CINEMA La vita di Adele

La vita di Adele
GENERE: Drammatico
REGIA: Abdellatif Kechiche
SCENEGGIATURA: Abdellatif Kechiche, Ghalya Lacroix
ATTORI: Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Aurélien Recoing, Catherine Salée, Jérémie Laheurte DISTRIBUZIONE: Lucky Red. Francia 2013. Durata 179 minuti. Palma d’oro al Festival di Cannes 2013

* visto in edizione originale francese, con sottotitoli in italiano

 L’amore lesbico al cinema, senza scandalo perchè nonostante le non brevi scene d’amore, soprattutto tra le due belle protagoniste, il film di Kechiche non ha nulla di volgare o pruriginoso. Una storia ricca di spunti e temi, ispirata al romanzo a fumetti di Julie Maroh, “Il blu è un colore caldo”, interpretata in maniera straordinariamente efficace. La vita di Adele è intanto il viaggio alla scoperta di se stessa di una ragazza che scopre e prende coscienza del suo modo di amare, del soggetto dei suoi desideri. E come spesso succede in amore, scopre la dolente rima con dolore. Adele è coraggiosa perchè rende normale ciò che per il suo ambiente poco più che adolescenziale, non lo è. Non trova conforto nelle presunte amiche, cattive e ignoranti. Si lascia condurre dalle sue pulsioni. Le scopre, le vive, le difende. E’ sola nella sua nuova vita, quando segue il suo cuore e il suo primo amore, roba da donna a donna. Passione, desiderio, sesso vissuto con trasporto e sudore. Ma la vita di Adele non è semplicemente una storia di amore tra donne. Scava nelle personalità di due ragazze, poi donne, che appartengono a mondi diversi. La pittrice colta che si circonda di amicizie intellettuali e la ragazza semplice che cerca realizzazione di sè nel mestiere bellissimo (o dannato) dell’insegnante. Ed è qui che le due amanti non riescono a fondere il loro amore. L’una per un malcelato complesso di superiorità che spesso affligge e svilisce le menti intellettuali, l’altra per lo speculare complesso di inferorità. L’artista persa e dipendente dall’arte, vista come unica via di espressione e realizzazione. La maestra che rivendica il valore dell’insegnamento, dell’aiutare i bambini a comprendere, specie i bimbi meno dotati. L’una cerca la gioia nel consenso altrui, l’altra si appaga semplicemente nel dare. Due universi uniti dal sesso ma lontani nella ricerca di una ideale unione. 
Il sentirsi inadeguata di Adele, determina l’azione che scatena la reazione di Emma che poi influirà sul rapporto. Una vita di coppia che Emma vuole e insegue in maniera più che tradizionale. C’è molto poco di trasgressivo nella ricerca di unità familiare che Emma insegue con tenacia, anche a costo di sacrificare la passione e l’amore di Adele, la vera incompresa della coppia. 
Anche in “Cous cous”, il film di Kechiche premiato a Venezia nel 2007, la famiglia aveva un ruolo fondamentale nella vita dei personaggi. Qui mostra due prototipi diversi (la famiglia lesbo-friendly di Emma, la famiglia che non vede e non capisce di Adele), oltre al nucleo intellettuale che legherà la coprotagonista-artista al suo ideale familiare. 
Un film dolcemente e dolorosamente intenso, pieno di lacrime di sentimenti. Una storia d’ amore lesbico alla resa dei conti assai tradizionale, per nulla diverso. Una storia che colpisce al cuore e resta scolpita, anche per l’intensità della protagonista Adele Exarchopoulos.

Aggiungo questo commento ricevuto da Verena, in linea con il mio pensiero e con ciò che il film trasmette

Sono rimasta incantata da questo film, che mi ha lasciato addosso un
forte struggimento. C’è amore, passione, ma non bastano per raggiungere
la felicità. Così le diversità in amore possono alzare muri e il senso
di solitudine che ne deriva è grande. Adele è felice insegnando e amando
Emma. Forse questo per Emma è troppo poco.
Devo ammettere che ho
visto nel personaggio di Emma una sorta di snobismo per tutto ciò che
lei non considera artistico. Ci sono artisti che non
sanno parlare di altro, che non pensano ad altro e che tendono a
sminuire tutto ciò che non odora di arte a loro giudizio. Ma quanta
creatività ed arte ci vuole nel catturare l’attenzione di bambini tanto
piccoli? Nel farli sorridere e apprendere?
Chiusura
Con i bambini ce ne vuole tantissima, di creatività, lo so per esperienza personale. Insegnare è un’arte.

** Nel 2007 il regista franco-tunisino Kechiche vinse il Gran Premio della giuria alla Mostra del cinema di Venezia, con il film “Cous cous”

Leandro De Sanctis

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