Milva addio, artista colta oltre i confini del tempo

Milva addio, artista colta oltre i confini del tempo. Un artista dei molti volti, diventata popolare come tutte le cantanti della sua epoca soprattutto per le sue incisive apparizioni al Festival di Sanremo, che a cavallo tra i ’60 e i ’70 era la maggiore e quasi unica vetrina della musica, della canzone italiana. Erano gli anni in cui cantavano la Pantera di Goro, l’Aquila di Ligonchio, la Tigre di Cremona, l’Usignolo di Cavriago: nell’ordine Milva, Iva Zanicchi, Mina, Orietta Berti. Era un’Italia in bianco e nero, era un’altra Italia, sicuramente più ingenua e più teledipendente e consumatrice di 45 giri, perché gli album, gli LP sarebbero arrivati di lì a pochissimo a conquistare il mercato, dando una notevole ridimensionata ai singoli che per lo più erano delle cover di brani inglesi e americani, anche se noi non lo sapevamo,
Da bambino ero un fan di Celentano e di tutto ciò che ruotava attorno a Clan. E di Don Backy che sarebbe presto entrato in contenzioso con il Clan. Proprio a due meravigliose canzoni di Don Backy interpretate al Festival di Sanremo da Milva sono legati ricordi fanciulleschi: Canzone e Un sorriso. Aveva solo 28 anni e mezzo Milva quando cantava Canzone, quel ritornello su cui giocavamo guardando la sua larga bocca che teatralmente lo intonava “Io suogno e nel suogno vedo che non parlerò d’amore non ne parlerò mai più”.
Con La filanda azzeccò il suo singolo più venduto e consolidò la sua popolarità: era una cover da Amanda Rodrigues e vinse la Gondola d’oro a Venezia. Nello stesso album anche Albergo a ore, cover da Edith Piaf tradotta in Italia da Herbert Pagani. Come ogni grande artista, amava spaziare, esplorare i terreni dell’arte: colonne sonore, il tango, Brecht. Non a caso è stata amatissima artisticamente da musicisti come Ennio Morricone, Enzo Jannacci, Franco Battiato, che le hanno cucito addosso le loro musiche.
Tornando alle sue interpretazioni, in effetti il teatro era il suo palcoscenico naturale, una cantante che sapeva stare sul palcoscenico, sia nel teatro colto, legando il suo nome a Strehler e alle canzoni di Brecht, che nel teatro leggero che la portò anche in tv con la riduzione televisiva della commedia di Garinei e Giovannini, Un trapezio per Lisistrata. Si chiamava Mai di sabato, signora Lisistrata ed era interpretata anche da Gino Bramieri, Paolo Panelli, Bice Valori, Aldo Giuffrè, Gabriella Farinon e i Ricchi e Poveri.
Il secondo tempo che ho amato della sua carriera è inevitabilmente legato alla sua collaborazione con Franco Battiato (e Giusto Pio). Soprattutto i primi due splendidi album, Milva e dintorni e Svegliando l’amante che dorme. L’ultima collaborazione coincise con l’ultimo album dell’artista: Non conosco nessun Patrizio (con i testi del filosofo Manlio Sgalambro).
Il mio terzo tempo con Milva ho avuto l’opportunità di viverlo direttamente, acquistando il suo album Milva canta Merini e poi assistendo all’Auditorium Parco della Musica allo spettacolo dedicato ad Alda Merini, con Giovanni Nuti cerimoniere musicale ad accompagnarla. Una classe inesauribile che si faceva beffe dell’età, una serata emotivamente coinvolgente. La copertina di Uomini addosso che ho scelto per questo post, testimonia lo spirito che l’ha animata a livello musicale e di immagine, che una volta scavallata la prima metà della sua vita.
La sua discografia in cifre: 63 album in studio, 14 dal vivo, 99 raccolte internazionali.

Fausto Narducci e Alexander Platz scritta per Cohen

Ha scritto Fausto Narducci: “La terribile notizia della scomparsa di Milva, talento anche della musica d’autore che solo Battiato ha saputo valorizzare in questo ambito, mi fa ricordare una delle più incredibili vicende legate a una canzone di successo. Non tutti sanno che la melodia della meravigliosa Alexander Platz, memorabile anche per il testo su Berlino, era stata creata da Battiato insieme ad Alfredo Cohen molti anni prima, nel ‘78, per il brano Valerie, una delle prime canzoni della cultura gay. L’aveva incisa Alfredo Cohen, che aveva acquisito una certa fama con il bel disco ‘Come barchette dentro un tram’, e parlava di una giovane transessuale bolognese, Valerie Taccarelli, con cui aveva fatto uno spettacolo a Napoli e con cui conviveva. Cosa abbastanza rara, quattro anni dopo Battiato cambiò il testo completamente (lasciando Cohen fra gli autori) e l’affidò a Milva trasformandola in un successo mondiale. Nessuno si ricorda più di Cohen che è stato anche attore nel Marchese del Grillo ed è scomparso nel 2014.

La notizia dell’ANSA

E’ morta ieri a Milano Milva: lo ha confermato all’ANSA la figlia, Martina Corgnati, spiegando che la madre era malata da tempo. La grande cantante e attrice, Ilvia Maria Biolcati, aveva 81 anni e viveva a Milano con la segretaria Edith e la figlia Martina, critica d’arte. Sarà allestita nel foyer del Piccolo Teatro Strehler, martedì 27 aprile, dalle 9.30 alle 13.30, la camera ardente per Milva. I funerali seguiranno in forma strettamente privata.
Lo comunica il Piccolo. “Oggi – dice il direttore Claudio Longhi – ci ha lasciato Milva, uno strappo doloroso per il Piccolo Teatro di Milano e per la sua memoria. La sua voce indimenticabile, inconfondibile, luminosa e incisiva come il soprannome che indossava con eleganza, ha tracciato un capitolo importante della storia della musica e del teatro italiano, colorandolo del rosso della sua chioma e della sua incandescente personalità”.
Soprannominata “La Rossa” per il colore della sua chioma – Enzo Jannacci le scrisse anche una canzone con questo titolo – Milva ha calcato i palcoscenici di tutto il mondo realizzando più di sessanta album. Nata a Goro, in Emilia Romagna, il 17 luglio 1939, nel corso della sua carriera ha partecipato 15 volte al Festival di Sanremo, un record di presenze che detiene insieme a Peppino Di Capri, Toto Cutugno e Al Bano. Nel 2010, dopo aver pubblicato il terzo album scritto e prodotto per lei da Franco Battiato (dopo Milva e dintorni del 1982 e Svegliando l’amante che dorme del 1989), intitolato ‘Non conosco nessun Patrizio’ e balzato immediatamente nella top 20 dei dischi più venduti in Italia, aveva annunciato il suo addio alle scene, dopo mezzo secolo di palcoscenico.

Dal QUIRINALE
#Mattarella: “Con #Milva scompare una protagonista della musica italiana, una interprete colta, sensibile e versatile, molto apprezzata in Italia e all’estero. Esprimo sentimenti di cordoglio e vicinanza alla famiglia.”

“Canzone”, Festival di Sanremo 1968

“Alexander Platz”

“Sono nata il 21 a primavera”, Milva canta Merini

Leandro De Sanctis

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