ATLETICA Sandro Donati al blog di Grillo: «Il doping killer dello sport»

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Il doping è un fenomeno da villaggio globale che riguarda molti
Paesi. Un’indagine della Procura della Repubblica di Bolzano che ha
consentito di tracciare nelle mani di un medico un database gigantesco
contenente le analisi fatte dalla Federazione internazionale di atletica
sul sangue degli atleti dal 2000 fino al 2012 dimostra in maniera
chiara che non soltanto gli atleti russi, ma atleti di molti altri paesi
erano presenti in modo massiccio con anomalie serie, sulle quali la
Federazione internazionale per molti anni non ha agito. Ce ne ha parlato
Sandro Donati, ex allenatore di atletica leggera italiano e consulente dell’Agenzia mondiale antidoping WADA.

 

“Un saluto a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, l’agenzia
mondiale antidoping sta agendo. Ci sono molti Paesi con gravi anomalie.
Europei ed extraeuropei. La prima conclusione dell’agenzia mondiale
antidoping sulla grave compromissione della Russia ha portato di
rimbalzo a evidenziare la corruzione della Federazione internazionale,
con la compromissione del Presidente della Federazione internazionale,
di parte della sua famiglia, di un Avvocato senegalese che completava il
team e con la compromissione addirittura del responsabile antidoping
della Federazione internazionale di atletica. L’agenzia mondiale
antidoping non aveva nelle sue mani questo database perché questo
database era costudito gelosamente dalla stessa Federazione
internazionale, solo per caso la Procura della Repubblica di Bolzano ha
iniziato un’indagine nei confronti di alcuni medici, tra i quali un
medico italiano che collaborava e con la Federazione internazionale di
atletica e nelle mani di questo medico ha trovato e ha sequestrato
questo database che è una sorta di mappa gigantesca che può fare da
guida per cercare di ricostruire e risanare l’ambiente.
Il sistema dei controlli si è inceppato da subito perché purtroppo sono
stati affidati alle stesse istituzioni sportive che gestiscono le
performance. Ciò è un controsenso, soprattutto nel momento in cui le
performance sportive sono diventate oggetto di sponsorizzazioni, diritti
televisivi, di interessi anche politici da parte dei dirigenti sportivi
a intraprendere delle vere carriere proprio nel mondo dello sport.
Allora la situazione è diventata tale per cui diventava pericoloso
affidare a questi soggetti il controllo antidoping. E’ chiaro che non
avevano nessuna terzietà e tutto l’interesse invece a minimizzare il
fenomeno o a nasconderlo.

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I test ematici consentono di verificare preventivamente delle
anomalie e se vengono fatti ripetutamente, il soggetto che si vede
accesa questa luce su di lui, tende a diminuire gli usi o a interrompere
gli usi dei farmaci dopanti. Un uso attento di questi interventi e
potrebbe essere fatto solamente se i governi aiutano la Wada a creare
all’interno di ogni paese delle agenzie autonome. I governi finora sono
stati complici delle loro istituzioni sportive di vertice. Li hanno
protette in un malinteso senso del nazionalismo e quindi si è a questa
situazione. Se non c’è la volontà di questi due soggetti, ma ripeto
quella decisiva è quella politica perché il mondo dello sport pressato
di fronte agli scandali non potrà fare altro che assumere atteggiamenti
diversi.
Il Cio (comitato olimpico internazionale) è intervenuto solo dopo che è
morto in diretta televisiva sulla salita del Mont Ventoux Tommy Simpson,
campione del mondo di ciclismo, pieno di anfetamine. E a quel punto
dietro lo scandalo televisivo non hanno potuto fare altro che
intervenire e di lì a alcuni mesi hanno allestito i primi controlli
antidoping. Ma solo sugli stimolanti, ma ormai da anni si utilizzavano
molte altre sostanze dopanti come per esempio gli anabolizzanti e il Cio
ha atteso altri 20 anni buoni e soltanto alla metà degli anni 70 sono
cominciati i primi controlli antidoping sulle sostanze anabolizzanti, si
può dire che l’intervento antidoping storicamente è stato sempre un
intervento in ritardo, a fenomeno ormai diffuso, il nodo in del problema
è: il doping è una cosa stupida, funziona e dà vantaggi al singolo, ai
danni degli altri ma non conviene assolutamente alle istituzioni
gestirlo, realmente l’agenzia mondiale antidoping non è stata riempita
di poteri perché è nata nel 1999 per volontà di molti governi, compresa
l’Unione Europea che ne rappresentava diversi e per volontà del comitato
Olimpico internazionale ed è chiaro che la presenza politica dei
governi doveva assicurare una posizione al di sopra e al di fuori di
quella prettamente sportiva e quindi l’agenzia mondiale doveva da una
parte avere le competenze sportive, dall’altra il potere politico di
poter agire. Nella realtà non si è mai passati a una fase successiva di
perfezionamento, per esempio dando all’agenzia mondiale antidoping una
veste pubblica, una veste di istituzione pubblica, non lo è, è
un’istituzione privata e come tale ha dei forti limiti operativi, per
esempio se l’agenzia mondiale antidoping decide di andare a fare dei
controlli antidoping in Cina, deve passare attraverso la trafila della
richiesta dei visti, per cui quei controlli antidoping non saranno mai a
sorpresa, tutta la Cina sarà allertata con dei sufficienti giorni di
anticipo. Ma i limiti operativi dell’agenzia mondiale antidoping sono
anche nei confronti delle federazioni internazionali. Passate parola!
 

Leandro De Sanctis

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