Fontana, argento e record: 11 podi, è l’azzurra più decorata dei Giochi

Fontana, argento e record: 11 podi, è l’azzurra più decorata dei Giochi.
Il collega Fausto Narducci, che ha seguito nove Olimpiadi per la Gazzetta dello sport, scrive per noi di Pechino 2022. Ogni giorno il pagellone dell’Olimpiade Invernale. Da 10 a 1 un voto per tutte (o quasi) le discipline in programma, un modo diverso e divertente per rileggere la giornata olimpica. L’argento (Fontana) e il bronzo (staffetta maschile) hanno portato a 15 le medaglie dell’Italia che però, con soli due ori, è fuori dalla Top Ten.

DIECI: Fontana più medagliata di sempre

Arianna Fontana immensa, intramontabile (come tempo) e senza confini (come distanze) nelle sue imprese. La valtellinese e è la più decorata azzurra ai Giochi Invernali. Con l’argento nei 1500 ha conquistato la sua undicesima medaglia (2 ori, 4 argenti e 5 bronzi) superando Stefania Belmondo ed entrando, se così si può dire, ancora di più nella leggenda. Non ci sono più aggettivi per l’azzurra che ha chiuso alla grande il suo programma all’Olimpiade di Pechino. L’argento e la più grande emozione arrivano proprio alla fine della dodicesima giornata. Nei 1500 metri la coreana Mingjoy Choi comanda a piacimento ma è battaglia grossa alle sue spalle fra Arianna e la solita Suzanne Schulting affaticata dalla continua opera di ricucitura. Anche qui i millesimi (appena tre) giocano a favore dell’Italia che saluta con quattro medaglie: l’oro e l’argento della Fontana (500 e 1500), l’argento della staffetta mista e il bronzo della staffetta maschile. E’ mancato per una caduta in semifinale il podio della staffetta a squadre ma va bene così. Lo short track è per ora la disciplina più medagliata in casa azzurra.

NOVE: Dopo 20 anni podio maschile nello short track

Un applauso ai quattro componenti della staffetta maschile (Andrea Cassinelli, Yuri Confortola, Pietro Sighel e Tommaso Dotti; Luca Spechenhauser riserva) e senza un vero leader hanno conquistato la quattordicesima medaglia azzurra. Età diverse (da 22 a 29 anni) e quattro zone diverse d’Italia (Trentino, Milano, Valtellina e Torino) per il nostro quartetto che guarda già a Milano-Cortina. A 20 dall’ultima medaglia torna il podio maschile in una disciplina che è stato uno dei grandi feudi degli sport invernali azzurri ma aveva vissuto un lungo periodo di buio all’ombra dei trionfi della Fontana. Una gara thrilling vinta a sorpresa dal Canada davanti alla Corea del Sud mentre Italia e Russia approfittavano della caduta della Cina per giocarsi il bronzo. Agli ultimissimi giri l’Italia ha operato il sorpasso decisivo e per soli 9 millesimi il fotofinish ci ha dato ragione. E’ Pietro Sighel, figlio e fratello d’arte, l’ultimo eroe dell’Italia di bronzo

OTTO Per la Francia è arrivato il…Noel

Clement Noel era finora famoso per essere uno dei più alti del circuito dello sci alpino (1,91) e per essere stato un campione mondiale juniores (2018) apparentemente destinato a seguire le orme dei grandi dello sci. Invece si era perso per strada a causa di una certa incostanza e di una tecnica di discesa sempre da revisionare. Si era quindi accontentato di 9 vittorie di coppa e tre secondi posti nella Coppa di specialità: a 24 anni cercava ancora la gara della carriera. E’ arrivata proprio ieri: dopo una prima manche normale (sesto posto) ma una seconda eccezionale che gli ha dato il primo posto parziale e finale. Ben 61/100 il vantaggio sul sorprendente figlio d’arte austriaco Johannes Strolz, già vincitore della combinata e planato al primo posto col pettorale 19 nella prima manche. Il norvegese Foss-Solevaag ha vinto la sfida in famiglia con il più atteso Kristoffersen per il primo posto. Uno slalom bellissimo: prima manche con il minor margine di sempre fra i primi classificati e seconda emozionante con tanti colpi di scena. Purtroppo sempre a scapito dell’Italia a cui abbiamo dato 2 (leggi più in basso)


SETTE Le biathlete quinte e migliori al tiro

Gli esperti non si erano concessi speranze ma vedere l’Italia in testa dopo il secondo poligono della terza frazione della staffetta femminile poteva anche illudere. In realtà era solo l’effetto dello schieramento delle nostre leader, Vittozzi e Wierer, nelle prime due frazioni. E anche della sorprendente terza frazione di Samuela Comola che non aveva partecipato all’individuale per uno scontro in pista ed era all’esordio olimpico. Federica Sanfilippo non poteva fare di più in ultima frazione e l’Italia ha comunque ottenuto un buon quinto posto, battendo la più quotata Francia e ottenendo una delle migliori prestazioni di sempre. Le azzurre sono state le migliori al tiro (0 errori con 5 ricariche: eccezionali) e hanno pagato la prova di fondo pur comportandosi meglio del previsto. Vittoria della Svezia davanti a Russia, Germania e Norvegia. Le azzurre sono andate tutte benissimo e va salutata la rinascita di Lisa Vittozzi che aveva vissuto una profonda crisi nelle gare individuali.

