Superlega svanita (per ora). Ma serva da lezione

Superlega svanita (per ora). Ma serva da lezione. La Superlega della casta del calcio è durata lo spazio di un paio di notti, perfino l’Isola delle Rose durò di più, parlando di un’altra utopia che nacque al largo della Romagna, sotto ben altre stelle. L’Armata Brancaleone reclutata dalla JP Morgan si è dissolta appena lasciato il porto, quando la tempesta mediatica si è scatenata impedendo lo sbarco della sporca dozzina sull’Isola che non c’è. Un luogo modello resort, dove si sarebbe giocato sempre con gli stessi giocatori, dopo i big match sarebbero stati la norma teorica, perché ben presto ci si sarebbe accorti, almeno in Italia, almeno Juventus, Inter e Milan, che il gap con inglesi e spagnole avrebbe spento i sorrisi di chi soffriva le sconfitte e gioia per le vittorie. Ottenute sul campo, con i gol.
Stupefacente come il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, si sia tuffato senza salvagente in quello che si è rivelato ben presto un oceano…marrone. Possibile che i club della sporca dozzina abbiano ignorato o sottovalutato la reazione di Uefa e Fifa, del mondo degli esclusi, della stragrande maggioranza di tifosi, dei governi europei, di molti giocatori e allenatori liberi di esprimere coraggiosamente i propri pensieri?
L’immagine che sintetizza la rabbia delle tifoserie viene da Londra, ritrae la protesta dei supporters del Chelsea. Ma davvero la Juventus e le altre undici società pensavano di poter rubare il pallone a tutti?
Detto questo, e non trascurando il pericolo di un riproporsi di un golpe in futuro, Uefa e Fifa farebbero bene a far tesoro della lezione. Ora hanno fatto passare un’immagine di paladini dello sport e del tifo, dei veri valori del calcio.
Ma in realtà alcune delle tematiche che ha sollevato Andrea Agnelli non sono campate per aria. Uefa e Fifa gestiscono non sempre in maniera totalmente trasparente, patrimoni guadagnati con l’attività dei club e delle federazioni. In teoria dovrebbero trattenere solo una minima parte di denaro, il sufficiente per gestire con prestigio ma senza eccessi l’immagine e la vita di ciò che rappresentano.
Non si può certo dire che assegnare i Mondiali al Qatar, ad esempio, sia stata una mossa funzionale allo sviluppo del calcio in Qatar. Nessun rispetto per i giocatori che dovranno scendere in campo con temperature proibitive (era accaduto anche a Usa ’94) o per i morti nei cantieri che stanno costruendo cattedrali che resteranno poi inutilizzate.
Ho sempre contestato l’approdo in Borsa delle società di calcio. E nel tempo lo sport più bello del mondo per noi italiani è diventato sempre più prima anche un’industria, poi soltanto un’industria, un business. Con annessi giochini, plusvalenze, ingaggi folli, commissioni immorali per gli agenti.
Non va lontano dalla verità chi pensa che la Superlega fosse vista come una scorciatoia per ripianare i debiti. Ricchi ma indebitati fino al collo. Del resto non è sempre successo così nella vota vera: le banche danno soldi ai ricchi, ai poveri non si fa credito. L’acqua scorre sempre verso il mare.
Si può sperare che una volta scampato il pericolo della secessione, Uefa e Fifa agiscano in sintonia con quanto dichiarato in queste ore? Fissino regole per procuratori e fair play finanziario (un flop finora), per plus valenze e bilanci disinvolti?

Jp Morgan, Superlega, diseguaglianza sociale

Aspetti e domande secondarie: la vicenda ne stimola molte. Parliamo della reazione della frangia più becera e ignorante delle tifoserie. Gente che nella vita di tutti i giorni maledice le banche e i magnati della Finanza scende nell’arena del web per difendere un progetto che esalta (avrebbe esaltato) tutto ciò che nella vita quotidiana si cerca di combattere. Perdendo sempre, questo è vero. Ma dico: si può tifare per chi ci tiene sotto scacco? Si può urlare contro la diseguaglianza sociale, contro un mondo in cui la ricchezza è in mano a pochi che affamano sempre più il resto del mondo, e poi schierarsi a favore della Superlega? Quello che ho letto su certi siti mi ha indotto a tenermene alla larga, un abisso intellettuale separa chi prova a ragionare e chi sproloquia a suon di strafalcioni insultando l’intelletto, oltre che la lingua italiana. Ma chissenefrega di fare numeri più elevati con certi pseudo lettori, che magari si fermano al titolo.
Altra parola che piace tanto alla sporca dozzina: noi siamo il futuro. Beh, intanto ormai sappiamo che nel nome del futuro (ma il futuro di chi? a chi lo si ruba?) il mondo ha preso tante cantonate, è spesso peggiorato. Il futuro non deve essere un evento ineluttabile: quando non ci piace abbiamo il dovere di batterci per cambiarlo e indirizzarlo. Come hanno fatto i tifosi del Chelsea ieri sera. Ad esempio. Il futuro non devono essere solo i ricchi a costruirlo, secondo le loro necessità e i loro capricci.
Ma Agnelli, Perez e gli altri, devono aver pensato che fosse più facile farsi comprare da JP Morgan che fermare la folle corsa dei super ingaggi concessi spesso a dei brocchi e ai loro avidi procuratori. Facendo digerire la farsa dei diritti tv e dello spezzatino di partite spalmato quasi quotidianamente i club ricchi (anche di debiti?) pensavano di farla franca anche con la Superlega. Ma è sempre una goccia che fa traboccare il vaso.

Chi avrebbe arbitrato le partite di Superlega?

Tra le letture di questi giorni non ho trovato un argomento che mi è venuto in mente. Ma se la Superlega fosse nata, uscendo di conseguenza da Fifa e Uefa che gestiscono gli arbitri, chi avrebbe diretto le partite del campionato dei riccastri? Avrebbero richiamato in servizio i fischietti pensionati ed esclusi da cariche e tesseramenti? Avrebbero offerto soldi anche a un gruppo di arbitri delusi inducendoli a saltare il fosso?

La prima pagina di Tuttosport
La prima pagina di Tuttosport

L’intervista di Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport

https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/2021/04/21-80985759/agnelli_intervista_esclusiva_costretti_a_cambiare

Leandro De Sanctis

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