TV & MUSICA Festival Sanremo, una serata poco… Casta tra Messi e Fazio

Abuso di Festival per divertimento privato. Se ci fosse una vera giuria, potrebbe chiedere conto a Fabio Fazio delle sue straripanti ed egocentriche scelte “artistiche” che hanno riempito la prima serata di quello che un tempo era il Festival della canzone italiana. Mentre su altri schermi scorrevano le immagini della Champions League, con Messi e il Barcellona capaci di violare la “casa” del Manchester City.
Mi ha consolato leggere, in mattinata, che perfino Mauro Pagani, violinista e cantante dei primi anni della Premiata Forneria Marconi (la mitica PFM, sempre sulla breccia) componente di spicco della direzione artistica e della commissione musicale del Festival la pensa come me e non da ieri: “Sanremo non è più il Festival della canzone italiana ma un varietà televisivo a caccia di ascolti”.
Annualmente si parla sempre molto male delle canzoni sanremesi, che pure non sono certo il peggio delle serate festivaliere, intossicate dai format che hanno imbastardito i programmi televisivi nella quotidianeità. Fazio ha arruolato la sua solita compagnia di giro, i personaggi del suo teatrino mellifluo, ormai reso insopportabile dalla reiterazione. Che noia che fa!
Luciana Littizzetto trasformista e battutara “sboccata” come sempre: a volte suscita la risata, altre sorrisi tenui di chi anticipandola sa già dove andrà a parare. Dopo un’ora abbondante di trasmissione si sono ascoltate solo un paio di canzoni, del pur ristretto programma: sette artisti con due brani a testa che vanno ad interrompere le emozioni del… divertimento strapagato di Fazio & C. Ma non bastano le sortite del suo programmino serale?

Sorvolo sulla sceneggiata iniziale copiata dal format Baudo, ovvero i due che chissà come in un Festival blindato per paura delle verità di Grillo, sono riusciti a raggiungere una zona che molti sul web hanno giurato essere inaccessibile, fingendo di volersi gettare nel vuoto se non fosse stata letta una loro comunicazione-denuncia. Massima solidarietà ai disoccupati e disperati di tutta Italia. Zero comprensione per le patetiche farse “acchiappatitoli” dei giornali.
A Fazio non sono bastati i soldi incassati per allestire il Festival: ha voluto esagerare ritagliandosi un lungo sketch con Laetitia Casta, che lo ha visto (e sentito) cantare. Con l’impermeabile del grande Enzo Jannacci per giunta (ora da spedire in lavanderia per riprendersi dallo choc…). 
Se fosse ancora vivo Dante Alighieri, e se dovesse scrivere uno stralcio di Divina Commedia sul Festival, non so se l’aver presentato allo scadere della mezzanotte un mito come Yusuf Cat Stevens (tre brani, voce e chitarre, emozioni diverse, intrise di nostalgia) risparmierebbe a Fazio la collocazione all’inferno per aver osato cantare sul palcoscenico dei cantanti, dove ha spadroneggiato l’ancora esuberante Raffaella Carrà. A Roma griderebbero sguaiatamente: Aridatece er Festival, aridatece la musica…

Leandro De Sanctis

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