Italia d’oro dopo 16 anni, De Giorgi fenomeno anche in panchina

Italia d’oro dopo 16 anni, De Giorgi fenomeno anche in panchina. La pallavolo maschile non vinceva un titolo dal 2005: finale degli Europei a Roma, Montali ct, avversaria della finale la Russia. La favola della giovane Italia ha avuto il suo lieto fine: bello, emozionante, stupefacente come tutte le vittorie impreviste e imprevedibili. Almeno fino alla vigilia degli europei, dopo un’Olimpiade finita male, peggio delle ultime sei precedenti Olimpiadi: un’eliminazione ai quarti di finale, più ingloriosa di quella ormai storica contro l’Olanda a Barcellona 1992.
Dopo Tokyo è cambiato tutto perché il nuovo ct Ferdinando De Giorgi, in arte Fefè, ha lavorato per una decina di giorni con un gruppo nuovo e giovane che ha ereditato meno di mezza squadra dalla Nazionale delusa dall’Olimpiade. Una squadra nuovissima nei nomi ma anche e forse soprattutto nello spirito e nell’atteggiamento.
Quando firmò il contratto che lo ha legato alla Fipav fino ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, De Giorgi mi disse di essere sicuro di poter svolgere un buon lavoro con i nuovi azzurri, convinto che il materiale su cui lavorare fosse di qualità.
Gli Europei hanno superato ogni ottimistica previsione. Partita dopo partita la Nazionale ha iniziato a stupire, divertire, surclassare gli avversari. E la convinzione è cresciuta, con l’apporto di tutti, chi più chi meno. Nomi in molti casi ancora in cerca di consacrazione nel nostro campionato, di un posto da titolare che ora nessuno potrà e dovrà negar loro.
Accanto al giovane veterano Simone Giannelli (premiato come mvp degli Europei), che liberato dall’ombra dei grandi nomi che aveva accanto, è sbocciato anche come leader di un gruppo che in lui si è riconosciuto, ascoltandolo, seguendolo.
Pinali, Lavia, Galassi, Michieletto accanto a Balaso, Anzani, e poi Ricci, le matricole come Recine junior, Bottolo, Romanò. Partita dopo partita, e l’Italia alla fine le ha vinte tutte e nove, è lievitata la consapevolezza, la speranza, la convinzione, di poter arrivare fino in fondo. Perché a volte nello sport, quando si inizia a lavorare per il futuro, può succedere di scoprire che il futuro è adesso. E le occasioni vanno colte al volo.
Dopo aver travolto gli avversari a suon di 3-0 o 3-1 al massimo e dopo aver eliminato una squadra come la Serbia (ko con azzurri e azzurre in questa edizione degli Europei), l’Italia ha giocato e vinto il settimo titolo europeo con una finale diversa, riuscendo a mostrare un volto nuovo, perché Alberto Giuliani, il ct marchigiano della Slovenia, ha messo a frutto la batosta della prima fase e è riuscito a mettere in difficoltà l’Italia come non era riuscito a nessun altro.
Ma gli azzurri hanno dimostrato di saper vincere anche in modo “sporco”, con la tuta operaia del sacrificio e della sofferenza, della paura che si insinua a induce all’errore e all’incertezza, dopo aver giocato otto partite in smoking, sempre bella e sorridente.
Come non sottolineare l’approccio psicologico di De Giorgi, in un momento cruciale del quarto set, quando tutto poteva essere compromesso: un time out tanto semplice quanto vero ed efficace. La sua Italia si stava smarrendo, lui l’ha svegliata con una carezza, indicando la strada da riprendere.