SEI: Lollo rappresenta l’Italia unita

Non vorremmo sembrare di parte ma la scelta della romana Francesca Lollobrigida come portabandiera della cerimonia di chiusura ha un valore altamente simbolico: le discipline nordiche rappresentate da un’atleta del centro-sud allargano i confini dei Giochi Invernali. Ha giocato anche il caso: la Moioli ha dovuto sostituire l’infortunata Goggia nella cerimonia d’apertura e ha lasciato un posto libero in quella di chiusura.


CINQUE: La Brignone un po’ intempestiva


Possiamo anche essere d’accordo con lei (anzi lo siamo) ma le dichiarazioni di Federica Brignone spaccano la squadra più che unirla. Prima la polemica (poi corretta) sull’Olimpiade Milano-Cortina che “disperderà” anche lo spirito olimpico, poi l’annuncio che lei non ci sarà come atleta (a 36 anni) ma vorrebbe esserci in un altro ruolo. Sarebbe stato meglio aspettare la combinata di stanotte dove sarà sicuramente una delle favorite e potrebbe…cambiare idea.


QUATTRO: svedesi e russe infilate come birilli

Svezia e Russia, superfavorite, si sono fatte infilare in volata nella team sprint dalla Germania che non era pronosticabile. Victoria Carl, subentrata alla vigilia per l’infortunio della titolare, ha affiancato la più quotata Katharina Henning, giocandosi tutto in volata. Impressionante come ha passato all’esterno la svedese e la russa dall’alto del suo 1,78 di altezza. Le tedesche avevano già ottenuto l’argento a squadre ma qui hanno dato vita al sorpasso più spettacolare delle gare di fondo.


TRE De Fabiani non ci porta sul podio della sprint

Si sapeva che Francesco De Fabiani era l’anello debole della coppia azzurra che puntava alla medaglia nella team sprint dove Pellegrino ci aveva portato a tre podi iridati. Purtroppo il secondo azzurro della coppia, dopo le prime quattro frazioni tattiche, è completamente crollato nel tratto in salita della sua terza frazione consegnando il testimone virtuale a Federico in ottava posizione. Il podio era già sfumato e il nostro leader, demoralizzato, non ha potuto fare meglio del sesto posto scavalcando comunque la Francia. Inutile dire che la vittoria è andata alla Norvegia dello scatenato Johannes Klaebo già vincitore della sprint individuale. Sul podio anche Finlandia e Russia. Un’altra delusione per noi.

DUE: Sci alpino maschile ancora a secco


D’accordo che è stato uno slalom particolare, va bene che gli azzurri hanno venduto cara la pelle ma alla fine il risultato dello slalom è stato sconfortante come tutti quelli della spedizione maschile: ottavo Giuliano Razzoli, undicesimo Tommaso Sala, fuori (come spesso gli accade) Alex Vinatzer. Giuliano, olimpionico di Vancouver e ormai completamente ritrovato, è risalito dal 12° posto della prima: arrivare a 26 centesimi dal podio è un buon risultato ma anche una beffa perché nella seconda manche il bolognese ha ottenuto il quarto tempo di frazione e poteva giocarsela meglio nel finale. Commoventi le sue dichiarazioni alla fine: la sua ultima Olimpiade è stata bagnata da lacrime copiose. Tommaso Sala, novità a questi livelli, ha compiuto il cammino inverso. Era ottimo ottavo nella prima manche ma ha ottenuto il 19° tempo della seconda. Discorso diverso per l’eterno incompiuto Vinatzer: in alcuni tratti di entrambe le manche è stato sicuramente il migliore, ha dimostrato un talento incredibile ma ha commesso errori a ripetizione, l’ultimo dei quali gli è costato l’uscita nelle ultime porte della seconda manche quando era comunque fuorigioco. Di fatto l’Italia maschile da due Olimpiadi non prende medaglie: le ultime sono l’argento e il bronzo a Sochi 2014 da Christof Innerhofer, guarda caso uno dei pomi della discordia di questa edizione. Un settore da rifondare verso Bormio 2026, anche perché lo stesso Paris (qui deludente) non durerà in eterno.


UNO: L’hockey Usa ancora fuori dal podio

Nell’hockey ghiaccio non sono più i tempi di Miracle, uno dei film sportivi più belli di sempre, dedicato alla vittoria degli Stati Uniti a Lake Placid ’80 sull’Unione Sovietica. Gli americani, in formazione B per l’assenza dei giocatori NHL, sono stati eliminati nei quarti dalla Slovacchia che si è imposta 3-2 dopo gli shoot-out. Per gli Usa è la terza Olimpiade senza podio, l’ultimo resta quello dell’argento di Vancouver 2010 dove vinsero i padroni di casa canadesi. Fra assenze di rilevo, la Shiffrin che non va e tanti colpi a vuoto gli Stati uniti difendono a fatica anche il podio del medagliere.

Fausto Narducci

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