CALCIO Juve, serataccia di Gala(tasaray)

Il neoentrato Gökhan Zan ha atterrato Quagliarella in area. L’arbitro Kassai non ha concesso il rigore

Io galataserò, tu Galatasaray… Voce del verbo complicarsi la vita in Champions League. Non che già non fosse diventata difficile dopo il tiro al bersaglio (mancato) al Parken Stadium di Copenaghen, dove hanno fatto più bella figura i pallavolisti della Nazionale guidata in panchina da Berruto (cuore Toro, beh, si sa che nessuno è perfetto…). Ma il risultato e soprattutto il modo in cui è maturato il 2-2 con il Galatasaray Istanbul devono far aprire gli occhi, all’interno e all’esterno della squadra.
Dove è finita la Juventus? I due scudetti vinti nelle ultime stagioni sono stati frutto di un gioco nuovo e divertente. Rari palloni persi, gioco in velocità, niente palloni crossati a casaccio, lanci nel vuoto. Pressing alto, tanta corsa, feroce applicazione da parte di tutti, al di là dei limiti personali.
Dove è finito quel gioco? E’ vero anche che ormai gli avversari hanno imparato a prendere contromisure e che Conte dovrebbe apportare qualche variante, creare alternative come è stato fatto ad esempio per gli schemi delle punizioni. Ma l’osservazione vale fino a un certo punto, considerato che la Juventus non sta giocando come faceva nelle ultime due stagioni. 
E se la Juve non gioca in maniera aggressiva e agonisticamente cattiva, diventa una squadra nornale, l’ho già detto e scritto in tempi non sospetti. 
Purtroppo riguardo Mancini sono stato facile profeta (vedi post precedente, link accluso in coda). Devo dire che ieri sera nel dopo partita mi sono ricordato il perchè non sentivo la sua mancanza. Ieri alla sua prima panchina con il Galatasaray ha subito confermato le sue caratteristiche: l’indiscussa abilità tecnica, l’altrettanto indiscutibile antipatia direi fisiologica quanto i suoi sorrisetti fuori luogo. Pazienza in campo, ma dopo aver rivisto in Tv il fallo da rigore (per tutti gli osservatori ma non per Mancini) stupido ma netto, su Quagliarella, avrebbe almeno potuto arginare la sua irritante presupponenza. Non l’ho visto sorridere allo stesso modo quando l’arbitro ungherese Kassai si è reso protagonista di altre kassate, kassando un evidente rigore sempre su Quagliarella nel primo tempo, kassando una netta punizione dal limite (fascia sinistra) per fallo su Asamoah.

Detto questo, è stata davvero una serata amarissima per chiunque segua con passione i bianconeri. Già da qualche partita sono evidenti le difficoltà di una squadra che sta smarrendo la sua identità, fatica a segnare ma in aggiunta ha iniziato ad incassare gol. E spesso sono gol evitabili, frutto di errori banali, quasi volontari verrebbe da dire ironizzando. Sui campetti di provincia c’erano allenatori dilettanti che vietavano i passaggi indietro, arrivando a multare chi li faceva. Perchè spesso sono l’anticamera di un gol regalato, come è successo ieri a Bonucci.
Fosse la prima volta, amen. Ma è chiaro che l’errore individuale per leggerezza o presunzione è diventato una costante dei problemi juventini.

Ecco, la presunzione, nemica principe degli sportivi. Perchè si cerca sempre la giocata magari bella ma fine a se stessa? Troppi giocatori si rimirano allo specchio, mentre gli avversari gli soffiano il pallone e ripartono. Avete fatto caso a Pogba: corre fin quando deve impossessarsi della palla, poi una volta presa, si ferma, rallenta, cincischia. E la riperde. Da mesi non azzecca più un tiro, perchè? A volte perchè lo ritarda troppo. Il solerte procuratore Raiola che ad ogni passaggio azzeccato bussa a quattrini, almeno defalchi ogni tiro mosciarella o pallone sciupato.
Pogba è potenzialmente un campione e vederlo giocare è stato spesso uno spettacolo. Mi piacerebbe tornare ad ammirarlo, vederlo sfrondare il suo gioco dei narcisismi che lo frenano.
Asamoah è stato arma vincente, uomo in più straripante. Ma da quanto non riesce più ad esserlo? Il gol con l’Inter, a San Siro, è nato da un suo spunto irresistibile. Ma purtroppo c’è stato solo quello.
Sulle fasce non si spinge più, arrivano spesso cross corti, bassi, alti, troppo lunghi.
E pure le verticalizzazioni, marchio doc della casa Juventus, ora s’infrangono quasi sempre sulla muraglia delle gambe avversarie che affollano l’area. I tiri vengono spesso ritardati, così che poi al massimo nasce un corner da rimpallo.

La stanchezza degli azzurri della difesa reduci dalla Conf Cup potrebbe avere il suo ruolo e il suo peso nelle difficoltà fisiche e mentali della squadra. Lo stesso Buffon non è stato esente da pecche (anche ieri sera; dopo lo svarione di Bonucci, se fosse rimasto dentro l’area sarebbe forse stato più utile: insomma, poteva far meglio) ma non mi metto certo a discuterlo.

Il guaio è che all’attacco manca una prima punta di peso, che tra l’altro esalterebbe maggiormente anche le qualità dello splendido combattente Tevez. Come alla difesa mancano alternative affidabili. I giocatori dicono ogni volta che non si può regalare un tempo agli avversari, ma continuano a farlo. Basta disattenzioni, leggerezze, presunzioni, ma poi continuano i passaggi indietro, i dribbling avventati che mandano in gol gli altri, addirittura ieri ho rivisto i passaggi in orizzontale.

Mi chiedo con curiosità come Conte faccia lezioni di tattica alla squadra, come vengano analizzate le azioni per evitare in futuro gli errori. Vengono mostrate ad ognuno le cose da non fare, le azioni da non ripetere? Vengono fatte vedere le azioni con cui le squadre più blasonate d’Europa aggirano le squadre catenacciare che si difendono in 10 dentro l’area? Imparare dai migliori non è peccato, è dovere.

Vedendo giocare la squadra penso che anche Conte debba ritrovare maggior aggressività agonistica. Non è possibile vedere una Juve che trotterella e corricchia, che arriva al limite dell’area e ripassa palla 20 metri indietro invece di tirare. E’ la prima regola del calcio: fa gol chi tira in porta.

vedi link post precedente
Mamma li turchi, occhio ai tiri Mancini

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Leandro De Sanctis

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