sintesi estrema della trama: poveracci indebitati arruolati per un gioco cruento, una lotteria della morte dove vincerà uno soltanto e tutti i perdenti verranno eliminati in senso letterale, saranno uccisi nei modi più disparati che i giochi proporranno. Perché partendo da giochi per bambini, la variante assassina provvederà a sopprimere i giocatori perdenti in vario modo. Quando non sono pallottole, saranno scenari collocati a decine di metri d’altezza a far spiaccicare i poveracci sconfitti.
Il quadro cinico e crudele è questo, il tutto organizzato per far divertire ricchissimi annoiati. A ben guardare nulla di veramente originale, se non il mezzo e le modalità della Lotteria della morte, che pesca in un panorama sociale disperato e indebitato. Si, ci sono le scale che sembrano appartenere ad un castello giocattolo che ricordano l’opera pittorica di Escher (o anche le costruzioni della Lego se vogliamo): scenografia dalle tinte pastello, divise per tutti: verdi per i concorrenti, rosse per i guardiani, il cui grado è segnalato dalle grafiche che joystick della Play Station hanno reso universali.
Comprensibile che a prima vista chi decide di giocarsi la vita inseguendo una remota possibilità di riscatto economico per saldare debiti stratosferici, appaia folle agli occhi del mondo occidentale. Ma la crudeltà dell’economia mondiale ha creato spropositate ricchezze in mano a pochi, povertà e indigenza senza speranza per quasi tutti gli altri. E non lo scopriamo certo con Squid Game. Ma la serie ideata da Hwang Dong-hiuk mostra uno scenario consequenziale che in futuro potrebbe essere territorio diffuso nel mondo.
Tutto ha un senso in Squid Game, che come in un esperimento scientifico fa emergere la vera natura umana e non risparmia nessuno: non c’è niente da salvare nella scelleratezza dei milionari che organizzano la Lotteria. Tra i concorrenti si alternano momenti di solidarietà ad altri di meschine miserie perché qui più che mai vige la regola del mors tua vita mea. L’essere umano, la natura umana, è questa. Non c’è salvezza, ci si può scommettere. Nessuno è immune e non c’è peccatore che possa scagliare una prima pietra. Eppure…
Eppure non manca il seme del dubbio, che è nella coda, nel finale che annuncia una seconda stagione perché la Lotteria della morte non è episodica ma periodica. Altri disgraziati, altri poveracci indebitati a vita e fino alla morte, proveranno a giocarsi la pelle inseguendo il miraggio di una vittoria. Perché gli esseri umani sono soltanto numeri per padroni e ricchi, come sottolinea la messa in scenda di Squid Game: numeri e soltanto numeri privi di significato e di storia umana. Non erano così anche gli ebrei per i nazisti? E quando il numero sostituisce l’essere umano, per l’umanità è notte fonda. Probabilmente, almeno in Squid Game, arriverà nella seconda stagione un vincitore che invece di godersi il frutto della lotteria, tornerà sui suoi passi per smantellare il “gioco” assassino.

Squid Game, la scheda

SQUID GAME – Corea del Sud, 2021. 9 episodi, durata tra i 32 e i 62 minuti.
Ideatore: Hwang Dong-hyuk
Interpreti: Lee Yung-yae, Park Hae-soo, Wi Haa-yoon, Jung Ho-yeon, Oh Yeong.su, Heo Sung.tae,
* vista in versione originale sudcoreana con sottotitoli. Il fatto che sia arrivata in Italia non doppiata ha costretto gli spettatori a vederla in versione originale, scoprendo il fascino incostituibile delle versioni originali. Penso che nessuno ora accetterebbe di vedere la seconda stagjone con un doppiaggio italiano che le toglierebbe molto, come in ogni film o serie straniera.

Leandro De Sanctis

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