Pieces of a woman | Recensione

Pieces of a woman, pezzi di donna. Non vedevo un film così doloroso e dolente dai tempi di Manchester by the sea. Il ruolo di Martha ha fruttato a Vanessa Kirby la Coppa Volpi destinata alla migliore attrice alla Mostra di Venezia. La straziante maternità riempie il lungo piano sequenza iniziale che sfiora i 24 minuti e segna la storia unendo tecnica cinematografica e dramma, in maniera realistica.
I pezzi di donna sono quelli che restano sparpagliati dopo il trauma, un’identità faticosamente da ricostruire dopo la manciata di minuti che ha visto la donna, la coppia (il marito Sean è Shia LeBeouf), passare dalla gioia al traumatico dramma.
Un evento che travolge tutto e tutti, lasciando macerie. Il meglio e il peggio delle persone emerge e prende il sopravvento.
Ellen Burstyn, 88 anni, giganteggia nel ruolo della madre, con un monologo finale che esalta le sue qualità di attrice cresciuta all’Actor’s Studio. Volto del cinema di qualità degli anni ’70, dall’esordio ne L’ultimo spettacolo di Bogdanovic a L’Esorcista e Alice non abita più qui (Scorsese), passando per Il Re dei Giardini di Marvin, di Bob Rafelson.
In effetti, se il piano sequenza rimanda ai drammi di John Cassavetes, l’atmosfera ricorda i personaggi operai dei film di Rafelson: Sean lavora al porto, si costruisce il ponte crollato di Tacoma Narrows, stato di Washington.
Se il celebre piano sequenza con cui Altman apriva The player (I protagonisti) era dinamico e in movimento, l’inizio di Pieces of a woman si svolge in casa e si consegna alla storia del cinema del nuovo secolo con la dinamica delle emozioni e dei sentimenti in maniera coinvolgente e angosciante. Un parto casalingo, cocciutamente voluto in casa contro il parere materno e non solo, l’assenza dell’ostetrica di fiducia, le cose che si complicano imprevedibilmente e improvvisamente. La gioia per la nascita, la disperazione per una vita durata pochi minuti, il crollo di una donna e del suo mondo familiare.
Un evento che disintegra, un lungo percorso che passa per l’aula di un tribunale. Una donna che vive il suo dramma interiore senza il reale conforto di chi le sta vicino: dalla mamma al marito. E il volto di Vanessa Kirby, bravissima nella lunga scena del parto, dà espressione ad un tormento vissuto senza mettersi a nudo con gli altri. Un viaggio interiore nella consapevolezza dolente, lento, incerto, ma che la conduce a ritrovarsi, a raccogliere i suoi pezzi sparsi per ricostruirsi un futuro. Con le sue sole forze, con una presa di coscienza che la restituirà alla vita.
Pieces of a woman ha origini teatrali, ma il film diretto da Kornél Mundruczo ne esalta la drammaticità con uno stile asciutto e cinematografico che pareva dimenticato. La sceneggiatura è di Kata Wéber, che è stata moglie del regista e che con lui visse una esperienza simile.

Pieces of a woman, la scheda

PIECES OF A WOMAN – Stati Uniti/Canada 2020 Durata 128 minuti.
Regia: Kornel Mundruczò
Interpreti: Vanessa Kirby, Shia LeBeouf, Molly Parker, Sarah Snook, Ellen Burstyn, Iliza Shlesinger, Benny Safdie,

Leandro De Sanctis

Torna in alto