Il filo invisibile | Recensione

Il filo invisibile | Recensione.

Il filo invisibile è uno di quei film che al di là della confezione e della qualità, che in questo caso peraltro non manca, appartengono al sociale, al cinema progresso inteso come opera che affronta e sviluppa una tematica socialmente importante. Per definizione le leggi non vanno sempre a braccetto con il mutare dei costumi, l’evoluzione di pensieri unici contrastanti una visione del mondo che per fortuna cambia in relazione a certi aspetti pubblici composti dalle vite private. Il regista Marco Simon Puccioni, che all’argomento aveva già dedicato due apprezzati docufilm che raccontavano la sua esperienza personale (Prima di tutto, Tutti insieme) di co genitore insieme con Giampietro Preziosa, entrambi padri di due gemelli. Una coppia omogenitoriale quindi che è motore di una storia centrata sul figlio Leone, che prepara un video documentario di fine anno raccontando proprio la sua esperienza.
Il film raggiunge l’obiettivo di parlare d’amore e di normalità, anche attraverso una coppia non tradizionale, ma che viene mostrata appunto come una normale coppia. Con l’amore e la gelosia e soprattutto con l’affetto e l’amore per un figlio tenacemente voluto e ottenuto grazie alla collaborazione di Tilly, amica americana.
Stupisce perfino che il pretesto sia un lavoro scolastico dove Leone, ben interpretato con naturalezza da Francesco Gheghi, mette in gioco se stesso e la sua famiglia, nella consapevolezza del valore che veicola. Ma anche segnale di come si senta libero di parlare di sé tra i suoi compagni di classe, inclusa la ragazza dei suoi sogni (Giulia Maenza, misurata e convincente).
La chiave vincente del film, oltre ai protagonisti Filippo Timi e Francesco Scianna, è presentare una situazione non comune con la lente d’ingrandimento della normalità. Perché leggi o non leggi le coppie di genitori di questo tipo esistono e vogliono esistere. Hanno lottato tanto per affermare i loro diritti. Soprattutto contro una mentalità non solo retrograda ma chiusa e refrattaria ad accogliere i diritti inalienabili di vivere la propria vita secondo le proprie convinzioni. Senza nuocere a nessuno. Non è che la famiglia tradizionale sia immune da problemi o per definizione cresca i figli in maniera impeccabile o migliore. Non è detto. Così come non è vero che i figli di una coppia omosessuale debbano necessariamente compiere le stesse scelte sessuali dei genitori. Banale, ovvio dirlo. Il filo invisibile lo ribadisce in maniera garbata ma decisa. Senza strafare, raccontando con semplicità. Forse troppa? Beh, se il linguaggio e la cifra scelta servono ad arrivare al grande pubblico, è stata la scelta giusta.
E alla fine si può anche scoprire, e accettare, che il vero senso dell’essere genitori non è soltanto un legame di sangue, ma piuttosto quel filo invisibile d’amore che in genere induce all’essere genitori e a crescere figli. Il concetto di famiglia si ridefinisce su canoni diversi ma non meno validi. Perché alla fine sono sempre le persone (in questo caso le coppie, etero oppure omosex che siano, e i loro figli) a dare un senso alla vita e al concetto di amore.

La curiosità

Nel film trova posto per un cameo l’ex politico Niki Vendola, che è il sindaco che unisce i personaggi di Paolo e Simone in matrimonio. Vendola stesso è padre surrogato di un figlio, insieme con il compagno Ed Testa. Nella realtà fu proprio Nichi Vendola a unire in matrimonio con rito civile Marco Simon Puccioni e Giampietro Preziosa (anche produttore del film, proposto a Netflix da Valeria Golino).

Il filo invisibile

IL FILO INVISIBILE – Italia 2022. Durata 109 minuti.
Regia: Marco Simon Puccioni.
Interpreti: Filippo Timi, Francesco Scianna, Valentina Cervi, Francesco Gheghi, Matteo Oscar Giuggoli, Emanuele Maria Di Stefano, Giulia Maenza, Mario Conte, Alessia Giuliani, Gianluca De Marchi, Johdi May, Gerald Tyler, Ambrosia Caldarelli.
Musiche: Pivio e Aldo De Scalzi.

Leandro De Sanctis

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