ROMA Cinema soppressi & speculazioni

La battaglia, ovviamente persa, per evitare la chiusura del Metropolitan, offre lo spunto per una rivisitazione del tema.

Il “tragico” elenco dei cinema perduti

Il tragico elenco dei cinema scomparsi in centro a Roma, almeno da quando ricordo: Majestic, Quirinetta in via del Corso, il Galleria di Piazza Colonna, l’Etoile di piazza in Lucina, il Rialto e il Quirinale di via Nazionale, Smeraldo e Cola di Rienzo, oltre a Labirinto, in Prati, Balduina e Belsito appena sopra Prati. Poi è toccato al Metropolitan (per ora, tocchiamo ferro, si è salvato miracolosamente il Nuovo Olimpia, unica sala a programmare regolarmente pellicole in lingua originale, sottotitolate) , per non parlare di altre multisale che sono sempre a rischio (vedi vicenda Adriano).
Tappa dopo tappa, il cinema e la sua cultura sviliti e calpestati. Non si tratta di alzare barricate contro il doppiaggio, che consente l’accesso al cinema della stragrande fascia di cittadinanza, anzi popolazione, che per pigrizia, livello, filosofia, volontà, non hanno possibilità e voglia di adattarsi al sottotitolo.

Una città come Roma, sempre piena di turisti, come può rassegnarsi a vedere cancellate le uniche possibilità di apprezzare i film in lingua originale, ad ammirare gli attori per come sono (magari scoprendo che valgono meno di quanto si pensa…), sentire i suoni delle voci, delle lingue, vicine e lontane. Come si fa a spendere milioni di euro per il Festival del Cinema e poi lasciarlo evento isolato, evento da tappetino rosso buono per il gossip e per le foto su giornali che dimostrano di non amare il cinema. Ad esempio pubblicando recensioni di gente che
crede di essere un giornalista di cinema o un critico cinematografico scrivendo solo la trama del film, in disprezzo di chi il cinema lo fa e di chi lo vorrebbe godere senza farselo rovinare da un titolo di giornale o da un mediocre pezzo del saputello (o saputella) di turno.

Fino a poco tempo fa, andare a passeggio in via del Corso offriva la possibilità dei cinema Metropolitan e Nuovo Olimpia (che alla fine è rimasto in vita: doveva morire per primo, è ancora il fortino di chi resiste al doppiaggio e ama ascoltare i film stranieri così come sono stati concepiti). Si potevano acquistare libri, cd e video, oltre alle riviste straniere da Messaggerie Musicali poi Mondadori e da Feltrinelli. Ora non c’è più nulla. Solo La Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi è stata risparmiata dalla volgarizzazione.
Se Roma vuole essere una metropoli anche della cultura, se vuole offrire un’alternativa anche alle minoranze affamate di alternative alla televisione spazzatura, bisognerebbe fare qualcosa, anche a livello istituzionale, per cambiare direzione dopo la morte di questi gloriosi cinema, il Metropolitan in particolare, che aveva una funzione di inestimabile valore e dava l’immagine a respiro internazionale di Roma.
Non illudiamoci della percentuale di spazio dedicata ad attività culturali: in un ex cinema adiacente a via del Corso (avete capito quale) che cultura si fa ora? Basta riservare 20 metri quadrati ai prodotti tipici regionali e poi via, nel resto si fa quel che si vuole. Ma non credo sia uno dei pensieri che vanno epr la maggiore. Anzi, altri cinema gloriosi, sia pure non in zone centrali, sono morti o stanno scomparendo.
Mancano sale che proteggano e diano visibilità alle opere meno commerciali, ai film italiani. Sale dove si vada per vedere i film all’orario indicato. A mangiare pop corn, sgranocchiare caramelle, chiacchierare: si vada altrove, magari sul divano di casa propria.

Ho sentito un consumatore tradito dire al commesso di Mondadori, negli ultimi giorni prima della chiusura: “Se c’era ancora Veltroni sindaco, non sarebbe successo. Con Alemanno sindaco la cultura muore, non gliene frega niente a nessuno”.
Non so se Veltroni sindaco avrebbe cambiato qualcosa. Temo di no. Ma il fatto che queste operazioni, con il cambio di destinazione d’uso che in teoria doveva essere irrealizzabile, regola fatta proprio per evitare speculazioni del genere, siano avvenute durante gli anni di Alemanno, è un dato incontestabile.

Leandro De Sanctis

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