Io capitano | Recensione film

Io capitano | Recensione film

Dalla fiaba alla drammatica realtà. Dalla rivisitazione del classico Pinocchio alla cruda drammatica e necessaria fotografia nell’orrore contemporaneo delle migrazioni di Io capitano, Matteo Garrone firma un film necessario, crudo e violento nell’essenza dell’animo umano.
Un viaggio della speranza in fuga non dalla guerra in questo caso, ma dalla povertà e dall’assenza di prospettive, sognando quella vita diversa che il modello Europa propone, anche nell’immaginario di ragazzi senegalesi attraverso il calcio, che con discrezione Garrone filma come anello di congiunzione e aggregazione. Siano le immagini di una partita su un piccolo televisore o le maglie scalcinate di tante squadre di calcio che vediamo indossate da molti protagonisti (Barcellona, Portogallo, Tottenham, Juventus verde, Roma): perché il calcio, come la musica, arriva ovunque nel mondo diventando obiettivo, traguardo, segnale di una vita da vivere insieme e come gli altri.
Obbligata ma provvidenziale la scelta di lasciare il film in lingua originale wolof (oltre che in francese) evitando di farlo rovinare da un doppiaggio che non avrebbe avuto senso, come per tutti i film ma soprattutto per un’opera come questa.
I ragazzi partono dal Senegal per arrivare in Italia, attraverso il deserto e l’inferno della Libia, lasciandosi alle spalle affetti, famiglia e le magre certezze delle consuetudini, inseguendo un sogno che nemmeno sanno quanto sia difficile e pericoloso da raggiungere.
Il film pur mostrando paesaggi bellissimi (meravigliosamente fotografati da Paolo Camera), non perde mai il focus sui protagonisti, sugli esseri umani, che sono l’unico e fondamentale centro della vicenda e di ciò che Garrone ha voluto raccontare, senza concessioni al melodramma ma conservando uno sguardo lucido ed empatico che diventa naturalmente drammatico.
Io capitano mostra senza giudicare, se non con la realtà di quanto vediamo, le due facce dell’animo umano. Da una parte la crudeltà, la disumanità e la violenza, efferata e disgustosa, di chi sempre e solo per soldi, tortura e uccide senza la minima considerazione né scrupoli. Estendendo con un pizzico di fantasia il discorso, assassini e torturatori che applicano la ricerca di guadagno e arricchimento con metodi tribali e primitivi nella loro crudezza, diversi nella forma ma in fondo meno nella sostanza, del sistema dei Mercati e della Borsa, che depredano e impoveriscono senza sporcarsi le mani, facendo lievitare inesorabilmente e senza scrupoli, le diseguaglianze sociali. Con maggior ipocrisia e la complicità di un mondo sbagliato e davvero alla rovescia, ma dominato dagli aguzzini in giacca e cravatta che dettano le regole.
Poi c’è invece l’altro volto del genere umano. Nella sofferenza ci si stringe nella solidarietà, si fa l’impossibile per salvarsi gli uni con gli altri e raggiungere l’obiettivo senza perdere vite diventa un modo per affermare la diversità e resistere alla violenza e alla sopraffazione. Perché mentre i migranti sono trattati come numeri, schiavi da spremere o vendere, per il sedicenne Seydou (ingenuo e sognatore costretto a crescere dagli eventi, ma senza perdere il suo candore, conservando i legami affettivi) che si trova all’improvviso responsabile e unica residua speranza per uomini, donne e bambini che con lui s’imbarcano verso la Sicilia, verso il sogno italiano, portare tutti in salvo diventa obiettivo primario, unico e fondamentale.
Garrone firma un film bellissimo, lasciando che sia la forza della storia e la bravura degli attori scelti, a cominciare dai fantastici Seydou Sarr e Moustapha Fall, “a fare” il film. Un film che induce all’empatia, a chiedersi cosa c’è di diverso tra l’Europa presunta civilizzata e gli africani che vorrebbero raggiungerla per vivere con dignità. Confesso il momento di commozione che ha suscitato la scena in cui i due ragazzi, che si sentono proiettati verso l’Italia, pronunciano qualche parola in italiano.
Inevitabile pensare che chi dovrebbe vedere il film, razzisti e disumani di vario genere, non lo vedrà mai. Ma penso che gli spettatori del film di Garrone, ora ascolteranno e vedranno in maniera diversa anche le cronache, spesso faziose, dei telegiornali e dei politici.

Io capitano

IO CAPITANO – 2023 Italia, Belgio., Durata 121′. In lingua originale Wolof (con sottotitoli).
Regia: Matteo Garrone.
Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini, Andrea Tagliaferri. Alla base le storie di migrazioni dall’Africa di Kouassi Pli Adama Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e Siaka Doumbia. Una curiosità: il Massimo Ceccherini che appare tra gli sceneggiatori, è proprio lui, il Ceccherini attore, anche in tanti film suoi e di Pieraccioni.
Fotografia: Paolo Camera. Musiche: Andrea Farri.
Interpreti: Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo, Hichem Yakoubi,

Io Capitano: la tracklist della colonna sonora

La colonna sonora è di Andrea Farri. Contiene anche quattro brani cantati dai due attori protagonisti: Seydou Sarr e Moustapha Fall.

  • IO CAPITANO feat. Seydou Sarr
  • BABY feat. Seydou Sarr e Moustapha Fall
  • SAMBA TOURE – ALBALATOUKI feat. Seydou SarrMoustapha Fall Badara Seck
  • LE MARABOUTBAY BOYO feat. Seydou Sarr,
  • DANS LE DÉSERT DES ÂMESTINARIWEN – IMIDIWARENÀ LA POURSUITE DE LA LUNEGEOFFREY ORYEMA – EXILELE GRAND VOYAGETAMIKREST – TIMTARLA MER N’A PAS D’ARBRESSENEGAL feat. Seydou Sarr Moustapha Fall
  • IO CAPITANO (Piano Solo)

Leandro De Sanctis

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