La bellezza dello sport: la pallavolo italiana era uscita con le ossa rotte dall’Olimpiade, uomini e donne eliminate senza poter lottare per le medaglie. Gli Europei hanno ribaltato tutto: nel suo primo anno di presidenza, Giuseppe Manfredi può festeggiare una inedita accoppiata, azzurri e azzurre sul tetto d’Europa con la medaglia d’oro al collo. Non era mai successo che uomini e donne vincessero nello stesso anno. Sylla e compagne in finale battendo la Serbia iridata, la banda di Fefè superando una Slovenia per la terza volta d’argento.
E’ stato il settimo titolo europeo conquistato dalla Nazionale maschile, il primo che non ho visto in parterre o tribuna stampa ma da tifoso, davanti alla tv, all’insostituibile Rai, per vedere la quale non si deve pregare che la connessione resista allo streaming. Il primo lo avevo visto vincere nel 1989, a Stoccolma, nella mia primissima trasferta con la Nazionale allora di Velasco. Molti accostano questa Nazionale di Katowice a quella di Stoccolma ’89: paragone che ha qualche fondamento, anche se allora pur non avendo vinto ancora nulla, gli azzurri erano già stelle nei loro club e in qualche modo avevano assaporato il dolce gusto della vittoria. I ragazzi di De Giorgi sono davvero all’inizio di un ciclo personale e di squadra, che mi auguro e gli auguro possa portarli lontano come accadde agli uomini d’oro del 1989.
In comune c’è De Giorgi, vincitore di tre titoli mondiali, che nell’anno che pensava fosse amaro, ha visto clamorosamente ribaltato il suo destino personale di allenatore.
Per chi lo avesse dimenticato, De Giorgi è stato esonerato dalla Lube Civitanova nel corso della stagione. Al suo posto Gianlorenzo Blengini, che era il ct della Nazionale e che ha poi scelto di chiudere la sua carriera azzurra con l’Olimpiade di Tokyo, preferendo proseguire con il club. Così il presidente Manfredi, pugliese, ha affidato la Nazionale al pallavolista pugliese per eccellenza, Fefè De Giorgi appunto. E De Giorgi deve ora benedice quell’esonero, perché è arrivato all’oro azzurro al primo colpo, diventando re d’Europa come lo sono stati Velasco, Anastasi e Montali.
La lunga estate azzurra ci ha regalato i titoli europei del calcio e della pallavolo, femminile e maschile. Ognuno diverso dall’altro, quest’ultimo forse il più sorprendente di tutti, anche per come è maturato. Assolutamente meritato, diciamo pure trionfale.
Il presente e il futuro sono ormai di questo gruppo, aperto ovviamente sul futuro. Ma la squadra che ha formato De Giorgi, che non a caso ha voluto un dirigente come Vittorio Sacripanti (con il quale aveva lavorato ottimamente a Perugia) per vegliare e indirizzare un gruppo debuttante, all’interno di regole da rispettare senza eccezioni e senza capricci. Quel modello comportamentale prima ancora che tecnico, che fu tra gli ingredienti fondamentali della Nazionale dei Fenomeni lanciata da Velasco.
Forse quest’oro così meraviglioso ed esaltante può essere associato alla vittoria nella World League del 1995, quando l’Italia a Rio de Janeiro soffiò il trofeo a Cuba con una squadra composta da giovani talenti che i scoprirono grandi protagonisti. Una lezione anche per i club del nostro campionato, che dovranno considerare questi giovani reucci d’Europa, come gli stranieri. Proprio come avvenne dopo la vittoria ai Mondiali del ’90. Si spera anche che il governo si decida a celebrare degnamente anche questo titolo Europeo, restituendo alle società la possibilità di riempire di nuovo i Palasport, perché lasciarli semivuoti sta diventando sempre più una intollerabile ingiustizia.

