Gigi Proietti, a lui gli occhi please

Gigi Proietti è stato uno di quegli artisti capaci di superare i confini dello spettacolo, per diventare membri aggiunti di famiglie e vite. Oggi che i social consentono ad ognuno di esprimere pensieri spesso superflui, beceri e prescindibili, la scomparsa di Gigi Proietti nel giorno dei morti e del suo compleanno, ha consentito un abbraccio universale all’arte e alla comicità di un fuoriclasse della risata e di tanto altro.
Chi lo ha amato e seguito nei suoi oltre 50 anni di carriera conosce bene il suo percorso artistico variegato ma sempre di successo, per cui ricordarlo in questo momento mi pare inutile.
Perché ogni cosa che ha fatto è un ricordo vivo nel suo pubblico. Un consenso trasversale che ha unito nel segno della risata (ad esempio: lui romanista omaggiato anche da siti di tifosi juventini) che era il suo punto d’arrivo, traguardo che sapeva raggiungere in modi diversi.
Dal teatro al cinema, dalle barzellette ai monologhi con cui ipnotizzava la platea, per richiamare il titolo del suo spettacolo boom degli anni ’70, A me gli occhi please.
Era il 1976 e il suo show più longevo e fortunato andò in scena al Teatro Tenda di Piazza Mancini, nel quartiere Flaminio, a poche centinaia di metri dallo Stadio Olimpico, dal Palazzetto dello Sport e dallo Stadio Flaminio, allora ancora vivo e vegeto. Fu chiamato a riempire un improvviso buco di programmazione, ma dai sei giorni inizialmente previsti, finì per restare in cartellone tre anni, per il divertimento di 500.000 spettatori, con una formula che avrebbe fatto scuola.
Gigi Proietti ebbe allora il grande merito di rendere popolare il teatro anche tra chi non lo frequentava. Unendo strati sociali così come aveva fatto con i testi, che andavano dalla storielline ai grandi autori, da Shakespeare a Petrolini, con uno stile tutto suo che il pubblico ha amato visceralmente. Vidi A me gli occhi please nel 1977, nella sua seconda stagione, insieme con la mia fidanzata e con una cara amica. Il biglietto costava 2.000 lire (o 3.000 lire?) e chi prima arrivava meglio si piazzava. E con il passaparola chiunque lo vedeva poi ne tesseva le lodi con amici e parenti invogliandoli ad andare.
Da allora il Teatro Tenda divenne un luogo stabile di spettacoli, un teatro popolare consacrato: ci sarei tornato tante volte, per La Smorfia (di Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro), per i Gatti di Vicolo Miracoli (Umberto Smaila, Jerry Calà, Franco Oppini, Nini Salerno) e per i Giancattivi (Alessandro Benvenuti, Francesco Nuti, Athina Cenci), per Lucio Dalla e Gianni Morandi. E Dario Fo e Franca Rame.
Con un velo di inevitabile mestizia ho scelto di seguire ieri sera l’omaggio di Rai1, che ha riproposto la serata dei suoi Cavalli di battaglia, con cui festeggiò i 50 anni di carriera, una specie di bignami tratto dal suo sconfinato repertorio. Attore nel cinema, mattatore a teatro, cantante, stella nelle commedie musicali che portò in scena nei grandi palcoscenici del Teatro Sistina e del Brancaccio, che opportunamente Carlo Verdone ha proposto di intitolarlo a lui.
Coniugare il teatro colto e impegnato con testi comici e popolari, con una mimica e una gestualità irresistibile, è stato il suo grande merito. Così come aver creato una scuola per giovani attori da cui sono usciti tanti ottimi professionisti. Soltanto i grandi sanno coltivare la voglia di insegnare ai giovani, di trasmettere al futuro esperienza e trucchi del mestiere. L’etichetta di maestro, che lui probabilmente avrebbe condito con uno sberleffo o con un’occhiataccia sorniona, gli si addice.
Ognuno andrà a vedere e rivedere il suo sketch preferito, a cominciare dalle Mandrakate del film Febbre da cavallo diventato un cult. Personalmente penso tuttavia che il cinema non abbia saputo sfruttare adeguatamente le sue doti, (a parte Luigi Magni) un peccato imperdonabile perché Gigi Proietti avrebbe potuto arricchire la sua carriera e il cinema italiano non solo come attor comico ma anche da protagonista drammatico. Purtroppo è un peccato che il cinema italiano ha commesso non di rado.
Ma le due ultime apparizioni in film già usciti, confermano l’opinione mia e di molti: Il premio, diretto da Alessandro Gassmann, e il Pinocchio di Garrone che lo ha voluto per il ruolo di Mangiafuoco.
E’stato anche doppiatore, dando la voce a Stallone nel primo Rocky (e in Fist) e a De Niro (in Mean streets e Casinò), oltre che a Dustin Hoffman in Lenny, e più recentemente a Ian McKellen (il Gandalf nella saga de Lo Hobbit).
In tv è stato protagonista con continuità e varietà di generi: conduttore, cantante, attore anche nella serie del Maresciallo Rocca. Tante anime che lo hanno rappresentato, ma forse nessuna come quella dell’autentico mattatore teatrale e televisivo.

Gigi Proietti in Cavalli di battaglia, su Rai1
Gigi Proietti su Rai1 in Cavalli di battaglia

Per il Corriere dello Sport, gennaio 1987

Ebbi l’opportunità di conoscere Gigi Proietti per lavoro, grazie alle pagine di Spettacolo che in quel periodo il Corriere dello Sport pubblicava. Sotto si può leggere l’intervista realizzata in occasione del lancio del Cirano, teatro in tv. Va detto che la tv ha consentito di apprezzare al meglio le sue qualità di attore, la sua mimica, la sua espressività, la sua capacità di far ridere anche solo alzando un sopracciglio.
E alla fine Gigi, sempre garbato ironico e disponibile, confessa di volersi cimentare con un genere che non aveva fino ad allora frequentato, il racconto delle barzellette. Oggi sappiamo che anche come barzellettiere si è rivelato un fuoriclasse…



Gigi Proietti in Cavalli di battaglia, su Rai1
Gigi Proietti in Cavalli di battaglia, su Rai1

Gigi Proietti, i vinili delle commedie e della sua musica

Dalla mia collezione di dischi, oggi li chiamano vinili, gli album di Gigi Proietti. Musicalmente parlando Gigi Proietti è stato insieme con Lando Fiorini, a mio avviso, il migliore interprete della canzone romanesca. Stili diversi ma ugualmente efficaci. Lando e Gigi, ognuno alla sua maniera, hanno tenuto viva la canzone romanesca, etichetta perfino riduttiva, portandola al grande pubblico, non solo romano. Quando Lando Fiorini pubblicò uno splendido album di canzoni dedicate a Roma, intitolato Ti presento Roma mia (2010), insieme con Gigi cantò Nun je dà retta Roma.

Leandro De Sanctis

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