Donati a SkyTg24: “Schwazer ucciso sportivamente”

Donati a Sky Tg24; “Schwazer ucciso sportivamente”. Circa un mese fa Sky Tg24 era incappato in una autointervista imbarazzante, oltre che costellata di parole che definire opinabili è poco, visto che il vocabolario offre alternative più aderenti. Ma va dato atto che Sky Tg24 ha saputo in qualche modo provare a pareggiare i conti, per ritrovare credibilità presso i suoi telespettatori e per un dovere giornalistico ed etico nei riguardi di Donati, di Schwazer e dello sport. Può succedere di sbagliare, Sky Tg24 almeno ha voluto rimediare. Con l’incontro tra Elena Cottarelli, giornalista di Sky e Sandro Donati, in poco più di quattro minuti si è ripristinata la realtà, che era stata manipolata anche a parole, oltre che nei fatti. Per chi non ha avuto modo di intercettare l’intervista su Sky Tg24, eccola.


L’intervista a Donati trasmessa da Sky Tg24

Sandro Donati: Il sistema sportivo si rifiuta di confrontarsi col sistema giudiziario. Sbandiera collaborazione con la magistratura, ma quando si tratta di assumere la parte diciamo di parte lesa, oppure la costituzione come parte civile. Ma nel momento in cui invece è controparte in un procedimento, il sistema sportivo è fuori dal suo ruolo, perché è abituato a comandare, a decidere con le proprie regole semplificate. Qui di fronte alle regole del procedimento giudiziario, rigorose, non sapendo essere parte è arrogante e cerca sotterfugi di ogni tipo per cercare di risolvere.
Al termine di moltissime udienze, perizie di ogni genere, testimonianze di ogni genere, dove le istituzioni sportive certamente che non difettano di danari hanno schierato un numero impressionante di avvocati, periti di ogni genere possibile e immaginabile, il Giudice ordinario è arrivato alla conclusione che Schwazer non aveva commesso il fatto che lo accusa nei procedimenti sportivi di doping, ha operato questi falsi.
Certo, una istituzione seria, delle istituzioni serie, non ricorrono ai falsi giudiziari .
Commissionano il controllo nel primissimo pomeriggio del 16 dicembre del 2015, a una ditta tedesca, la GQF. Un’ora prima Schwazer ha terminato di deporre contro due medici, uno dei quali medico antidoping della federazione internazionale di atletica. Quindi c’è una connessione temporale, una consecutio temporis spaventosa.
Schwazer era un testimone pericoloso, bisognava intaccare la sua credibilità agli occhi del Giudice, per vanificarla. Poi è diventato qualcosa di diverso.
E’ evidente che dopo aver colpito Schwazer, qualcuno ha pensato di togliersi dalle scatole quella persona, che sono io, che parlava in maniera chiara di un sistema malato, che diceva in maniera chiara che la gran parte del problema del doping deriva dalla corruzione delle istituzioni.
Questo ragazzo è stato ucciso dal punto di vista sportivo.
Con molte comploicità anche in Italia, intendiamoci. Lui era in depressione nel periodo tra il 2010 e il 2011
assumeva farmaci antidepressivi molto importanti e addirittura un antidepressivo gli è stato prescritto dal medico federale per e mail. Questo è disumano. Quando è venuto a Roma io l’ho affidato a uno psicologo mio amico. Dopo cinque o sei settimane che era a Roma lo psicologo mi ha chiamato e mi ha detto: “Guarda Sandro che Schwazer non ha una depressione strutturale, paga solo il prezzo di tutto quello che gli è successo. Possiamo cominciara a scalare l’antidepressivo.”
Nel giro di venti giorni lo ha diminuito, eliminato. Alex era un ragazzo sereno, contento. Scontento di aver scoperto un talento che non immaginava di avere fino a quel punto. A Tokyo non era competitivo come sarebbe stato a Rio. A Rio avrebbe vinto due gare, tutte e due le gare (la 50km e la 20 km di marcia, ndr) ma con un margine ampio. A Tokyo meno forte, perché nel frattempo aveva 36 anni ma quanto basta per vincere un’altra volta.

Elena Cottarelli: A Parigi 2024 avrebbe 39 anni…

Adesso non se la sentirebbe più, perché avrebbe il timore che questa gente si inventi qualche altra cosa

Elena Cottarelli: Ha mai pensato di dire: basta.

Sandro Donati: “L’ho pensato tante volte, perché svolgere la lotta al doping è una cosa un po’nauseante se proprio dobbiamo dirla tutta. Perché fare l’allenatore è una visione in positivo, perché significa stare accanto ai ragazzi, impegnarsi per farli migliorare, per accrescere la loro autostima. Fare la lotta al doping significa descrivere i lati neri, quindi significa spesso essere accusato di essere un disfattista. Poi la speranza l’abbiamo persa definitivamente quando IAAF e WADA a braccetto, e questa cosa è inquietante, la WADA dovrebbe avere un ruolo terzo di arbitro, ha avuto un ruolo di totale intreccio. Per molti anni il doping è stata soprattutto una volontà e una decisione di istituzioni corrotte. Ci vorrebbe una gola profonda, ma non la vedo nel sistema sportivo. Non so… oppure una comprensione della vicenda Schwazer come un fatto che non riguardava un solo soggetto ma che potenzialmente può riguardare tante persone, perché quando tu assumi il doping rinunci a una quota della tua libertà, perché tutti coloro che sanno, ti hanno nelle loro mani.”

Il precedente imbarazzante su Sky Tg24

https://www.vistodalbasso.it/2021/10/07/wada-su-schwazer-il-solito-arrogante-copione-di-impunite-bugie/

Leandro De Sanctis

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