Italia-Slovenia 3-2


ITALIA-SLOVENIA: 3-2 (22-25, 25-20, 20-25, 25-20, 15-11)
ITALIA: Giannelli 3, Pinali 12, Galassi 6, Anzani 9, Michieletto 17, Lavia 21, Balaso (L). Recine, Piccinelli (L), Romanò 11, Ricci 2. Ne: Sbertoli, Cortesia, Bottolo. All: De Giorgi
SLOVENIA: Stern 14, Pajenk 16, Kozamernik 8, Ropret 3, Urnaut 10, Cebulj 14, Kovacic (L). Mozic, Stalekar, Vincic, Klobucar Sket 1. Ne: Videcnik. Stern Z (L) All: Giuliani
Arbitri: Maroszek (POL), Rodriguez Jativa (ESP)
Spettatori: 7000 Durata set: 32’, 32’, 30’, 32’, 18
Italia: a 12 bs 25 mv 10 et 35
Slovenia: a 9 bs 16 mv 8 et 26

L’albo d’oro degli Europei

Finali
Katowice, 19 settembre
3°-4° posto: Polonia-Serbia: 3-0 (25-22, 25-16, 25-22)
1°-2° posto: Italia-Slovenia-Italia 3-2 (22-25, 25-20, 20-25, 25-20, 15-11)

L’albo d’oro degli Europei

1948 Roma – Cecoslovacchia Francia Italia

1950 Sofia – U.R.S.S. Cecoslovacchia Ungheria

1951 Parigi – U.R.S.S. Bulgaria Francia

1955 Bucarest – Cecoslovacchia Romania Bulgaria

1958 Praga – Cecoslovacchia Romania U.R.S.S.

1963 Bucarest – Romania Ungheria U.R.S.S.

1967 Istanbul – U.R.S.S. Cecoslovacchia Polonia

1971 Milano – U.R.S.S. Cecoslovacchia Romania

1975 Belgrado – U.R.S.S. Polonia Jugoslavia

1977 Helsinki – U.R.S.S. Polonia Romania

1979 Parigi – U.R.S.S. Polonia Jugoslavia

1981 Varna – U.R.S.S. Polonia Bulgaria

1983 Berlino Est – U.R.S.S. Polonia Bulgaria

1985 Amsterdam – U.R.S.S. Cecoslovacchia Francia

1987 Gand – U.R.S.S. Francia Grecia

1989 Stoccolma – Italia Svezia Olanda

1991 Berlino – U.R.S.S. Italia Olanda

1993 Turku – Italia Olanda Russia

1995 Atene – Italia Olanda Jugoslavia

1997 Eindhoven – Olanda Jugoslavia Italia

1999 Vienna – Italia Russia Jugoslavia

2001 Ostrava – Jugoslavia Italia Russia

2003 Berlino – Italia Francia Russia

2005 Roma-Belgrado – Italia Russia Serbia Montenegro

2007 Mosca – Spagna Russia Serbia

2009 Istanbul-Izmir – Polonia Francia Bulgaria

2011 Vienna – Serbia Italia Polonia

2013 Copenaghen – Russia Italia Serbia

2015 Sofia – Francia Slovenia Italia

2017 Cracovia – Russia Germania Serbia
2019 Parigi – 
Serbia Slovenia Polonia

2021 Katowice – Italia, Slovenia, Polonia

Le medaglie all’Europeo dell’Italia

14 medaglie in totale

7 medaglie d’oro: 1989 (Svezia), 1993 (Turchia), 1995 (Grecia), 1999 (Austria), 2003 (Germania), 2005 (Italia), 2021 (Katowice)

4 medaglie d’argento: 1991 (Germania), 2001 (Repubblica Ceca), 2011 (Austria), 2013 (Danimarca)

3 medaglie di bronzo: 1948 (Italia), 1997 (Olanda), 2015 (Bulgaria)

I piazzamenti dell’Italia


1948 (3°posto); 1950 (np); 1951 (8° posto); 1955 (9° posto); 1958 (10° posto); 1963 (10° posto); 1967 (8° posto); 1971 (8° posto); 1975 (10° posto); 1977 (8° posto); 1979 (5° posto); 1981 (7° posto); 1983 (4°posto); 1985 (6° posto); 1987 (9° posto); 1989 (1° posto); 1991 (2°posto); 1993 (1°posto); 1995 (1° posto); 1997 (3° posto); 1999 (1°posto); 2001 (2°posto); 2003 (1° posto); 2005 (1° posto); 2007 (6° posto); 2009 (10° posto); 2011 (2° posto); 2013 (2° posto); 2015 (3° posto); 2017 (5° posto); 2019 (6°posto); 2021 (1)

Leandro De Sanctis

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